di Matteo Brogi
PRS: il tiro sportivo al servizio della caccia
Nel tiro venatorio - così come in quello sportivo - le caratteristiche del trinomio arma-ottica-munizione si devono integrare alla capacità di lettura del contesto ambientale. Qui, le capacità del cacciatore contano quanto se non di più della tecnica di tiro
Ci sono relazioni tra il tiro sportivo e quello venatorio? È per rispondere a questa domanda che ho accolto l'invito rivoltomi da tre importanti brand americani attivi sia nel settore dello sport che della caccia: Savage per le carabine, Leupold per le ottiche e Hornady per le munizioni. I tre colossi della produzione armiera hanno organizzato una tre giorni per la stampa europea con l'intento di accendere l'attenzione sulla specialità denominata PRS (Precision rifle series) e le relative tecniche di tiro. Per quanto mi riguarda è stata l'occasione per mettere sì alla prova le mie capacità di tiro a distanze che superano quelle venatorie ma, soprattutto, per apprendere i segreti che influenzano la traiettoria del proiettile quando le condizioni ambientali e la distanza del selvatico fuoriescono dalla mia comfort zone. Miei tutor presso il Domaine D'Aristee a Saint-Félix-de-Pallières, nella regione francese dell'Occitania, sono stati Seth Swerczek (Hornady), Nic Kytlica (Leupold) e Matt Alwine (Savage) coordinati da Jens Tigges che, per i tre marchi, cura il marketing europeo.
Primo: il tiro a lunga distanza attiene alle discipline sportive
PRS è l'acronimo che identifica una disciplina dinamica di tiro a lunga distanza con arma lunga in cui gli sportivi ingaggiano bersagli multipli a distanze differenti in un tempo stabilito e controllato. Gli stage che compongono ogni gara sono disegnati secondo la creatività degli organizzatori con bersagli fino a 1.500 yard; diversissime le posizioni così come gli stili di tiro che sono proposti agli atleti. Nata negli anni Novanta negli Stati uniti, questa disciplina è stata istituzionalizzata nel 2012 con proprie regole e regolamenti e, da allora, è cresciuta in maniera esponenziale venendo esportata anche in Europa. Si pratica con armi di calibro non superiore al .30" e V zero non oltre i 980 m/s. Prevede tre divisioni con armi a fuoco bolt action (Open, Tactical e Production), una con armi rim fire e una con armi a gas. I campionati internazionali sono svolti sotto l'egida della International precision rifle federation, fondata nel 2019, cui l'Italia aderisce come paese fondatore mediante la Italian precision rifle association, già PRS Italia.
Su Hunting Log non mi stanco di ripetere che tiro venatorio e tiro a lunga distanza sono alternativi tra loro. Di più: tra i doveri del cacciatore responsabile c'è quello di effettuare un prelievo pulito, che non infierisca sul selvatico e non lasci feriti sul terreno; tra le prime regole che ci diamo, quella del tiro "sportivo" è espressamente esclusa. Chi ami ingaggiare bersagli a distanze superiori alla cosiddetta distanza etica - che è soggettiva ma solo fino a un certo punto - può farlo in poligono, su una plancia di carta o un gong. A caccia non ci si può limitare a colpire il bersaglio, bisogna farlo nel punto corretto e con la giusta energia. Ciò non toglie che le nozioni che si possono apprendere sul campo di tiro non siano utili a caccia. Niente vieta che il cacciatore si possa dilettare in poligono con il tiro a lunga distanza utilizzando - pur con qualche limitazione - armi ibride che poi potrà portare a caccia.
