La caccia d'appostamento al colombaccio richiede grande sacrificio: occorre rispettare alcune regole imprescindibili. Abbiamo a che fare con uccelli selvatici, scaltri e dotati di ottima vista
La caccia d'appostamento al colombaccio richiede grande sacrificio: occorre rispettare alcune regole imprescindibili. Abbiamo a che fare con uccelli selvatici, scaltri e dotati di ottima vista - © Giuliano Del Capecchi
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di Matteo Brogi

Ottobre: il mese più importante per i migratoristi italiani

Ottobre è certamente il mese più importante per tutti i migratoristi italiani. Dall'andamento del passo autunnale, infatti, si determina il successo di tutta la stagione. Vediamo come affrontare al meglio questo periodo, che deve essere vissuto il più possibile in prima linea...

di Giuliano Del Capecchi

Il segnale che ci siamo è sempre quello, il primo zirlo di un tordo bottaccio della stagione seguito da una "pallina" che ci si palesa davanti molto spesso sorprendendoci, perché non ancora pronti mentalmente ad affrontare uno spollo mattutino su una bocchetta. Da quel momento parte ufficialmente la stagione del passo autunnale che nel centro Italia inizia con i primi contingenti di spostamento gli ultimi giorni di settembre per terminare con sasselli, cesene e gli ultimissimi colombacci intorno alla metà del mese di novembre, giorno più giorno meno.

Una cinquantina di giorni che i veri appassionati cercano di sfruttare al meglio occupando - sugli affili di passo e nelle bocchette - le migliori posizioni in base alle condizioni atmosferiche del momento. Diciamo subito che le belle giornate con poco vento sono quelle che favoriscono il passo degli uccelli, con i turdidi che prevalentemente si spostano di notte e i colombacci di giorno. Poi ci sono i fattori che influenzano i movimenti migratori, indirizzando gli uccelli su precise linee di passo. I più importanti sono certamente il vento, la nebbia e le forti perturbazioni.

Vento, nebbia e perturbazioni

Il vento che spira dai quadranti settentrionali porta gli uccelli a scorrere lungo il litorale tirrenico, mentre quello dai quadranti meridionali, sia sud ovest che sud est, indirizza le correnti migratorie ad oltrepassare gli appennini dalle tante bocchette presenti. La nebbia fitta, specie in montagna, molto spesso rallenta la migrazione facendo sostare anche per più giorni i selvatici in zone ricche di pastura, in attesa di poter ripartire, mentre la pioggia fitta e le forti perturbazioni spesso la bloccano del tutto, a volte facendo addirittura scorrere gli uccelli fino a trovare un varco per passare, un po' come successe pochi anni fa con grandi e intense perturbazioni sulla Francia che bloccarono decisamente quella corrente di migrazione indirizzandola verso il nostro Paese, che ebbe una migrazione di turdidi da libro dei ricordi.

Un bellissimo affilo di passo buono con forti venti dai quadranti settentrionali, che indirizzano in questa direzione i contingenti migratori
Un bellissimo affilo di passo buono con forti venti dai quadranti settentrionali, che indirizzano in questa direzione i contingenti migratori - © Giuliano Del Capecchi

Questa forma di caccia vecchia come il tempo si basa sull'attendere i volatili in migrazione nei pressi delle foci dei passi (detti anche bocchette) o di affili di passo sia in montagna e collina che sul litorale, scegliendo dove andare in base alle condizioni meteo e ai venti che spirano. Anche se oggi le cose sono molto cambiate, i posti migliori sono spesso occupati da squadre che si danno il cambio in modo da non lasciarli mai liberi e per riuscire a occupare una buona postazione prima allo spollo e poi per attendere i colombacci occorre alzarsi nel cuore della notte e passare qualche ora sul posto sperando che qualcuno non sia partito prima di noi... Oggi, con le vigenti leggi in tema di distanze, sui passi si spara a tordi, merli, sasselli, cesene, ghiandaie e colombacci per cui l'azione di caccia si può sostanzialmente dividere tra lo spollo e la mezz'ora seguente e il resto della giornata. A parte, naturalmente, le giornate particolari.

