di Diana & Wilde
Si possono standardizzare i sistemi di censimento?
L’Autorità europea per la sicurezza alimentare ha finanziato EOW (Osservatorio europeo della fauna) per arrivare a un sistema europeo di stima delle densità di varie specie e valutare le ricadute – economiche, sociali ed emotive – sulle attività umane
di Alessandro Forti, Ezio Ferroglio
Questo articolo costituisce un approfondimento del testo dedicato all'utilità dei dati dei censimenti pubblicato ad agosto 2024.
L’Europa, grazie alla sua posizione geografica e all’eterogeneità spaziale che la caratterizza, ospita numerose specie animali e vegetali. Questi organismi sono diffusi in ambienti anche molti diversi tra loro: da quelli nivali a quelli costieri, dalle foreste alle zone coltivate fino alle città; non a caso negli ultimi anni si sente sempre più parlare di urban ecology, ovvero quel ramo dell’ecologia che studia le interazioni tra gli organismi viventi e gli ambienti antropizzati che li circondano, ad esempio città e parchi pubblici
La gestione, quindi anche la tutela, della fauna selvatica nell’interesse della collettività, dalle comunità locali fino a quelle nazionali e internazionali, deve disporre di strumenti e dati rispettivamente efficienti e attendibili. Questi, per essere tali, devono attingere a riferimenti tecnico-scientifici solidi e accessibili, che solo obiettivi lungimiranti e ampiamente condivisi possono fornire. Porsi tali obiettivi richiede che il monitoraggio delle consistenze faunistiche, da strumento non sempre condiviso in termini di metodi e tempistiche, diventi la pietra angolare da cui partire per costruire una corretta gestione faunistica. Attività, quest’ultima, che deve essere supportata da attività di ricerca scientifica e di monitoraggio rigorose e condivise su basi metodologiche.
Il monitoraggio della fauna, conoscere per gestire
Molte specie, pensiamo agli ungulati ma anche a piccoli mammiferi e parassiti (zecche e zanzare, per fare un esempio ma la lista è lunga) condividono con l’uomo diversi ambienti, magari con tempi e modalità differenti. Tali specie hanno interazioni e ricadute – economiche, sociali ed emotive – sulle attività umane e per questo necessitano di informazioni quali-quantitative non solo puntuali, ma ragionate ad ampia scala e aggiornate nel tempo. Infatti, monitorare significa raccogliere in maniera standardizzata un valore nel tempo, quindi in modo ripetuto, col fine di “catturare” un trend.
Nel campo della biologia della conservazione e gestione faunistica i monitoraggi servono per esempio a stimare la biodiversità in un’area, individuare aree di particolare pregio, seguire l’andamento delle popolazioni eccetera. Qui entra in gioco la ricerca applicata, disciplina utile a studiare e comprendere l’abbondanza e la dinamica delle popolazioni selvatiche in un’ottica gestionale. Ma le ricadute sono molte di più. Negli ultimi decenni i contesti in cui viviamo sono cambiati parecchio e sono in continuo mutamento. Da una parte abbiamo assistito all’abbandono delle aree montane e rurali con il conseguente aumento delle aree forestate. Dall’altra parte, allo stesso tempo, la popolazione umana è cresciuta, favorendo l’urbanizzazione di nuove aree. Quest’ultimo processo ha facilitato l’accesso alle aree naturali da parte dell’uomo che, sempre più, spende il proprio tempo libero all’aria aperta. Proprio la combinazione dei fattori sopracitati ha reso sempre più sottile l’interfaccia uomo-selvatico, che a caduta ha creato numerose conseguenze, tra cui l’aumento del rischio zoonotico.
EOW - l’Osservatorio europeo della fauna
L’Osservatorio europeo della fauna (EOW) è un progetto finanziato dall'Autorità europea per la sicurezza alimentare (EFSA) attraverso ENETWILD. Tale progetto, inteso come una rete di “punti di osservazione”, mira a migliorare la capacità di monitorare le popolazioni selvatiche, implementando metodologie di monitoraggio standardizzate a livello internazionale, col fine di:
- raccogliere dati
- stimare la densità della fauna selvatica
- promuovere la condivisione dei dati in uno spirito di collaborazione tra istituzioni.
