L'esposizione al piombo causa avvelenamento tra gli animali e problemi cronici alla salute dell'uomo. Le alternative al suo impiego ci sarebbero: adottarle è un atto di responsabilità che richiede una precisa scelta di campo
L'esposizione al piombo causa avvelenamento tra gli animali e problemi cronici alla salute dell'uomo. Le alternative al suo impiego ci sarebbero: adottarle è un atto di responsabilità che richiede una precisa scelta di campo - © Matteo Brogi
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di Matteo Brogi

Piombo, facciamo un esame di coscienza

Tra approssimazione, interpretazioni fuorvianti e faziosità, la caccia è sempre al centro di critiche e contestazioni. Ma un esame di coscienza, come cacciatori, dobbiamo farlo. Cominciando dal piombo

Il più recente documento redatto dal Wwf contro la caccia (Caccia e tutela della fauna selvatica. La legge 157/92 a trent'anni dalla sua approvazione) indugia su inesattezze e molti luoghi comuni. La posizione del Wwf italiano ci è nota così come ci è noto che l'attivismo contro l'esercizio venatorio sia peculiare della sola filiale italiana dell'Associazione. O, almeno, non è proprio della filosofia che la ispira a livello internazionale, dove la caccia è menzionata tra gli usi sostenibili della fauna selvatica.

Attenzione alle critiche

Ebbene, in questo documento vengono menzionati, un po' alla rinfusa, una serie di temi critici che anche noi, come cacciatori, dovremmo considerare con estrema attenzione. Sono, in definitiva, gli elementi dell'esercizio venatorio che più si prestano a critiche e interpretazioni fuorvianti in grado di condizionare l'opinione pubblica. Con la quale non possiamo fare a meno di confrontarci. I temi cari al Wwf italiano si dividono tra quelli specifici della nostra realtà e altri di gestione più generale. Tra i primi spiccano la classificazione della fauna selvatica quale "patrimonio indisponibile dello Stato" e il contestato articolo 842 del Codice civile che costituisce un'eccezione alla tema della proprietà privata. Tra i secondi, più legati alla conservazione, spiccano i temi dei richiami vivi, della caccia ai "piccoli uccellini" (sic), della tutela delle specie in via d'estinzione e, infine, del piombo. E proprio del piombo desidero parlare.
La limitazione dell'impiego di questo metallo è ormai cosa ben definita almeno nelle zone umide. Dopo l'iniziale reazione di resistenza, le aziende produttrici di munizioni - supportate dalla tecnologia e dall'impiego di metalli alternativi - hanno saputo ovviare. Ora, però, con le varie determinazioni imposte dalla Ue, la prospettiva dell'estensione del divieto a tutte le forme di caccia - a palla e a munizione spezzata - è una realtà che si concretizzerà nell'arco di pochi anni. Il mondo venatorio, condizionato dall'ignoranza e dall'inevitabile diffidenza che guida le azioni umane quando il cambiamento viene imposto, non ha saputo farsi attore di questa transizione e ne ho preso malvolentieri atto. Può però ancora riscattarsi e diventare parte attiva di questo passaggio epocale.

Saturnismo, una cosa seria

Se l'avvelenamento da piombo della fauna selvatica (saturnismo) era creduto limitato agli anatidi e alle zone umide, sempre più studi confermano che l'intossicazione colpisce anche gli animali legati agli ambienti terrestri. Ad essere particolarmente esposti sono gli uccelli da preda, soprattutto le specie che si alimentano di mammiferi e uccelli morti, feriti o debilitati: il gipeto, l'aquila reale e l'aquila di mare. O delle viscere incautamente abbandonate dal cacciatore dopo l'eviscerazione del selvatico. Lo studio Demographic Implications of Lead Poisoning for Eagles Across North America, pubblicato a febbraio 2022 su Science è stato condotto per otto anni sulla popolazione di aquile calve e reali. Ha evidenziato come l'esposizione al piombo cui sono soggette queste specie sta causando un rallentamento della crescita della popolazione del 3,8% per le aquile calve e dello 0,8% per le aquile reali. Un rallentamento significativo considerando che il recupero delle popolazioni di questi rapaci ha richiesto un significativo sforzo e una dispendiosa campagna di conservazione.

Un problema anche per l'uomo

Non va meglio all'uomo. Anche in questo caso gli studi scientifici (ne riporto giusto uno molto ampio) riconoscono unanimemente che anche bassi livelli di piombo, se l'esposizione è prolungata, producono problemi cronici alla salute. A volte senza sintomi. Altre volte con ipertensione, riduzione della funzione renale, decadimento cognitivo, problemi di fertilità negli adulti (un problema che riguarda a livello globale oltre il 20% delle coppie, secondo l'Oms), ritardo mentale nei bambini, danni permanenti al sistema nervoso del feto nella donna in gravidanza. Tutto questo crea un motivato allarme sociale.

La conoscenza c'è

La scienza dei materiali e la tecnologia balistica hanno fatto passi enormi dai primi anni '90 del Novecento e anche dal 2012, anno in cui fu pubblicato da Ispra il rapporto Il piombo nelle munizioni da caccia: problematiche e possibili soluzioni. Oggi le alternative al piombo sono disponibili, efficaci e, se non a buon mercato, almeno accessibili. Ragionando in termini di differenziale di prezzo, e considerando le numerose spese che il cacciatore comunque affronta per assecondare la propria passione, l'incremento è trascurabile. Osservo con piacere che le Associazioni venatorie stanno affrontando il tema da un diverso approccio e con un senso di responsabilità che, seppur tardivo, si spera finisca con il convincere anche i più restii al cambiamento. Questo approccio "dal basso", collaborativo con le Istituzioni e responsabile nei confronti del bene comune, è certamente utile e sarà il miglior biglietto da visita per dare lustro al ruolo del cacciatore moderno. Se sapremo affrontare tutte le critiche che ci vengono rivolte con razionalità e un approccio veramente scientifico, sapremo togliere cartucce alle armi, già spuntate, dei nostri detrattori.

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