di Matteo Brogi
Pedersoli Rolling Block: a caccia con l'avancarica
Rivisitazione ad avancarica di un grande classico dell'Ottocento, il Rolling Block di Pedersoli è un fucile che ben si presta alla caccia di selezione con la polvere nera. La possibilità di montare un'ottica da puntamento e un'architettura meccanica di grande affidabilità lo rendono un'opzione intrigante per chi desidera confrontarsi in maniera più autentica con il selvatico
Tra i più importanti produttori di armi ad avancarica svetta il nome dell'italianissima Davide Pedersoli. Fondata nel 1957, ha sviluppato un catalogo che include strumenti di concezione moderna - quali le carabine a leva Boarbuster e Droptine - così come riproduzioni a polvere nera di fucili da rievocazione storica, da caccia, da tiro e da collezione che appartengono a un periodo storico che spazia tra il 1730 e il 1890. Queste ultime, secondo la normativa vigente, se monocolpo sono di libera vendita.
Ritengo che la caccia con armi a polvere nera, correttamente intesa, sia una pratica particolarmente responsabile anche in tempi moderni: impone una superiore conoscenza del selvatico e l'imporsi un limite, necessariamente più contenuto se paragonato a quello caratteristico delle armi a retrocarica. Ho argomentato la mia posizione in un articolo già pubblicato su Hunting Log, frutto delle esperienze personali in poligono e a caccia.
Un Rolling Block per iniziare
Avvicinandomi da neofita al magico mondo della polvere nera, ho contattato Stefano Pedersoli per fugare i miei dubbi e scegliere la combinazione giusta di strumenti per approcciare una serie di uscite di caccia. La fascinazione di questo mondo nei miei confronti non si è esaurita e ho deciso di prolungare l'esperienza con ulteriori test in poligono. L'arma è rimasta la stessa: un Rolling Block in calibro .50".
La vicenda del Rolling Block di Pedersoli è piuttosto curiosa. Storicamente, quest'arma nasce negli Stati Uniti nel 1863 come antagonista della carabina Sharps e rappresenta un best seller della seconda metà dell'Ottocento; le si deve la transizione tra l'avancarica e il caricamento a retrocarica, nella fattispecie con cartuccia di carta. Lo stesso Rolling Block nasce a retrocarica e l'operazione messa in atto dall'azienda italiana - la sua trasformazione a polvere nera - può apparentemente essere considerata un controsenso, un anacronismo. Non a caso, nel catalogo Pedersoli il Rolling Block è rappresentato anche dalle classiche varianti con cartuccia metallica nei calibri .357 Magnum, .45-70 Governament, .38-55 Winchester e .45 Long Colt.
Al cuore del sistema
Ma di anacronismo non si tratta: Pedersoli ha voluto infatti proporre un modello di semplice gestione e l'architettura Rolling Block è caratterizzata da grande affidabilità sotto gli aspetti di precisione, sicurezza e leggerezza. Indispensabili per uno strumento idoneo all'impiego in un contesto venatorio contemporaneo. Inoltre, le moderne tecniche di produzione industriali e il progresso nella tecnologia dei materiali hanno aumentato in maniera esponenziale la sicurezza. Si afferma così il principio secondo cui, al giorno d'oggi, l'avancarica debba essere una via che esalta sì la tradizione di armi e gesti che ricordano il passato, ma che pure abbraccia lo sviluppo, tecnologico e filosofico, che nell'ultimo secolo e mezzo ha interessato il settore armiero.
Concettualmente, il sistema a blocco rotante (con la cartuccia metallica) si basa su un otturatore a scorrimento verticale che, ruotando, va a chiudere la culatta. La rivisitazione a polvere nera, che ovviamente impone il caricamento dalla volata, affida all'otturatore - che tale non è più - unicamente il compito di portare il percussore che, colpito dal cane esterno, impatta sull'innesco collocato sul luminello.
Pedersoli Rolling Block: questione di dettagli
L'arma è proposta in un unico allestimento caratterizzato dalla classica bacchetta di caricamento in fibra disposta sotto alla canna. Prevede una calciatura in legno di noce ben realizzata e impreziosita, nell'arma in esame, da un poggiaguancia in pelle che facilita l'allineamento con l'ottica da puntamento, obbligatoria per esercitare la caccia di selezione cui questo fucile è dedicato.
