La disponibilità di un kit di pronto soccorso è indispensabile a caccia: deve essere di facile accessibilità e contenere solo ciò che si sa utilizzare
La disponibilità di un kit di pronto soccorso è indispensabile a caccia: deve essere di facile accessibilità e contenere solo ciò che si sa utilizzare - © Hunting Log
Pubblicato il in Tecnica
di Diana & Wilde

Nozioni di primo soccorso per il cacciatore: shock ed emorragie

Saper affrontare un'emergenza medica a caccia è di fondamentale importanza nell'attesa di soccorsi qualificati. In questo primo articolo di una serie sul primo soccorso si affrontano le eventualità di shock ed emorragie

Testo di Massimo Camus

Ci sono le malattie dei selvatici pericolose per l'uomo, le zoonosi, ma l'attività venatoria, come molte altre all'aria aperta, presenta altri rischi, tant'è che da diversi anni agli esami per il conseguimento dell'abilitazione per l'attività venatoria sono richieste nozioni di primo soccorso. Pertanto, con l'aiuto di un collega, medico e cacciatore, ho pensato di illustrare quali sono i pericoli e cosa fare in caso di necessità.

Quando si affronta una giornata all'aperto, si è sempre esposti al rischio di malesseri o incidenti; tutti dovrebbero quindi essere in grado di gestire una situazione di primo soccorso a caccia; le norme principali sono: la possibilità di comunicare con i soccorsi (telefono, radio), la conoscenza dei comportamenti da mettere in atto. La disponibilità di un kit di pronto soccorso è certamente utile, ma bisogna sapere cosa utilizzare e come; deve inoltre essere di facile accessibilità, sempre nello stesso posto (un kit irreperibile è più dannoso di un kit inesistente); deve contenere solo ciò che sappiamo utilizzare. Infine è importantissimo verificare periodicamente lo stato di conservazione dei materiali, la scadenza dei farmaci e sostituire quelli utilizzati o scaduti. In commercio si trovano numerosi kit già predisposti, anche se alcuni sono poco pratici in quanto ci sono tantissimi pezzi perfettamente incastrati di cui ignoriamo quasi tutto. La soluzione migliore è quella di scegliere i pezzi fondamentali e tenere tutto in una busta chiusa.

Cosa serve

Un kit di primo soccorso fai da te deve contenere: cerotti di varie dimensioni e un cerotto a nastro, guanti sterili, un pacchetto di garze sterili, benda di garza orlata, acqua ossigenata al 3% o betadine pomata, aspirina, antidolorifico, cortisone (per esempio pastiglie di betametasone, desametasone) in caso di reazione allergica a punture di insetto, forbicine e pinzette per rimuovere spine, schegge, zecche, laccio emostatico (il suo uso è sconsigliabile a chi non ha adeguata preparazione), coperta isotermica di sopravvivenza, fischietto per facilitare la localizzazione ai soccorsi.

Durante l'attività venatoria il cacciatore può incorrere in molti incidenti che possono andare dalle semplici ferite superficiali a fratture lacero contuse fino a ferite da arma da fuoco, alle quali è opportuno saper far fronte. Per prima cosa, è doveroso ricordare alcune norme generali di prudenza come: affrontare l'uscita di caccia solo in condizioni di buona salute e di efficienza fisica; avere sempre piena coscienza dei propri limiti fisici; indossare un abbigliamento adeguato alla stagione e all'ambiente, ricordando che in montagna le condizioni meteorologiche possono essere mutevoli, anche in tempi brevissimi. Portare con sé cibi e bevande che possano fornire un buon apporto energetico e non appesantire lo stomaco (evitare gli alcolici!).

Affrontare gli imprevisti

Analizziamo ora quali sono gli episodi che possono capitare ad un cacciatore durante l'attività venatoria, le nozioni basilari di primo soccorso, cosa fare e soprattutto cosa non fare in caso di incidente.

