Se il morso di vipera è accompagnato da inoculuazione di veleno, in breve tempo risulterà fortemente doloroso e la parte edematosa e arrossata; in ogni caso ci vorranno alcune ore prima che la sintomatologia si aggravi in modo preoccupante e c'è tutto il tempo per recarsi in ospedale e farsi prestare le cure del caso
Se il morso di vipera è accompagnato da inoculuazione di veleno, in breve tempo risulterà fortemente doloroso e la parte edematosa e arrossata; in ogni caso ci vorranno alcune ore prima che la sintomatologia si aggravi in modo preoccupante e c'è tutto il tempo per recarsi in ospedale e farsi prestare le cure del caso - © Felix Reimann
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di Diana & Wilde

Nozioni di primo soccorso per il cacciatore - parte II

Disporre di un kit di pronto soccorso non basta: è indispensabile conoscere come trattare le più comuni cause di infortunio. In questo articolo si parla di rianimazione cardio-polmonare, fratture, distorsioni e lussazioni, asfissia, morso di vipera e punture di insetti, assideramento e congelamento

di Massimo Camus

Con l'aiuto di un collega, medico e cacciatore, l'autore illustra i pericoli che si corrono nel corso dell'attività venatoria e fornisce indicazioni chiare e semplici da eseguire in caso di necessità. Nel primo articolo della serie è stata illustrata la composizione del kit di pronto soccorso che dovrebbe sempre accompagnarci in ogni attività all'aperto, la posizione di sicurezza e come trattare shock, ferite ed emorragie. In questo secondo scritto si spiega come effettuare la rianimazione cardio-polmonare e come trattare fratture, distorsioni e lussazioni, asfissia, morso di vipera e punture di insetti, assideramento e congelamento.

Manovre di rianimazione cardio-polmonare

Con questa definizione si intendono quelle manovre da eseguire quando ci troviamo di fronte a un infortunato che non ha battito cardiaco e non respira. Le due situazioni possono essere presenti contemporaneamente oppure no (per esempio nell'annegato ci può essere ancora battito ma non più respiro).

La respirazione è composta da 2 fasi: l'inspirazione, che fisiologicamente è un fenomeno automatico in cui l'aria entra nei polmoni, e l'espirazione, dove l'aria esce passivamente perché la gabbia toracica è una struttura elastica. Per verificare se la respirazione è presente bisogna avvicinare l'orecchio alla bocca dell'infortunato e guardare verso il torace: se c'è respiro lo sentiremo e vedremo l'addome e il torace alzarsi e abbassarsi.

Il primo provvedimento da prendere prima di iniziare la rianimazione respiratoria è quello di verificare che le vie aeree non siano ostruite: per fare ciò bisogna aprire la bocca dell'infortunato e rimuovere ogni causa visibile di ostruzione come lingua, frammenti di denti, vomito, dentiere eccetera, quindi distenderlo a terra sulla schiena e iperestendere la testa. Questa manovra consiste nel mettere una mano dietro al collo dell'infortunato e l'altra sulla fronte rovesciandogli il capo all'indietro: tale posizione faciliterà il passaggio dell'aria ed eviterà la "caduta" della lingua. In alcuni casi queste azioni saranno sufficienti a far riprendere una respirazione spontanea; se ciò non avvenisse, dovremo effettuare la respirazione artificiale col metodo bocca-bocca:

  1. inginocchiarsi accanto all'infortunato che deve trovarsi sdraiato sulla schiena e con la testa iperestesa;
  2. tenere chiuse le narici con una mano e abbassare la mandibola con l'altra, applicare le labbra a ventosa intorno alla bocca e soffiare aria nei polmoni del ferito (insufflazione);
  3. staccarsi da lui per permettere l'espirazione che, come detto, avviene spontaneamente a causa dell'elasticità dei tessuti.

Le prime tre insufflazioni di aria andranno praticate il più rapidamente possibile, dopo di che si controllerà che la respirazione sia ripresa spontaneamente; se ciò non fosse avvenuto proseguiremo nella manovra al ritmo di 14-16 insufflazioni al minuto, finché la respirazione non riprende. Quando ciò sarà avvenuto metteremo l'infortunato in posizione laterale di sicurezza.