Concessione alle necessità e ai tempi moderni è la slitta Picatinny (lo sviluppo dello standard avviene negli ultimi decenni del Novecento) applicata alla canna e deputata, appunto, a sostenere un sistema ottico. Non mancano comunque le mire metalliche, con inserti in fibra ottica che facilitano la collimazione in condizioni di scarsa luminosità; la tacca è registrabile in alzo e deriva.
La bascula è realizzata in lega leggera per contenere la massa dell'arma e presenta una semplice incisione stampata sulla cromatura. Porta un luminello pensato per l'innesco musket a 4 ali.
La canna da 711 mm (28 pollici) presenta una rigatura con passo 1:24", studiata per stabilizzare le più tradizionali palle troncoconiche e le moderne con sabot, che suggerisco caldamente per le superiori prestazioni balistiche che sono in grado di fornire. Il rispetto del selvatico va anteposto a tutto, anche contravvenendo all'interpretazione filologica di una caccia tradizionale. La sicurezza è garantita dalla mezza monta del cane (posizione operativa nella fase di caricamento) e dalla necessità di armare manualmente lo stesso nell'imminenza dello sparo.
Carica da caccia e da poligono
Il mio test si è svolto in più fasi nelle quali ho sempre impiegato palle moderne, nella fattispecie le SST ML (dove ML sta per muzzle loading) con nucleo in piombo che Hornady propone nel calibro nominale di .50" (300 e 350 grani) e in versione sottocalibrata da .452" (250 e 300 grani) con sabot in polimero che facilita il caricamento ed esalta velocità e stabilità del proiettile. Anche in questo caso, una concessione alla responsabilità del prelievo venatorio. La palla con sabot di Hornady è disponibile anche nelle versioni XTP (240 grani), Bore Driver (290 e 340 grani) e MonoFlex ML da 250 grani, atossica. A dimostrare quanto la caccia ad avancarica sia popolare e praticata oltreoceano.
Per tutte le prove ho utilizzato un approccio moderno nel dosaggio della polvere (bilancina elettronica), predisponendo un congruo numero di dosi in provette antistatiche. Niente fiaschette o dosatori di ottone: non ho lasciato niente al caso e all'improvvisazione sul campo. Lavorando sulla ripetitività delle operazioni il risultato è garantito da prestazioni prevedibili e costanti.
Nel corso del 2020 e del 2021 ho utilizzato una dose di polvere Svizzera #2 da 105 grani che ho ritenuto più prestante sul selvatico. Con la SST di Hornady produce una velocità media di 560 m/s cui corrisponde, con palla da 250 grani, un'energia cinetica di circa 2.500 Joule. Sufficiente per insidiare selvatici entro e non oltre i 150 metri. È possibile aumentare la dose, con avvedutezza, così da ottenere velocità superiori e un'energia residua maggiore alle distanze più elevate.
Nel test appena concluso, svolto unicamente in poligono, ho utilizzato una dose di 75 grani che ha prodotto un abbassamento di 53 millimetri del punto d'impatto e, soprattutto, velocità ed energia cinetica sensibilmente inferiori; non la utilizzerei a caccia ma l'esperimento si è rivelato indicativo del comportamento della polvere nera e ha riservato un contenuto rinculo. La rosata è risultata molto simile a quella prodotta in precedenza.
Relativamente alla balistica della polvere nera rimando all'articolo in cui analizzo in particolare i temi dell'energia terminale e della traiettoria - quindi della portata utile - delle armi ad avancarica.
Il Rolling Block di Pedersoli ha dimostrato ottima precisione e garantisce eccellenti livelli di sicurezza meccanica. Piacevole la veste dell'arma, caratterizzata da finiture accurate e materiali di qualità. I puristi criticheranno probabilmente alcune concessioni alla modernità ma - lo ripeto - sono indispensabili per garantire la sicurezza del cacciatore, il rispetto delle normative venatorie vigenti e il rispetto del selvatico.
Questo articolo utilizza dati raccolti in precedenza e pubblicati in miei articoli su Caccia Magazine di gennaio 2020 e gennaio 2021.
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