Circolazione sanguigna: la quantità di sangue che circola nel nostro corpo è di circa 5-6 litri, che scorre dentro vasi sanguigni, il cuore lo pompa nelle arterie che portano sangue ossigenato ai tessuti. L'onda di pressione creata dalla spinta del cuore entro le arterie, si propaga dando luogo al "polso", le arterie dal cuore alla periferia diminuiscono di calibro, sino a diventare capillari, vasi sanguigni molto sottili attraverso la cui parete avvengono gli scambi tra sangue e tessuti (cessione di ossigeno e assunzione di anidride carbonica). I capillari si riuniscono poi a formare le vene; le vene hanno una pressione del sangue assai bassa e riportano il sangue al cuore da dove andrà ai polmoni per ossigenarsi e poi tornare ancora una volta al cuore dal quale sarà spinto nelle arterie per ricominciare il suo circolo. Per controllare se c'è battito cardiaco bisogna verificare se è presente il "polso" (pulsazione dell'arteria); questo andrà ricercato a livello dell'arteria carotide del collo, nel solco fra la laringe (centrale) e il muscolo sternocleidomastoideo (laterale). Il battito si può rilevare anche a livello del polso (inteso come parte anatomica) e si trova al congiungimento dell'avambraccio con la mano in corrispondenza del primo dito (pollice) ma qui potrebbe non essere sufficientemente forte ed è sempre meglio cercarlo a livello del collo.

Lo shock è una condizione che può verificarsi in seguito a vari eventi come ferite, ustioni, traumi, malattie cardiache, uso di farmaci o punture di insetti, ed è dovuto al verificarsi di una dilatazione dei vasi sanguigni; i segni ed i sintomi che possiamo osservare sono: polso poco percettibile e frequente, respirazione affannosa e superficiale, pallore e cianosi (colorito bluastro) delle labbra, pelle fredda e umida. Inoltre può esserci vomito e sensazione di freddo e sete. Ricordiamo che lo stato di coscienza può essere alterato fino alla perdita dei sensi. Essendo lo shock provocato da diverse condizioni è importante cercare di rimuoverne la causa quando ciò sia possibile: in ogni modo bisogna mettere l'infortunato sdraiato sulla schiena oppure in posizione laterale di sicurezza, slacciare gli abiti per facilitare la respirazione e coprirlo, non somministrare nulla da bere e soprattutto controllare sempre la frequenza del polso e il respiro.

La posizione di sicurezza

La posizione laterale di sicurezza va adottata, dopo esserci accertati della presenza di respirazione e battito cardiaco, quando ci troviamo di fronte a un infortunato incosciente che respira con difficoltà, se c'è vomito o se si deve lasciarlo da solo. Va assolutamente evitata invece se si sospettano gravi fratture o traumi specie a carico della colonna vertebrale. Questa posizione permette di tenere libere le vie aeree, evita che la lingua ricada all'indietro e permette la fuoriuscita di liquidi (vomito, acqua in caso di annegamento) dalla bocca. Piegare cautamente la testa all'indietro e verificare che le vie aeree non siano ostruite; eventualmente togliere i corpi estranei e ripulire la bocca. Ruotare l'infortunato su un fianco ponendogli la mano che sta sopra sotto il capo e fargli assumere la posizione illustrata in fotografia; controllare di nuovo che la posizione della testa sia corretta (cioè iperestesa) e che la bocca sia rivolta verso il terreno; è opportuno sistemare dietro la schiena degli indumenti arrotolati in modo da evitare che qualche movimento involontario lo faccia girare.

Conoscenze mediche di base: soldati britannici assegnati al Royal Army Medical Corps dimostrano la posizione di sicurezza ai soldati iracheni iscritti al corso Iraqi Combat Medics durante un'esercitazione medica
Conoscenze mediche di base: soldati britannici assegnati al Royal Army Medical Corps dimostrano la posizione di sicurezza ai soldati iracheni iscritti al corso Iraqi Combat Medics durante un'esercitazione medica - © Kalie Jones

Le ferite

Le ferite possono essere distinte in:

  • ferite da taglio: di solito provocate da coltelli o altri oggetti affilati, hanno la caratteristica di presentarsi con margini netti e di sanguinare molto;
  • ferite da punta: causate da oggetti aguzzi, hanno diametro variabile a seconda di ciò che le ha provocate e possono essere molto profonde;
  • ferite contuse e lacero-contuse: sono spesso causate da cadute contro una superficie dura con strappamento dei tessuti a profondità variabile, a cui talvolta si associano fratture. La ferita presenta margini irregolari con sanguinamento esterno di solito modesto ed ecchimosi (sangue che si riversa nei tessuti), sono le ferite che si infettano più facilmente;
  • ferite da arma da fuoco: possono essere suddivise in ferite provocate da proiettile unico e ferite provocate da carica a pallini. La gravità della ferita è in rapporto a quali tessuti e organi sono stati lesi. Le ferite provocate da carica a pallini presentano gravità variabile a seconda della distanza dello sparo; sotto i 3 metri la gravità è estrema in quanto i pallini sono ancora raccolti insieme; la ferita si presenta con l'aspetto di un grosso foro. Se la distanza è inferiore ai 15 metri i pallini sono raccolti in una rosata ancora capace di penetrare profondamente nel corpo e quindi di provocare gravi danni. A distanze superiori si ha il cosiddetto impallinamento, che rappresenta la meno grave delle eventualità; naturalmente in questi casi la gravità del danno dipenderà dal diametro dei pallini e dalla parte del corpo che è stata interessata.