Secondo: sviluppare le proprie capacità interessa anche al cacciatore
Allenarsi in poligono è essenziale per acquisire competenze, rapidità di giudizio ed esperienze indispensabili per ingaggiare il selvatico nelle condizioni più complesse. È questo il motivo che mi ha spinto a scegliere per questo test, nella vasta proposta di armi presentatemi da Savage, una carabina che fa da cerniera tra i due mondi del tiro sportivo e venatorio: la 110 Carbon tactical. Un'arma ibrida, capace di ottime prestazioni balistiche a ogni distanza, in un calibro - il 6,5 Creedmoor - che ha numerose applicazioni venatorie grazie a un'offerta ampia anche nel catalogo Hornady.
Terzo: anche l'attrezzatura ha la sua parte
Savage è un marchio icona del mercato americano. Fondato nel 1894 (l'anno prossimo festeggerà il suo 130° anniversario), produce una media di 2.000 carabine al giorno, dato che lo rende il più grande produttore di armi lunghe nel settore civile. L'offerta a disposizione dei giornalisti nel corso dell'evento spaziava tra il più classico Model 110 Predator da caccia con semplice calcio sintetico AccuFit alla più spinta carabina da competizione Model 110 Elite Precision con telaio in alluminio MDT ACC.
L'ottica è un elemento critico della disciplina PRS. Considerando la varietà delle distanze d'ingaggio, sono da preferire cannocchiali zoom con un elevato numero di ingrandimenti: il Leupold Mark 5HD 5-25x56 utilizzato in questa occasione è un buon compromesso che può trovare applicazione anche a caccia. Dispone del Professional-grade optical system, il top della produzione ottica di Leupold, marchio ancora saldamente legato a una tradizione familiare (siamo alla quinta generazione) e in grado di sfornare tra le 6.000 e le 8.000 ottiche a settimana.
Caratteristica essenziale per un cannocchiale da PRS è un range di regolazione esteso, caratteristica che fa preferire ottiche con tubo da 30 mm piuttosto che da un pollice (l'intervallo medio si amplia in questo caso da circa 60 a 95 Moa); il cannocchiale impiegato presenta un tubo da 35 mm che estende il campo di regolazione fino a 120 Moa. Si fanno apprezzare i reticoli specialistici sul primo piano focale così come la presenza di torrette balistiche, che facilitano l'applicazione delle modifiche necessarie per compensare la caduta del proiettile.
Da Moa a Mil, il passo è breve (forse necessario)
Nel mondo del tiro si è ormai affermato il sistema di regolazione basato sul mrad, milliradiante, un'unità di misura che, al pari del moa, restituisce una misura angolare in cui l'angolo è dato dal valore lineare dell'arco corrispondente al raggio di circonferenza. La comodità del milliradiante è che permette di esprimere un concetto in un'unità di misura del Sistema internazionale (metrico decimale) anziché nel Sistema imperiale. Tanto per capirci, a 100 metri un radiante identifica un arco di 100 metri di lunghezza, un milliradiante (mrad) un arco di 10 centimetri e 0,1 mrad un arco di un centimetro. Per angoli piccoli, fino a circa 100 mrad, la lunghezza d'arco del cerchio può essere approssimata alla lunghezza della copertura lineare. L'errore in questo caso è inferiore all'1%.
Ragionando in moa, invece, si rappresenta un minuto d'angolo a 100 yard che corrisponde - effettuate le dovute conversioni - a 29,09 centimetri a 100 metri. Ragionando secondo questo sistema non introduciamo un errore particolarmente significativo nei nostri calcoli (è infatti di poco superiore al 3%) ma andiamo a complicarci la vita con conversioni che - se non utilizzassimo delle tabelle balistiche predefinite - nell'imminenza del tiro ci farebbero perdere tempo prezioso. È indiscutibile che il sistema del moa sia il più diffuso tra noi cacciatori ma rappresenta una delle anomalie che solo il tempo potrà sanare.