Tra i compiti dell’EOW c’è quello di fornire report all’EFSA sulla densità di ungulati, linee guida sulla gestione del cinghiale e della peste suina africana (PSA) e l’influenza aviaria, solo per citarne alcune. Per fare un esempio, a marzo 2023 è stato pubblicato uno scientific report relativo alla densità di cinghiale (Sus scrofa), capriolo (Capreolus capreolus) e cervo (Cervus elaphus) per 37 aree di studio in 20 paesi europei. Stime ottenute seguendo un protocollo standardizzato di fototrappolaggio eseguito nel 2022. Per farlo l’EOW ha coinvolto diversi stake holders e, per la prima volta, ha prodotto una serie di stime affidabili sulla densità degli ungulati selvatici, provenienti da aree di studio rappresentative le diverse bioregioni europee.
Cinghiali e PSA
In Europa, i cinghiali rappresentano il principale serbatoio di PSA, una malattia infettiva virale altamente letale che colpisce maiali e cinghiali, per la quale a oggi non esiste un vaccino. Da una parte i cinghiali svolgono un ruolo importante, in quanto principale serbatoio della malattia, dall’altra l’uomo con le sue attività può favorire la diffusione della malattia su lunghe distanze. Sebbene sia necessario fare maggiore chiarezza sulle vie e sulle modalità di trasmissione, diverse sono le strategie di gestione proposte, comprese quelle relative alla riduzione delle consistenze e alla separazione delle popolazioni di cinghiali.
La proliferazione della PSA in varie regioni europee, unita all’aumento delle popolazioni di cinghiali, ha aumentato la preoccupazione di chi si occupa di gestione della fauna, incentivando pertanto lo sviluppo di piani di gestione e progetti di ricerca ad hoc per controllarne la diffusione. In tale contesto, il consorzio ENETWILD ha svolto una review sistematica pubblicata a gennaio 2024 col fine di comprendere lo stato dell’arte fino al 2018 della PSA, raccogliendo, tramite metodi standardizzati, dati dalla letteratura scientifica pertinente. Per cui è stata valutata l'efficacia delle varie strategie di gestione implementate negli ultimi anni, in particolare quelle relative al controllo dei movimenti dei cinghiali, attraverso metodi di separazione (come i recinti) e la dissuasione.
Un programma di monitoraggio su scala europea
Tra i risultati è emerso come le barriere naturali, per esempio grandi corsi d’acqua e fiumi, siano in grado di ridurre, ma non di impedire completamente, il movimento naturale dei cinghiali. I risultati sopra riportati sono solo una parte degli assi di ricerca e monitoraggio promossi dall’EOW in coordinamento con ENETWILD ed EFSA. Ricerche condotte a larga scala su più specie, da quelle rare e minacciate come i grandi carnivori a quelle più comuni e ampiamente diffuse, come gli ungulati. Proprio a queste ultime viene, spesso, posta poca attenzione. Specie che nonostante l’ampia diffusione, possono giocare un ruolo importante come serbatoio di malattie, specialmente negli ambienti in disequilibrio. Un esempio è la volpe (Vulpes vulpes), un meso carnivoro che, negli ecosistemi in cui vive, necessita di essere monitorato con attenzione proprio per le interazioni che può avere con il selvatico, il domestico e l’uomo.
Stime di densità per queste specie vengono fornite, dai vari partner dell’EOW, a scala locale. Per comprendere appieno il ruolo di tali specie, uno degli obbiettivi posti dall’EOW è, attraverso l’armonizzazione di dati e risultati, modellare su più ampia scala (quella europea) i risultati ottenuti a livello locale per ottenere una panoramica del quadro faunistico europeo.
Questa necessità di standardizzazione dei metodi è ormai sentita anche a livello delle agenzie europee che si rendono conto come manchino, a oggi, dati confrontabili tra le diverse realtà e che questo impedisce di realizzare politiche gestionali comuni. Lo sforzo prodotto in questi anni, su richiesta dell’EFSA, dell’ENETWILD e dell’EOW, ha portato a creare un sistema europeo di stima delle densità che si applica a molte specie e che potrà diventare lo standard in un prossimo futuro. Il mondo venatorio, che sempre più dovrà basare la programmazione del prelievo su dati attendibili e inoppugnabili, dovrebbe accogliere quest’opportunità. In molti paesi europei questo sta già accadendo.
Articolo concesso da Diana & Wilde / Edizioni Lucibello, luglio 2024
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