di Matteo Brogi
Pedersoli Kodiak Express MK VI, un express per cinghiali (ma non solo)
Una moderna carabina ad avancarica. L'express Kodiak di Pedersoli è un'arma solida, sicura e precisa, che rappresenta il fascino della tradizione senza dimenticare le esigenze del cacciatore contemporaneo
L'orso bruno dell'Alaska, l'isola che ne ospita la più importante popolazione, il suo capoluogo, un parco nazionale, infine una carabina express ad avancarica: ciò che li unisce è un nome, Kodiak, che risale a una popolazione nativa dell'Alaska, quella dei Koniaga. Un nome evocativo di memorie letterarie, avventure, ampi spazi naturali, selvatici imponenti. È questo, sicuramente, il motivo per cui Pedersoli ha deciso di utilizzarlo per definire la sua gamma di express a polvere nera.
Il successo dell'express, ieri e oggi
L'arma a due canne indipendenti (express), anche nella versione ad avancarica, fornisce quella ridondanza (doppia canna, doppio grilletto, doppio cane, doppio acciarino) in grado di assicurare al cacciatore un quid in sicurezza in più. Una buona ragione perché si affermasse già dal 1851 (alcune fonti parlano del 1856) grazie a un'intuizione del fabbricante d'armi londinese Purdey. Cosa ci poteva essere di meglio per abbattere un dangerous game se non un'arma a due canne? Questo pensarono James, fondatore dell'azienda, e l'altro James, il figlio, che in quell'anno presentarono al mondo una tipologia d'arma che di lì a poco sarebbe diventata sinonimo di safari africani, cacce pericolose in genere e, soprattutto, protagonista di avventure letterarie sopravvissute fino ai nostri giorni.
Gli express di Pedersoli - seppure spinti ancora dalla polvere nera - sono armi moderne, realizzate con i più attuali sistemi produttivi, sottoposte alle più severe prove di resistenza al Banco e caratterizzate da uno stile che vuol richiamare un'epoca lontana, in cui l'avventura era parte della caccia sin dal principio, dal viaggio che avrebbe portato il fortunato e ricco cacciatore al cospetto di territori lontani, disagiati, ricchi di pericoli più che di comodità. Oggi questa tipologia d'arma si è evoluta e, oltre a essere ancora impiegata in terra africana e altre mete esotiche, viene regolarmente utilizzata in altre forme di caccia, a partire dalla braccata al cinghiale.
Pedersoli: un'ampia offerta ad avancarica e retrocarica
Una domanda potenzialmente vastissima ha portato la Davide Pedersoli ad articolare il suo catalogo in numerose varianti ad avancarica, a percussione (Kodiak Express MK III, Kodiak Express MK VI, Safari Express) e addirittura a pietra focaia (Kodiak Express a pietra DeLuxe). Nonché a retrocarica con il Kodiak MK IV, disponibile - a seconda delle lunghezze di canna - in .45-70 Government, 8x57 JRS, 9,3x74 R e .400 Nitro Express. Per questo test ho scelto il modello MK VI, che differisce dal MK III per lo stile della calciatura e le mire.
Il Pedersoli Kodiak Express MK VI è un express che stilisticamente non ha nulla da invidiare alle più pregiate armi di fine Ottocento, rese obsolete dall'introduzione della cartuccia metallica. La sua modernità è racchiusa nelle procedure produttive, che ne fanno un'arma di estrema sicurezza, e nella sostenibilità dell'impiego: l'arma ad avancarica offre infatti una serie di limitazioni operative che impongono una maggior consapevolezza nel cacciatore e una superiore conoscenza del selvatico oltre che del contesto in cui lo si insidia.
Legni e meccanica
L'arma provata presenta un calibro di mezzo pollice, adeguato all'impiego venatorio, che rende disponibile un'ampia varietà di proiettili, ma è a catalogo anche in .54 e in .58 per chi necessiti di una maggiore... potenza di fuoco. Si presenta in un bell'abbinamento tra una calciatura in noce finita a olio, cartelle tartarugate incise con soggetti africani (un bufalo e un elefante) e un semplice motivo floreale, canne brunite in un bel nero profondo. La calciatura presenta un accenno di pistola molto inclinata e zigrini a diamante nella zona della pistola stessa e dell'astina. Risultano molto ben fatti gli accoppiamenti con la bascula e le cartelle laterali. Un bonus che vale il prezzo dell'arma. La pala del calcio termina con un calciolo in gomma di fattura semplice che smorza correttamente il cospicuo rinculo dell'arma.
La meccanica si affida a due acciarini indipendenti molla avanti, comandati da altrettanti grilletti. I cani, inevitabilmente esterni, presentano la mezza monta di sicurezza che è utilissima nel processo di caricamento delle canne. Anch'essi sono tartarugati (si tratta ovviamente di una finitura chimica, visti i costi di quella termica) e presentano una lieve incisione a motivo floreale.
La culatta e le canne sono unite da due ramponi e un chiavistello disposto sull'astina che permette lo smontaggio dell'arma per il suo lavaggio. La particolare configurazione dell'express rende questa indispensabile pratica estremamente agevole, facilitando quei processi che complicano l'impiego delle armi a polvere nera. Ricordo infatti che la composizione di questo propellente lo rende particolarmente aggressivo nei confronti delle parti metalliche e produce quantità di fecce che possono inibire il corretto funzionamento dello strumento anche a breve tempo dall'ultimo sparo.
Pedersoli Kodiak Express MK VI: il test
Le canne sono realizzate in ottimo acciaio e presentano 6 rigature con passo 1:24" (600 millimetri). La loro lunghezza di 615 mm (24 pollici e un quarto) è adeguata all'impiego di palle tradizionali così come dei moderni proiettili sottocalibrati con sabot polimerico mutuati dalla produzione contemporanea destinata alle armi a retrocarica e garantisce la combustione del 99% del propellente (dato ricavato da software balistico). Ho scelto le palle Hornady ML SST in versione ML (muzzle loading) da 250 grani in grado di fornire precisione e capacità lesiva. La volata presenta una svasatura atta a proteggere i principi di rigatura dagli urti.
La collimazione è affidata a una diottra "ghost", applicata sulla coda di bascula, regolabile sui due assi mediante comandi a vite; un'ulteriore vite blocca la diottra in maniera che non si possa muovere inavvertitamente. Il mirino - a punto in ottone - è montato su una rampa zigrinata antiriflesso. Liscia è invece la bindella che unisce i due tubi.
L'operazione di caricamento è facilitata da una bacchetta collocata sotto alle due canne; è realizzata in buon legno di noce e porta un calcatoio in ottone ben rifinito. La raffinatezza di questo componente suggerisce l'impiego di una bacchetta di servizio per conservare l'integrità estetica dell'arma: una in fibra, magari dotata di un calcatoio adeguato al profilo della palla, risolve ogni problema preservando la forma del proiettile.
Il test, effettuato in poligono, ha confermato la corretta convergenza delle canne ai 50 metri standard della caccia in braccata. Ho preferito impiegare una dose di polvere nera lievemente inferiore rispetto a quella venatoria (75 contro 100 grani di polvere FFFg) per comodità; è stato pertanto necessario "compensare" di circa 50 millimetri il punto di mira. Relativamente alla balistica della polvere nera rimando all'articolo in cui analizzo in particolare i temi dell'energia terminale e della traiettoria - quindi della portata utile - delle armi ad avancarica. La rosata è risultata adeguata a un'arma da utilizzare nella caccia dinamica, in braccata, a distanze ridotte, sulle quali poco si fa sentire l'accentuata caduta del proiettile.
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