La balistica guadagna una quarta dimensione
Nella predisposizione della tabella balistica della cartuccia che utilizziamo siamo soliti tenere in considerazione un numero limitato di parametri: velocità, coefficiente balistico e massa del proiettile. Ne ricaviamo risultati adeguati per la maggior parte dei contesti standard - in riferimento ai tre gradi di libertà della traiettoria (alzo, deriva, distanza) - in cui l'errore non è tale da compromettere il risultato. Hornady ha superato questo limite di calcolo introducendo il calcolatore balistico 4 Degrees of freedom che aggiunge un quarto grado di libertà del proiettile (l'angolo di attacco, dipendente dalla rigatura e dall'influsso del vento) e tiene in considerazione altri 437 parametri rilevati strumentalmente per un congruo numero di calibri e assortimenti di palla (solo da tiro, purtroppo).
Il software che ne esce è quanto di più evoluto oggi presente sul mercato e, peraltro, può essere connesso agli anemometri Kestrel di ultima generazione (Kestrel 5700 Weather meter) per introdurre nel calcolo quell'ulteriore insidioso elemento variabile che incide sulla traiettoria: il vento. Come ha riassunto in maniera esemplare Jens Tigges, «Se la balistica è una scienza, la lettura del vento è una forma d'arte» che richiede esperienza ma si può avvantaggiare del contributo fornito dalla tecnologia. Il 4DOF costituisce un sistema virtualmente perfetto in grado di valutare tutti i possibili effetti ambientali sul proiettile ed è disponibile gratuitamente sia online sia come app da installare su qualsiasi dispositivo smart; le funzioni standard sono gratuite (senza pubblicità) così come l'accesso allo sterminato database di proiettili predisposto da Hornady e al servizio cloud. Sono a pagamento alcune funzioni addizionali utili forse nel tiro PRS ma non necessarie a caccia.
Dalla teoria alla pratica
Dopo le presentazioni che le tre aziende hanno dedicato alla propria storia e alla produzione attuale, le tre giornate si sono svolte in un susseguirsi continuo di test. Il primo giorno si è lavorato sulle tecniche di tiro: respirazione, posizione di tiro e tecnica di scatto, procedendo contestualmente alla rilevazione della velocità del proiettile alla volata, all'azzeramento dell'ottica e alla taratura a 100 metri. Nel corso del secondo e del terzo giorno ci siamo concentrati sulle differenti postazioni di tiro disponibili all'interno del Domaine, che hanno permesso di ingaggiare bersagli metallici a distanze via via crescenti, dai 300 fino ai 1.010 metri della linea più estesa. In tutti i casi si è utilizzata l'applicazione 4DOF correttamente impostata con i dati ambientali e del vento rilevato al punto di sparo; uno spotter ha facilitato l'acquisizione del bersaglio quando le condizioni ambientali (il vento, sempre e solo lui) hanno reso più difficile colpire i gong.
Al termine del processo di familiarizzazione con l'arma, si è proceduto all'esecuzione di alcuni esercizi in stile PRS con appoggi di fortuna, un momento particolarmente utile nel perfezionare le proprie capacità in contesti precari, quali sono quelli tipici della caccia alla cerca. In un percorso esemplificativo che mi ha impegnato per circa sei minuti su cinque bersagli differenti, il mio quasi omonimo Matt (Alwine, pro shooter dei team Savage e Leupold) ha completato l'opera in 35 secondi...
Savage 110 Carbon tactical: tra caccia e tiro sportivo
La carabina utilizzata nel corso di questa esperienza è un'arma versatile che, nel nome, è facilmente associabile a un tiro tattico-operativo. L'ho scelta, nella gamma di armi in prova, perché più di altre si presta a impieghi flessibili, che siano il tiro sportivo - in virtù della sua compattezza - o, con un caricatore conforme alle normative, la caccia a distanze più elevate del consueto magari dopo una impegnativa marcia di avvicinamento. È il caso della caccia alpina o in contesti ambientali dove è complesso avvicinarsi al selvatico da prelevare. Ogni riferimento alle cacce asiatiche non è affatto casuale.
