di Matteo Brogi
Tossicità del piombo: a chi dobbiamo credere?
Il confronto sul piombo prende sempre più le forme di una battaglia ideologica. Accanto ai reali motivi di preoccupazione per le conseguenze economiche di un eventuale quanto probabile bando del piombo, circolano luoghi comuni e mistificazioni che allontano la presa di coscienza del problema. Proviamo, ancora una volta, ad affrontare il tema con razionalità
La rivista scientifica internazionale Plos one ha pubblicato uno studio (Method to assess the potential magnitude of terrestrial European avian population reductions from ingestion of lead ammunition) che fornisce nuovi dati sull'entità potenziale della riduzione della popolazione aviaria europea dovuta all'ingestione del piombo contenuto nelle munizioni. Realizzato da Arcadis Us per conto del
World forum on shooting activities (Wfsa), si è concentrato sulle metodologie utilizzate finora da Echa per calcolare la riduzione dell'avifauna europea e proporre il bando all'impiego del piombo a fini venatori. Si tratta di un significativo contributo alla conoscenza, per certi aspetti confortante. Ci dice infatti che le influenze dei nostri comportamenti sulla fauna selvatica sono meno gravi del previsto, ma non cancella i motivi di perplessità che l'impiego del piombo porta con sé.
Le conclusioni dello studio
La conclusione è che la riduzione dell'avifauna è inferiore rispetto a quanto sostenuto. «Utilizzando il modello dello studio - cito il comunicato stampa di Anpam, socio fondatore di Wfsa - gli autori stimano le perdite di popolazione per i gallinacei a circa 0,2% per avvelenamento diretto e dell'1,4% per la stima finale di decessi causati dall'ingestione di piombo (ovvero i casi nei quali il piombo non è la causa diretta di morte), con una stima media dello 0,8%. La causa diretta di morte stimata (0,2%) è una stima notevolmente inferiore (5 volte inferiore) a quella dell'1% scelta arbitrariamente dall'Echa ed utilizzata per stimare le perdite di popolazione». Arcadis Us, dopo aver evidenziato come la metodologia attualmente utilizzata non sia rigorosa e, anzi, si basa su «ipotesi incerte» producendo «risultati errati», suggerisce di sviluppare una metodologia di studio più efficace.
La notizia, in sé, è estremamente positiva. Sia agli occhi di chi lavora per l'ambiente, che vede un pericolo in meno per la conservazione della fauna, sia per chi combatte la sua battaglia in difesa del piombo. Su questo secondo aspetto devo avanzare delle riserve.
Ho sostenuto in più occasioni (qui e qui) che quello del piombo è uno dei temi con cui ci giochiamo la nostra reputazione di cacciatori. In passato ho scritto dei rischi per la salute umana (in special modo per il feto) e per la fauna selvatica, specie gli anatidi e i rapaci necrofagi. E ho parlato di un approccio da buon padre di famiglia; per farla breve: anche se non sono documentati casi recenti di avvelenamento da piombo, preferisco mangiare cibo sicuramente sano e che mia figlia faccia lo stesso. Da tempo evito quindi di sparare il piombo, pur senza demonizzarlo (lo dimostrano le recensioni di munizionamento tradizionale che continuo a pubblicare sul sito) e senza demonizzare chi lo usa. Però mi infastidisco quando vedo che si cercano giustificazioni per perseverare su una strada potenzialmente dannosa per la nostra salute e per l'ambiente.
Piombo, costi e benefici
Spesso, a questa argomentazione di carattere "etico", viene contrapposto il costo che il bando del piombo comporterebbe per il comparto. Se parliamo in termini economici, il danno sarebbe sicuramente significativo e credo che questo sia l'aspetto sensibile e cruciale della questione. Credo altresì che l'industria saprebbe superare (anche) questa avversità: ci sono i mezzi tecnici e industriali per farlo. In Danimarca, per esempio, il piombo nella caccia alla piccola selvaggina è stato bandito nel 1996 senza creare scossoni al mercato locale e internazionale. Si può obiettare che la Danimarca rappresenta una frazione insignificante nelle dinamiche finanziarie del settore. È vero e, per questo, sul caso della Danimarca tornerò più avanti.
A favore del piombo vengono portati argomenti di vario genere. Quando si parla di sicurezza, per esempio, si rileva che i fucili più anziani non possono sparare l'atossico a causa delle superiori pressioni di esercizio; anche questo è vero, ma è altrettanto vero che quando fu bandito il piombo tetraetile come antidetonante nella benzina sembrava che sarebbe caduto il mondo. Invece siamo qui a parlarne, si è ammodernato l'intero parco auto (nel 2021 ha rinunciato alla benzina super anche l'Algeria, l'ultimo paese che ancora la commercializzava), abbiamo motori più efficienti e meno inquinanti. Alla peggio, faremo lo stesso con il nostro fucile e terremo in rastrelliera i pezzi da collezione e la doppietta del nonno.
Studi scientifici, sostiene qualcuno, dimostrerebbero una minor efficacia dei materiali atossici a causa del minor peso specifico che li contraddistingue. Vero - ma solo in parte, chiediamolo ai soliti cacciatori danesi - per il munizionamento a pallini, molto ma molto opinabile per la canna rigata. Anche in questo caso, la presa di consapevolezza del cacciatore - che può evitare i tiri più lunghi e azzardati - sarà il miglior metodo per mantenere la medesima efficacia del munizionamento tradizionale; le stesse aziende produttrici di cartucce non sono rimaste a guardare e hanno adottato accorgimenti molto efficaci.