Lo spollo

Lo spollo è il momento più bello e intenso della giornata di caccia, perché dura poco ed è quello che spesso determina come si evolverà la nostra giornata. Tanti uccelli fino dalle primissime luci dell'alba spesso segnano giornate indimenticabili e la speranza, al primo uccello visto o sentito, è sempre tanta. Per affrontarlo al meglio occorre sia essere un po' predisposti al tiro di imbracciatura sia utilizzare tutta la tecnologia a nostra disposizione per aiutarci, come l'impiego di fucili con canne non troppo lunghe (60 - 65 cm) e poco strozzate (cyl/****). Lo spollo normalmente dura poco, al massimo una mezzora, e interessa gli uccelli ritardatari dai voli notturni e quelli che si sono fermati per la notte nella valle del passo.

In ottobre anche gli amanti dell'impiego di armi ad avancarica possono cimentarsi con successo con i tordi bottacci
In ottobre anche gli amanti dell'impiego di armi ad avancarica possono cimentarsi con successo con i tordi bottacci - © Giuliano Del Capecchi

Nelle giornate di grande passo si ha spesso un discreto spollo, una brevissima pausa e poi si iniziano a vedere tordi e merli, in genere ad altezze medio-alte se in condizioni di meteo stabile, che singolarmente o a gruppetti sorvolano il passo in direzione sud; una situazione particolarmente gradita agli appassionati di caccia da appostamento fisso con i richiami, che in giornate come queste possono realizzare carnieri davvero importanti. Naturalmente se queste giornate di "furia" si hanno in condizioni meteo diverse, cioè con cielo nuvoloso, pioggerella e nebbia, ci sono ottime possibilità anche al passo, con gli uccelli che per valicarlo sono costretti a seguire le punte degli alberi a causa della scarsa visibilità, quindi rimanendo sempre a tiro utile.

Poi arrivano i colombacci

Dopo lo spollo, normalmente si iniziano a vedere i primi colombacci, quelli che hanno dormito nelle vicinanze o in valle, seguiti poi con il procedere della giornata dai branchi più o meno grandi che arrivano da più lontano. Possiamo dire che, per ottimizzare una giornata al passo, è meglio dotarsi di un fucile semiautomatico con canna da 65 cm dotata di strozzatori intercambiabili su cui, al bisogno, montare una prolunga in/out da 10 cm strozzata a * o ** da usare in caso di uccelli che transitano al limite del tiro.

Con i colombacci occorre sangue freddo e grande rispetto sia per i selvatici che per i colleghi cacciatori, per cui sui passi consiglio di sparare solo a uccelli a tiro e di farli entrare sul passo per bene, magari anche facendone passare qualcuno prima di sparare, in modo che non tornino indietro, cosa che farebbero sparando di punta ai primi che entrano. Per scegliere le migliori postazioni, occorre ricordare che non sempre i colombacci preferiscono attraversare il passo nella foce, ma a volte scelgono affili di passo vicini spesso caratterizzati dalla presenza di boschetti di sempre verdi come pini o abeti o anche di grosse piante singole che probabilmente fanno loro da riferimento. Una buona conoscenza del posto e un'ottima memoria sono caratteristiche importantissime per scegliere dove mettere i piedi e passare almeno una mattinata in attesa di qualche colombaccio di passo.

Colombacci dal palco

Una delle più belle forme di caccia che si praticano in Italia durante il passo è quella al colombaccio dal palco utilizzando come richiami i piccioni, sia volantini che a racchetta o rullo. Questo è il periodo più redditizio in assoluto perché ai grandi contingenti stanziali, sempre più numerosi in tutto il nostro Paese, si aggiungono gli uccelli che in branchi più o meno numerosi sorvolano il nostro territorio durante la migrazione autunnale.

