di Matteo Brogi
Possiamo convivere con il lupo?
La coesistenza tra uomo e lupo è sempre stata complessa. Oggi che conosciamo quanti sono i lupi sul nostro territorio, si apre la necessità di una riflessione approfondita, serena e laica su come gestirlo. In maniera da salvaguardare la nostra sicurezza, la specie e la biodiversità
Ulvetider, nella lingua svedese, significa il tempo dei lupi ed è una parola che si riferisce a un particolare momento storico, a metà dell'Ottocento, in cui il lupo spadroneggiò nella penisola scandinava. Sterminò la popolazione di alci e, a quel punto, si dedicò agli animali domestici insidiando anche il genere umano. L'uomo reagì ma gli attacchi continuarono finché, trovatosi in competizione con altre specie, il canide iniziò una parabola che lo portò all'estinzione. Così l'uomo riprese confidenza con l'ambiente naturale, gli allevamenti prosperarono e le alci tornarono a diffondersi nel rispetto di quella ciclicità che contraddistingue la storia.
A gennaio 2018 mi tornò in mente questo aneddoto - che ho appreso da un giornalista svedese - quando il governo della Nazione scandinava autorizzò i primi abbattimenti in deroga: 22 esemplari su una popolazione stimata di 355 lupi. Quest'anno, la Svezia ha varato un'ulteriore azione per abbattere dai 170 ai 270 lupi, quasi la metà della popolazione censita. Nel frattempo, in Italia, il censimento ha portato a una stima di 3.307 esemplari. Un numero che impone alcune considerazioni.
Predazioni...
Passando dall'ulvetider svedese ai giorni nostri, le statistiche hanno iniziato a contare una serie di aggressioni all'uomo che portano il tema della coesistenza e della conflittualità al centro del dibattito. I casi di attacco mortale in Europa sono infrequenti ma ampiamente documentati, per esempio dai rapporti del Norwegian Institute for Nature Research (qui e qui). Luigi Boitani - uno dei massimi esperti di lupo in Italia - ha dichiarato, in una recente intervista rilasciata al Corriere della Sera, che in Italia «Nessun attacco è stato segnalato negli ultimi 100 anni».
Se Boitani si riferisce agli attacchi mortali, in effetti bisogna andare molto indietro nel tempo per registrarne uno; l'indagine dei registri parrocchiali dimostra che tra il XV al XIX secolo i lupi hanno provocato in Italia 77 vittime, di cui cinque per contagio da rabbia (su un totale di 440 attacchi); particolarmente noto è il caso della "bestia di Cusago", una lupa che nel 1792 uccise 9 bambini nel Ducato di Milano. Successivamente, però, non si hanno notizie documentate.
In Europa la situazione è differente; bisogna risalire ai tempi di guerra, in particolare della I Guerra mondiale, per avere documentazione certa di predazione sull'uomo. Alcuni di questi casi sono riportati nel romanzo storico Il nemico di Giovanni Todaro (Lulu, 2022), che ricorda una vicenda dell'inverno 1916-17 sul fronte orientale (nelle attuali Polonia, Lituania e Bielorussia). A quel tempo, un branco di lupi costituito da centinaia di esemplari si dimostrò particolarmente aggressivo nei confronti di civili e militari russi, tedeschi e austro-ungarici. Gli eserciti arrivarono addirittura a stipulare una tregua locale e a formare pattuglie miste per annientare il branco, operazione che richiese diversi mesi. In Unione sovietica, tra il 1944 e il 1954 si registrarono molteplici attacchi nell'oblast di Kirov, dove persero la vita 22 ragazzi tra i tre e i 17 anni.
Successivamente si registrano alcuni casi negli anni '70 del Novecento in Spagna e - attraversando l'Oceano Atlantico - nel 2010 fece scalpore il caso di Candice Berner, sbranata nel 2010 in un piccolo villaggio dell'Alaska mentre faceva attività fisica con le cuffiette, particolare che a detta di molti le impedì di accorgersi dell'arrivo del branco. Un saggio pubblicato sulla rivista Oryx - The International Journal of Conservation, dal titolo Sono benvenuti i lupi?, indica che in America, "negli ultimi 118 anni, si sono verificati 27 casi di attacchi predatori all'uomo, con un totale di 25 persone ferite e 2 uccise".
Poi è stato il caso di un bambino, lo scorso 28 luglio, nel Dagestan (Caucaso, Russia): un lupo ha aggredito tre bambini di 7 e 9 anni mentre stavano facendo il bagno in un fiume. Uno è riuscito a scappare, un altro è stato ferito gravemente al collo, il terzo è stato ucciso e sbranato poco lontano. Una notizia cui è stato dato pochissimo rilievo dalla stampa italiana ma che ci ha riportato indietro di qualche secolo.
... e aggressioni
Se ci riferiamo ai tentativi di predazione, si devono registrare tanti altri casi. In tempi recenti si sono verificati casi di aggressione a una turista in Grecia, in Israele a un gruppo di bambini, poi in Iran a una donna. In Italia questa estate si è letto dell'aggressione a un passante che stava percorrendo una pista ciclabile a San Salvo Marina (tra Abruzzo e Molise) poi di un'aggressione (definita involontaria) in Umbria, a Marsciano (Perugia), dove due lupi hanno aggredito un cane da caccia e poi il padrone che cercava di salvarlo. Come cacciatori, siamo tutti a conoscenza di qualche caso, magari non assunto all'onore delle cronache.
"Il lupo scappa di fronte all'uomo", sostiene Boitani. Mi sembra però che gli indizi per dubitare di questa affermazione siano numerosi. Lo studioso aggiunge: «I lupi non scendono nelle città d'inverno. Sono dietro le nostre case in ogni stagione, solo che noi non li vediamo. Quando i giovani esemplari lasciano il branco, vanno in cerca di un territorio, di un partner e di un pasto. Che, come abbiamo dimostrato, trovano sui Navigli a Milano, sulla collina di Torino [...], nel quartiere di San Lorenzo a Firenze, nei centri storici di Mantova e Ferrara, nel Delta del Po, a Vejo, a Otranto, fino a Santa Maria di Leuca. Di recente alle porte di Verona, a San Giovanni Lupatoto». Una notizia che fatico a considerare rassicurante specie in considerazione degli ultimi fatti di cronaca.
Tempo addietro mi sono più volte espresso indicando come non esistessero solide basi scientifiche per permettere una gestione e, quindi, un prelievo realmente conservativo del lupo. Gli ideologismi e gli estremismi (in entrambi i sensi, quello animalista e quello di certi cacciatori che, invece, non tollerano la concorrenza del lupo) non facilitano il confronto. Il lupo è stato elevato a totem pagano della conservazione. È il momento di farlo scendere da questo altare laico e pensare la coesistenza anche in termini di gestione. Non vorrei che anche noi italiani ci dovessimo confrontare con il nostro ulvetider. Un evento al quale siamo assolutamente impreparati e al quale la pancia degli italiani risponderebbe con risoluzioni drastiche, irrazionali, estreme. Allontanando sempre più la soluzione del problema.
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