di Diana & Wilde
Tordi d’inverno, dove cercarli a gennaio
L’esperienza e la conoscenza del territorio sono fondamentali per ogni tipo di caccia alla selvaggina migratoria. E i cosiddetti tordi “impaesati” non fanno eccezione
di Luca Gironi
Ogni frutto ha la sua stagione, dice il vecchio adagio, e in questa frase è contenuta gran parte della risposta alla domanda: come insidiare il tordo nei mesi più freddi? Se durante il passo, infatti, dovremo cercare le vie di transito e "attenderli al varco", adesso dobbiamo capire dove mangiano e dove dormono. In inverno, quando gli uccelli sono fermi in attesa che passi la stagione fredda, per poi riprendere il viaggio verso nord, il bravo cacciatore dovrà capire, conoscendo il territorio, dove cercheranno di passare la notte e, soprattutto, dove si recheranno in pastura.
Il luogo dell’appollo notturno, generalmente, rimane lo stesso anno dopo anno e, solitamente, è formato da una fitta macchia di sempreverdi. È in queste zone che gli uccelli passano le ore notturne, partendo alle prime luci per raggiungere i luoghi di pastura: olivete, fitti macchioni di essenze fruttifere, grandi agrifogli, alti alberi avvolti dall’edera. Luoghi con frutti che maturano in momenti diversi e che quindi offrono sostentamento durante tutto il periodo di svernamento.
I rifugi notturni, generalmente, sono situati in zone protette dai venti, come forre e calanchi scavati da fiumi o piccoli torrenti e quindi basta poco, una macchia di lecci o un’abetaia, per dare protezione quando le piante a foglia caduca sono solo degli scheletri spogli. Anzi, in caso si parli di macchia mediterranea con i suoi corbezzoli, ligustri, mirti o edera, ci sarà la doppia valenza: rifugio e pastura.
Il fattore “conoscenza”
Per capire dove piazzarci serve a molto la conoscenza del territorio. Dove trovare gli animali con quel particolare vento è una dote che si acquisisce con l’esperienza, perché al netto di tagli del bosco, incendi e altri accidenti, i luoghi di spollo e di rientro, che poi coincidono, non varieranno. Tutta la nostra nazione è cosparsa di rientri storici dove, ai bei tempi, i cacciatori si accampavano per prendere il posto nei gelidi pomeriggi dicembrini e gennaioli. Bei tempi andati, dicevamo, ma anche oggi, nei posti giusti, ci si può togliere qualche soddisfazione. Qui il piazzamento è molto importante: conquistare la parata giusta è fondamentale, i posti davvero buoni, i passaggi obbligati dove si concentrano gli animali sono pochi e molto ambiti. Poi, serve sperare nel vento giusto, quello che li obbliga a schiacciarsi a terra perché, dopo un po’ che sono fermi, ovviamente, imparano a tenersi ad altezze sicure.
Come procediamo durante il giorno? Dovremo cercare i luoghi di pastura frequentati in quel preciso momento. Serve mestiere e un po’ di sano consumo di suole e tacchi. Una volta scelto il luogo potremo concentrarci sulla tecnica da usare e, qui, molto dipende dai gusti: possiamo appostarci alle becche, attendendo che i nostri arrivino per cibarsi, cacciarli in forma vagante (in gennaio dove è consentito), facendoli alzare con il rumore, praticando quella che in Toscana si chiama la scaccia. Oppure, ed è la forma che preferisco, insidiarli in appostamento temporaneo, con i richiami vivi.
Stagioni, alimenti e attrezzatura
I tordi di questi giorni sono molto smaliziati, quindi l’appostamento dovrà essere molto ben curato e, se il posto lo consente, sarà bene che sia realizzato per poter sparare sia a fermo sia a volo, scegliendo un posto con buona visuale e almeno un albero non particolarmente frondoso da usare come buttata. Riguardo ai richiami vivi, difficile avere a disposizione soggetti di canto in questo periodo (oltretutto, anche ad averli, non sono granché creduti) quindi è molto meglio utilizzare qualche zirlo nuovo che non abbia ancora iniziato la muta. Un buon soggetto, attivo e loquace, oltre ad avvisare per tempo dell’arrivo dei consimili, risulta sufficientemente attrattivo da portare gli uccelli dove serve. Per capire dove e quando appostarci, alleghiamo una tabella contenente i periodi medi di maturazione di varie essenze fruttifere; ovviamente il periodo è fortemente influenzato dall’altitudine e dal meteo:
Fucili e cartucce
Quale combinazione di arma e munizione utilizzare dipende da diversi fattori. Per il tiro a volo, sarà meglio orientarsi su un semiautomatico, calibro 12 o 20, con cartucce con grammature adatte al freddo, magari un prodotto con borra biorientabile se gli uccelli passano all’altezza giusta o un prodotto con contenitore per tiri più forzati. Per il tiro a fermo il discorso cambia, il fucile più adatto potrebbe essere un combinato basculante, magari un 20/.410, che consenta di alternare tiri lunghi e ravvicinati in scioltezza. Qui, come cartucce, conviene utilizzare un tipo col contenitore e una grammatura pesante per il 20, che consenta tiri lunghi e in mezzo al folto, e grammature leggere, meglio se silenziate, in modo da spaventare meno possibile gli uccelli che stazionano nel folto in attesa e consentire qualche tiro in più.
Articolo concesso da Diana & Wilde / Edizioni Lucibello, gennaio 2024
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