di Matteo Brogi
Una tabella balistica veritiera: la chiave del successo a caccia
La differenza tra un abbattimento pulito e un ferimento è questione di centimetri. Conoscere la reale curva balistica del proiettile impiegato è un elemento fondamentale e richiede una verifica preventiva in poligono. Solo così è possibile predisporre una tabella realistica per il binomio arma / munizione impiegato
Abbiamo montato l'ottica (qui il mio articolo) e l'abbiamo tarata, azzerandola alla distanza prescelta. Siamo pronti per uscire a caccia. Il piano di abbattimento ci assegna una femmina adulta di capriolo. Le prime uscite sono infruttuose poi, finalmente, vediamo il nostro selvatico: corrisponde per sesso e classe di età all'assegnazione. Si può contare su un buon appoggio per l'arma. Telemetriamo: si trova a 248 metri, una distanza eticamente accettabile e che sentiamo alla nostra portata. Il campo è libero, il selvatico è a cartolina e alle sue spalle è presente un terrapieno naturale che scongiura il pericolo di un rimbalzo indesiderato. L'unico elemento di incertezza è quello relativo alla caduta della palla: abbiamo tarato l'ottica a 100 metri e sappiamo che il proiettile calerà di alcuni centimetri. Il cacciatore medio, a questo punto, probabilmente si affida in maniera fideistica ai dati forniti dal produttore del munizionamento, generalmente riportati sulla scatola delle cartucce, e compensa di conseguenza. Allo sparo segue una sorpresa: il capriolo si allontana ferito. Che cosa è successo?
La teoria
Facciamo un passo indietro e ripartiamo dalla teoria. La traiettoria del proiettile è una parabola influenzata da due parametri balistici significativi, oltre alla massa: velocità e coefficiente balistico. Al loro variare, cambia la curva balistica e, con essa, il punto d'impatto. Ne ho parlato ampiamente nell'articolo Balistica: una cartuccia non vale l'altra segnalando come il cacciatore che si affida in maniera religiosa ai dati dichiarati dal produttore del munizionamento commette un doppio errore di metodo:
- difficilmente si registra una corrispondenza tra le condizioni dei test Cip con le reali caratteristiche dell'arma (in particolare la lunghezza della canna);
- le performance della canna possono differire anche all'interno di uno stesso modello e variano al variare dello stato d'usura della rigatura (e, in fase di produzione, dello strumento impiegato per realizzarla).
È inevitabile che velocità non coincidenti con quella reale producano una curva balistica differente da quella prevista dal produttore. Da qui - probabilmente - l'errore del cacciatore dell'esempio.
Recentemente ho riscontrato due casi estremi, che porto a esempio. La carabina Benelli Lupo Best Wood, con munizionamento Barnes Vor-Tx con palla Ttsx da 150 grani, ha prodotto in .308 W una V zero media di 882 m/s contro gli 884 m/s dichiarati dal produttore. Una coincidenza quasi perfetta, peraltro piuttosto rara. All'altro estremo, la Remington 700 SPS SS, con munizionamento Winchester Varmint X in .243 W, ha prodotto una discrepanza di 109 m/s tra la V zero dichiarata dal produttore e quella reale.
I due esempi trattano volutamente armi e munizionamento di ottima qualità a testimoniare che le differenze non sono dovute a scelte di ripiego.
Un sistema che produca risultati incoerenti, ma che venga trattato come se così non fosse, procura inevitabili delusioni. Lo dimostra il caso della carabina Remington con la cartuccia Winchester Varmint X; il dato velocitario espresso comporta una differenza di caduta tra il dato reale e quello dichiarato di 2,10 centimetri a 200 metri (6,58 reali vs 4,48 centimetri teorici) e di 7,15 centimetri a 300 metri (28,73 vs 21,58 - i dati sono calcolati con il programma balistico Swarovski). Con un errore di oltre 7 centimetri, a 300 metri il rischio di un ferimento è consistente. Ma anche ai 248 metri del capriolo dell'esempio, dove il punto d'impatto sarà di 4,18 centimetri più basso del previsto. Non vi è mai capitato un colpo più basso del previsto? A me sì, sinceramente. E se, al mio errore, avessi aggiunto quello indotto da una tabella balistica non realistica, sull'Anschuss avrei probabilmente trovato (forse) solo delle tracce di sangue.
Oltre alla traiettoria conta l'energia residua
E non è solo una questione di punto d'impatto... scostamenti significativi rispetto ai dati dichiarati producono effetti anche sull'energia cinetica residua del proiettile, quindi sulla balistica terminale. Una variabile che è sempre opportuno tenere in considerazione quando si ingaggi un selvatico e non un bersaglio di carta. Tornando all'esempio, già alla volata avremmo 2.088 Joule invece dei 2.588.
Emerge quindi la necessità di ottimizzare il proprio sistema-arma perché dia il meglio di sé nelle condizioni d'impiego previste dal tipo di caccia praticato. Il procedimento richiede la predisposizione di una tabella realistica per ottenere la quale è indispensabile conoscere la V zero che la specifica cartuccia è in grado di esprimere con l'arma impiegata. È pertanto indispensabile un buon cronografo, che non è difficile reperire in poligono o da un collega cacciatore / tiratore.
Una volta che la parabola reale del proiettile è nota, si tratta di sfruttarla correttamente perché il tiro sia efficace. E questo presuppone che sia conosciuta l'esatta distanza del selvatico per compensare la caduta del proiettile. Di questo parlerò in altre occasioni.
Questo articolo trae spunto dal mio seminario a Riva 2019, successivamente ripreso da un articolo pubblicato su Caccia Magazine di febbraio 2020.
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