Disegnato nel 1958 da Nicholas L. Brewer, il modello 110 è la carabina a otturatore girevole-scorrevole americana che da più tempo è ininterrottamente in produzione. Certamente più della Remington 700 (1962) e, a questo punto, del modello 70 di Winchester (1936, ma la produzione è stata più volta interrotta) e dell'architettura Mauser (1898 ma, anche in questo caso, non c'è un produttore che l'abbia sempre avuta in linea). Attualmente è declinato in 45 varianti.
Al momento della sua introduzione, il modello 110 fu proposto in 2 soli calibri (.270 W e .30-06 S) e il nome faceva riferimento al prezzo al dettaglio, prossimo appunto ai 110 dollari (109,95 per la precisione). Nel 1959 seguiranno la variante mancina - una scelta inedita per un'arma commerciale - e l'allestimento ad azione corta (.243 W e .308 W) con il nome di Model 10. Disegnato per essere economico, nel corso dei decenni è stato oggetto di interventi volti al contenimento dei costi di produzione e ha salvato più volte Savage dalle turbolenze finanziarie; nel 1988 Savage è stata oggetto del regime di protezione disponibile nell'ordinamento americano (Chapter 11) per evitarne il fallimento. Intorno al 2000 è stata rilevata da ATK (Alliant Techsystem Inc.) che, nel 2013, ha scorporato le sue attività aerospaziali (Orbital ATK) da quelle sportive (Vista Outdoors). Vista nel tempo ha inglobato una quarantina di marchi del settore armiero dando nuova linfa proprio a Savage; il 2018 vede un nuovo passaggio e Savage viene ceduta a un gruppo di investitori guidati dalla dirigenza del marchio che a oggi conduce le attività non facendo mancare le risorse indispensabili allo sviluppo della linea produttiva.
Savage 110 Carbon tactical: essenziale ma evoluta
Il Model 110 nasce per essere economico, pertanto molti dei componenti più minuti sono realizzati per stampaggio oppure per fusione; la canna e l'azione vengono ricavati - con moderni centri a controllo numerico - da barre forgiate d'acciaio. La propensione al risparmio non toglie che questa piattaforma ospiti la maggior parte dei più moderni contenuti tecnologici sviluppati dal marchio; segnatamente, il sistema di scatto Accutrigger, la calciatura Accufit (per il miglior accoppiamento con l'azione, consente la regolazione di numerosi parametri tra cui la lop e l'altezza del nasello) e il bedding Accustock che esalta la rigidità del calcio garantendo la massima precisione dell'arma.
La carabina Carbon tactical si sviluppa intorno alla classica architettura del modello; sua peculiarità è l'adozione di una canna in acciaio inossidabile di produzione Proof research rivestita in fibra di carbonio che esalta la leggerezza del complesso e la capacità di dissipare il calore nel corso delle sessioni di tiro più lunghe. È disponibile nei calibri .308 Winchester, 6,5 Creedmoor e 6,5 Prc, a testimonianza di una destinazione che, dal tiro sportivo, può estendersi a quello venatorio. Allo stesso prezzo - che in Italia è sensibilmente superiore a quello americano, andando a collocare il modello in una fascia superiore in cui però non fatica a confrontarsi - è disponibile l'allestimento FDE (flat dark earth) nato nel mondo militare per rafforzare le caratteristiche di mimetismo in aree sabbiose. Una volta si definiva color Khaki, riprendendo una parola persiana che identifica la classica colorazione dominante nei deserti del Medio Oriente.
La scelta del 6,5 Creedmoor è stata condizionata dalle peculiarità di un calibro nato per il tiro sportivo ma adatto all'impiego venatorio. La stessa Hornady, fornitrice del munizionamento Match utilizzato nella tre giorni francese, accanto a tre caricamenti sportivi (con palle ELD) ne ha a catalogo otto che permettono di insidiare i nostri ungulati (CX, SST, Interlock, SP ed ELD-X) e varmint (V-Max e BTHP).
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