Il nodo della convenienza
Sulla convenienza, c'è chi parla di incrementi di quattro o cinque volte dei costi dei materiali di consumo per chi va a caccia. Una catastrofe economica, dicono, che indurrebbe molti cacciatori ad abbandonare la propria passione. Ma non è esattamente così. Prendiamo il caso del munizionamento a palla; Geco, per esempio, ha a catalogo caricamenti tradizionali e atossici. Questi sono i prezzi al pubblico (2022) per una scatola da 20 colpi di alcune sue proposte in .308 Winchester, che dimostrano quanto questa critica sia pretestuosa:
- Plus (palla tradizionale) - 43,74 euro
- Express (palla tradizionale) - 43,74 euro
- Star (palla atossica) - 47,65 euro
- Zero (palla atossica) - 49,99 euro
Parlando di munizionamento "spezzato", faccio riferimento al caso di Baschieri & Pellagri, una tra le aziende che più ha investito nelle leghe alternative al punto di vantare una propria green legacy. Indico a seguire i prezzi a cartuccia di vari caricamenti in calibro 12/70 (prezzo medio in armeria, 2022):
- F2 Classic (piombo, 34 grammi) - 0,38 euro
- MB Extra (piombo, 35 grammi) - 0,54 euro
- MB Long Range (piombo, 36 grammi) - 0,68 euro
- Light Steel (acciaio, 28 grammi) - 0,44 euro
- Valle Steel (acciaio, 32 grammi) - 0,44 euro
- Privilege Game Steel (acciaio, 28 grammi) - 0,56 euro
- Dual Steel (acciaio, 32 grammi) - 0,60 euro
- Dual Shock (rame, 34 grammi) - 2,25 euro
- Dual Bismuth (bismuto, 34 grammi) - 2,20 euro
- MG2 Tungsten (tungesteno, 35 grammi) - 4,90 euro
Non ci sono dubbi che le munizioni in rame e in bismuto siano costosissime ma, anche, che la cartuccia con pallini d'acciaio - la lega più comunemente impiegata nelle zone umide - è abbordabile e non costa più del piombo al netto della tempesta che stiamo vivendo in termini di approvvigionamento di materie prime (il costo medio evidenziato nello schema è identico).
Tossicità del piombo: aspetti sanitari per l'uomo e per la fauna
Un ulteriore punto che, secondo alcuni, dovrebbe far privilegiare il piombo sarebbe addirittura ambientale. Questi stessi rilevano come non ci sarebbe prova scientifica che il piombo produca danni estesi alla fauna selvatica. Ci sono delle situazioni documentate di morti in determinate popolazioni dell'avifauna, sostengono, ma non si capirebbe perché alcuni predatori - come per esempio il lupo, peso medio 43-45 chilogrammi nel maschio - non soffra di saturnismo come il gipeto, che può raggiungere i 5-7 chili. Per quanto riguarda questo aspetto, la letteratura scientifica è estremamente robusta e indica il piombo come causa certa di avvelenamento per molte specie; riporto in nota qualche riferimento, in particolare lo studio recentemente pubblicato da Science sulle aquile in Nord America, e un articolo di Voice of America che ne riassume le conclusioni.
E per quanto riguarda la salute umana? I soliti sostengono che la velenosità del piombo è una mistificazione: la sua pericolosità è però nota e lo confermano 16.416 studi raccolti in Pubmed, uno dei portali di riferimento sugli argomenti biomedici. Negarlo è una mistificazione della realtà.
Non perdiamo di vista il nucleo della questione
C'è chi sostiene che chi guarda al futuro e si spende perché crede nella bontà delle munizioni atossiche sia vittima della disinformazione dei poteri forti, plagiato dal politicamente corretto e desideroso di una qualche forma di riconoscimento da parte di una società dominata dal pensiero unico ecologista delle Grete Tumberg e degli ambientalisti da salotto. In realtà, chi "sposa" il piombo dimostra frequentemente un approccio anti-scientifico, superficiale, che nega secoli di studi e la necessità di un'evoluzione della figura del cacciatore e dei suoi comportamenti. L'unico vero punto critico - che deve essere sottolineato - è relativo alle conseguenze economiche per un settore che occupa centinaia di migliaia di persone in tutta Europa e deve quindi essere tenuto in considerazione: se il bando entrerà in vigore, le ripercussioni sul settore armiero e sulla caccia sono imprevedibili e preoccupano.
Sottolineiamo questo aspetto, con forza e onestà, ma lasciamo per favore da parte tutto il resto.
Concludo tornando in Danimarca. Nel paese scandinavo il bando al piombo per la piccola selvaggina suscitò molte polemiche e tante obiezioni; le stesse con cui si confronta oggi il resto d'Europa. Ebbene, polemiche e obiezioni sono state superate al punto che, dal 2023, la Danimarca vieterà il piombo anche nelle munizioni da carabina. Con il sostegno della comunità dei cacciatori. Là però, a differenza di altre Nazioni, i cacciatori sono da tempo parte attiva nella gestione delle questioni ambientali. Confidano nelle istituzioni, con le quali collaborano, nella scienza e negli studi indipendenti. Le varie associazioni che in passato rappresentavano i cacciatori danesi si sono da tempo fuse in un unico soggetto. E il tasso di approvazione nei confronti della caccia è stabile tra il 65 e il 70%. C'è molto da imparare dai danesi, io credo.
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