Una delle più belle forme di caccia che si praticano in Italia durante il passo è quella al colombaccio dal palco utilizzando come richiami i piccioni, sia volantini che a racchetta o rullo. Questo è il periodo più redditizio in assoluto
Una delle più belle forme di caccia che si praticano in Italia durante il passo è quella al colombaccio dal palco utilizzando come richiami i piccioni, sia volantini che a racchetta o rullo. Questo è il periodo più redditizio in assoluto - © Giuliano Del Capecchi

È il momento migliore per cacciare "l'uccello blu" con i richiami dal palco, un appostamento fisso costruito con impalcature da edilizia che permette a cacciatori e richiami di posizionarsi tra i rami alti degli alberi e che per dare delle soddisfazioni deve essere posizionato su un affilo di passo o il più possibile vicino a qualche bocchetta secondaria. È una forma di caccia di grande sacrificio nella quale occorre rispettare alcune regole imprescindibili. Abbiamo a che fare con uccelli selvatici, scaltri e dotati di ottima vista e quindi è d'obbligo, per chi sale sul capanno, vestirsi in maniera molto mimetica, magari in casi particolari anche indossando guanti e mascherina in rete in modo da coprire agli occhi degli uccelli in avvicinamento il chiarore di mani e viso. Una volta avvistati i colombacci e fatti partire i volantini, i movimenti dovranno essere minimi e limitati alle manovre per far muovere opportunamente sia i volantini che le racchette, le pompe e i rulli. Il capocaccia scandisce i tempi e ordina il fuoco. Ognuno dei cacciatori deve sempre sparare al colombaccio più vicino fino ad abbatterlo e solo dopo cambiare bersaglio. È una pratica venatoria molto bella e coinvolgente che si pratica giocando "di squadra".

Il fascino dell'uccello blu

Una volta che i colombacci hanno iniziato la curata dovremo muovere i piccioni meno possibile cercando di far lavorare racchette a ribaltina e rulli in modo da non spaventare gli uccelli che stanno arrivando in mezzo alla tesa. I richiami posizionati sulle pompe servono quando i piccioni sono ancora abbastanza lontani oppure quando non curano e una volta sfilati si tenta di riprenderli.

Sul palco si spara sempre a uccelli che arrivano alla tesa ed è quindi meglio optare per fucili con canne da 65 a 70 cm con strozzatori intercambiabili, montando un **** stelle ed impiegando in prima e seconda canna cartucce con borra in feltro e pallini numero 7. Visto che si spara sempre a tiro possiamo tranquillamente scegliere tra il 12, il 20, il 28 e addirittura il .410, magari, in questo caso, sparando cartucce magnum.

Colombacci al campo

Altra forma di caccia praticabile con successo in presenza di pasture, in genere in ottobre rappresentate da mais tardivo o stoppie dello stesso, è quella con i richiami da terra invece che dal palco. Questa forma di caccia - molto cara ai cacciatori livornesi che l'hanno pensata, praticata e poi via via migliorata - è anch'essa molto emozionante sia per le belle curate che offre sia per il fatto che buona parte del risultato finale dipende dal posto che si sceglie e da come si realizzano l'appostamento temporaneo e la tesa, che vede ancora una volta protagonisti i piccioni, sia come volantini che come zimbelli. Va da sé, allora, che lo scouting preventivo soprattutto per capire lo stato di maturazione delle pasture è sempre fondamentale, come lo è la memoria storica: quelli dove abbiamo teso con successo negli scorsi anni, specie su animali di passo, sono sempre luoghi da andare a rivedere per verificare se tutto è rimasto nello stesso modo e se le pasture sono presenti.

Conditio sine qua non, per la riuscita della battuta di caccia, è quindi la perfetta conoscenza del territorio: fondamentale è sapere da dove arrivano i colombacci e se questi sono stanziali, come lo è anche scegliere affili di passo verificati se le attenzioni sono rivolte a uccelli in migrazione che devono per forza fermarsi a mangiare. Zone famose per questa caccia sono quelle ai margini dei grandi dormitori che i colombacci in migrazione scelgono da sempre come, per esempio, il Bosco della Mesola a Ravenna, il Parco di Migliarino - San Rossore in Toscana e le alberete nei parchi delle pianure del Nord.

In Appennino, anche le prime giornate di novembre possono regalare momenti da ricordare al cacciatore più tenace
In Appennino, anche le prime giornate di novembre possono regalare momenti da ricordare al cacciatore più tenace - © Giuliano Del Capecchi

L'appostamento deve essere piccolo e perfettamente integrato nell'ambiente e quindi, per aiutarci a raggiungere questo scopo, meglio sfruttare siepi, fosse, piccoli gruppi di alberi bassi e canneti, impiegando teli mimetici a foglia che integreremo con essenze spontanee e presenti in loco. È sempre importante essere coperti dietro e in alto e vestire con abbigliamento adeguato ai colori della vegetazione presente. La tesa è sempre importante. Se si hanno dei volantini da campo occorre posizionarli vicino a noi in un luogo dove siano ben visibili agli uccelli in volo ma che non disturbi quando andremo a sparare.