Le emorragie

Emorragie: con questo termine si intende la fuoriuscita di sangue dai vasi sanguigni. Le emorragie si distinguono in interne, se il sangue si raccoglie all'interno di una cavità del corpo o nei tessuti, e in esterne, quando il sangue esce all'esterno attraverso vari tipi di ferite.

Le emorragie interne possono essere dovute a traumi, come rotture di fegato o di milza. Questo tipo di emorragie sono sempre molto gravi e richiedono l'intervento dei sanitari e il ricovero d'urgenza.
Le emorragie esterne possono essere di tre tipi a seconda di quali vasi sono stati lesi:

  • emorragie arteriose: con sangue di colore rosso vivo in quanto bene ossigenato che fuoriesce sotto pressione a getti;
  • emorragie venose: il sangue è di colore rosso scuro ed esce colando dalla ferita senza getti e in modo uniforme;
  • emorragie miste: originano dalle lesioni di piccoli vasi arteriosi, venosi e capillari; il sangue ha un colore intermedio cola come in quelle venose. In taluni casi, però, le emorragie miste interessano grossi vasi sia venosi che arteriosi e quindi rivestono un carattere di estrema gravità.

A seconda della gravità, le emorragie andranno trattate in modo diverso: se ci troviamo di fronte a un'emorragia arteriosa dobbiamo agire molto rapidamente cercando subito il battito dell'arteria più importante al di sopra della zona dove si è verificata l'emorragia e comprimendo con forza l'arteria contro i piani sottostanti; se la manovra è stata efficace, si vedrà diminuire il flusso del sangue dalla ferita, che andrà coperta con garza sterile esercitando una forte pressione che aiuterà a ridurre ulteriormente la perdita ematica. L'applicazione di un laccio emostatico va riservata ai casi più gravi; il laccio (ottenibile anche con mezzi di fortuna cintura dei pantaloni o cinghia del fucile) andrà posto nella parte superiore dell'arto: al braccio, sul muscolo bicipite per emorragie che interessano l'arto superiore, a metà della coscia per quelle dell'arto inferiore. Importante è ricordare che il laccio non va mai lasciato per più di 30 minuti; trascorso questo tempo deve essere allentato poco per volta e dopo alcuni minuti può essere stretto nuovamente.

Per quanto riguarda le emorragie venose o miste di solito è sufficiente esercitare una forte compressione sulla ferita ponendovi sopra delle garze sterili e fasciando poi abbastanza stretto ma non tanto da arrestare anche la circolazione arteriosa.

Come comportarsi in caso di ferita

Se la ferita interessa un arto ci sarà emorragia, che bisogna cercare di arrestare seguendo le indicazioni già evidenziate; nel caso sia presente anche una frattura si dovrà immobilizzare l'arto.
Se la ferita è localizzata a livello addominale, bisogna coprirla con garze sterili ed effettuare un bendaggio non eccessivamente compressivo, facendo poi assumere al ferito una posizione sdraiata con le gambe flesse per allentare la tensione nella zona colpita.
Quando la ferita interessa il torace e c'è lesione del polmone, si osservano difficoltà respiratoria, cianosi ed emissione di sangue schiumoso dalla bocca. In questi casi si deve immediatamente chiudere la ferita con la mano; quindi, interporre delle garze sterili che non consentano il passaggio dell'aria. Bisogna poi mettere l'infortunato in posizione semiseduta, appoggiandolo sulla parte lesa per consentire una migliore espansione del polmone rimasto indenne e facilitare la respirazione.
Nel caso di ferita dell'occhio sarà bene non tentare la rimozione di eventuali corpi estranei: far sdraiare il ferito, chiudergli l'occhio ferito e coprirlo con una garza fissandola con un po' di cerotto. È opportuno che gli occhi siano entrambi chiusi affinché non si muovano e questo si può facilmente ottenere usando una benda.

Articolo concesso da Diana & Wilde / Edizioni Lucibello, marzo 2024

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