Gli zimbelli e gli stampi (meglio se in penna o in floccato, comunque validi in plastica...) che decideremo di utilizzare andranno piazzati al massimo a una quindicina di metri in modo da favorire lo sparo su uccelli in curata a una distanza ottimale, tra i 15 e i 25 metri dall'appostamento. Come nella caccia dal palco, di cui abbiamo già parlato, occorre tanto sangue freddo e l'esperienza; per chi ne ha poca, ci si fa sbagliando o facendo bene con la nostra testa: si possono seguire i consigli di chiunque ma poi, in parata, con le funi per muovere i piccioni ci siamo noi...

Le prime "scacce"

A partire dalla metà del mese di ottobre, per gli appassionati di questa forma di prelievo venatorio è possibile iniziare a praticare le prime "scacce" di siepi e boschetti a tordi e merli, magari scegliendo con cura il territorio da battere in funzione del periodo. A metà passo non avremo a che fare con uccelli che ormai hanno deciso di svernare nel nostro paese ma con volatili che si fermano per poco tempo per riposare e soprattutto per cibarsi e riprendere forze per la migrazione che li condurrà in Africa. Quindi occorrerà scegliere zone ricche di pastura (olive, uva, fichi, bacche ma anche di terreno umido) in grado di favorire la sosta degli uccelli, aumentando di molto le nostre possibilità d'incontro, situate nelle vicinanze dei valichi, meglio se immediatamente a ridosso di questi.

A partire dalla metà di ottobre è possibile iniziare a praticare le prime
A partire dalla metà di ottobre è possibile iniziare a praticare le prime "scacce" di siepi e boschetti a tordi e merli, magari scegliendo con cura il territorio da battere in funzione del periodo - © J. J. Harrison

Si tratta di una forma di caccia praticabile al massimo in tre persone e che si basa sul cercare di costringere all'involo in maniera appropriata tordi e merli presenti nelle siepi e nei boschetti che dividono i campi coltivati, i vigneti e gli oliveti del centro e del sud Italia. Per praticarla con successo è assolutamente indispensabile l'impiego di uno o due cani da cerca e da riporto, utilissimi sia per il recupero dei capi abbattuti che per spingere i selvatici, con il loro incedere nella vegetazione, verso le poste destinate allo sparo. Nel gruppo ci sono i battitori, che percorrono lentamente i lati delle siepi e dei boschetti battuti dai cani, aiutandoli a far scorrere gli uccelli presenti verso le poste, e i tiratori, piazzati alla fine delle siepi o in punti particolari del territorio dove transitano gli uccelli costretti all'involo dal binomio formato dai cani e dai battitori.

In ottobre si caccia quasi sempre su uccelli in attesa di riprendere la migrazione e quindi le zone migliori da battere a tappeto saranno quelle situate immediatamente prima e dopo i valichi montani con presenza di pasture, acqua, siepi e boschetti, luoghi ideali per riposare, cibarsi e poi con calma ripartire.

Il re incontrastato della "scaccia" è il classico semiautomatico, 12 o 20 non cambia niente, scelto con canne di lunghezza media (65 - 67 cm) dotate di strozzatori intercambiabili (il *** è quello universale). Conoscere il territorio è fondamentale, visto che gli uccelli, anche se "nuovi", se l'ambiente non ha subito modifiche sostanziali hanno sempre gli stessi comportamenti, popolando i soliti siti e uscendo da questi sempre allo stesso modo... In questa forma di caccia la sicurezza ha un ruolo molto determinante e si basa su regole precise: si mantengono le indicazioni date dal capocaccia, non ci si sposta da dove siamo stati posizionati, non si spara ad altezza d'uomo, si spara solo agli uccelli più vicini e non si deve mai rimanere scarichi, anche a costo di perdere un tiro.

Articolo concesso da Diana & Wilde / Edizioni Lucibello, ottobre 2023

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