Se oltre a un arresto respiratorio fosse presente anche un arresto cardiaco, noteremo la mancanza del polso carotideo al collo e dunque sarà necessario eseguire contemporaneamente il massaggio cardiaco:

  1. inginocchiarsi a fianco dell'infortunato che deve essere steso sulla schiena;
  2. posizionare le mani una sopra l'altra all'altezza del terzo inferiore dello sterno (osso centrale del torace);
  3. comprimere ritmicamente a braccia tese in modo da abbassare lo sterno di circa quattro cm. Il numero ideale di compressioni da eseguire in un minuto è di circa 60; trovandoci da soli a prestare soccorso dovremo effettuare due respirazioni e dieci compressioni, mentre, se saremo in due, uno si occuperà della respirazione e del controllo della eventuale ripresa delle funzioni vitali, l'altro del massaggio cardiaco. In questo caso il ritmo sarà diverso, con una insufflazione e cinque compressioni. Alla ripresa del battito spontaneo le compressioni dovranno essere interrotte poiché il massaggio cardiaco non deve essere effettuato su un cuore che batte, seppur debolmente.

Le fratture

Per frattura si intende la rottura di un osso in uno o più punti. Possono essere chiuse o esposte: le fratture chiuse sono quelle dove l'osso non fuoriesce, quelle esposte, invece, quando un'estremità dell'osso fratturato appare all'esterno; in questo caso il dolore è molto forte. Inoltre, le fratture possono essere composte se i monconi ossei non sono spostati, cioè restano in asse, e scomposte se invece ci sono spostamenti di vario tipo. Tutte possono essere complicate da lesioni dei vasi e dei nervi e interessate da edema (gonfiore) e in seguito ecchimosi per il versamento di sangue nei tessuti; in alcuni casi noteremo anche la deformazione del profilo normale della parte lesa e, qualora la frattura sia molto importante, anche uno stato di shock.

Le fratture possono essere chiuse o esposte, composte o scomposte. Tutte possono essere complicate da lesioni dei vasi e dei nervi e interessate da edema (gonfiore) e in seguito ecchimosi per il versamento di sangue nei tessuti
Le fratture possono essere chiuse o esposte, composte o scomposte. Tutte possono essere complicate da lesioni dei vasi e dei nervi e interessate da edema (gonfiore) e in seguito ecchimosi per il versamento di sangue nei tessuti - © Laboratoires Servier

Lo scopo che ci dobbiamo prefiggere quando soccorriamo un fratturato è quello di impedire ogni ulteriore spostamento dell'osso, da ottenersi con l'immobilizzazione della frattura; è inoltre fondamentale muovere il ferito il meno possibile e soprattutto evitare manovre di riduzione (trazione) della frattura che potrebbero peggiorare la situazione. Le fratture degli arti possono essere immobilizzate utilizzando delle stecche rigide ricavabili dagli oggetti più diversi (canne di fucile, rami) che dovranno essere poste lungo l'arto fratturato previo avvolgimento della parte lesa con materiale morbido (per esempio maglioni o altri indumenti). Le stecche dovrebbero essere sufficientemente lunghe da bloccare le articolazioni al di sopra e al di sotto del la frattura per garantire l'immobilità; i legacci che fisseranno le stecche non dovranno essere troppo stretti per non disturbare la circolazione del sangue. Le fratture dell'arto superiore dopo l'immobilizzazione con stecche possono essere sostenute facendo portare il braccio sospeso al collo.

Fratture che si presentano in distretti particolari del corpo come la colonna vertebrale o il cranio sono eventualità molto serie e richiedono sempre l'ausilio di personale specializzato. Se si sospetta una frattura della colonna e l'infortunato lamenta forte dolore alla schiena, bisogna evitare assolutamente di spostare il ferito e richiedere i soccorsi (non si deve toccare l'infortunato perché rischieremmo di aggravare il suo stato).

Distorsioni e lussazioni

Le lesioni che interessano le articolazioni, si distinguono in distorsioni e lussazioni; di norma non sono eventualità gravi ma richiedono comunque l'intervento dei sanitari. Le distorsioni si producono quando l'articolazione compie un movimento eccessivo rispetto alla sua naturale possibilità: ci possono essere lesioni dei tendini ma le ossa ritornano da sole nella loro posizione normale, l'infortunato riferirà dolore e difficoltà funzionale, vedremo gonfiore e possibile ecchimosi: in questi casi è sufficiente raffreddare la parte con acqua o ghiaccio, apporre una fasciatura ed evitare di usare l'articolazione colpita.

Le lussazioni si verificano quando, in seguito a un trauma, i capi ossei componenti l'articolazione perdono il contatto tra di loro e non lo ritrovano spontaneamente
Le lussazioni si verificano quando, in seguito a un trauma, i capi ossei componenti l'articolazione perdono il contatto tra di loro e non lo ritrovano spontaneamente - © Hellerhoff

Le lussazioni si verificano quando, in seguito a un trauma, i capi ossei componenti l'articolazione perdono il contatto tra di loro e non lo ritrovano spontaneamente. Quindi l'articolazione resterà bloccata in una posizione anomala con forte dolore, deformazione esterna e impossibilità a muovere la parte colpita. Non bisogna mai tentare di ridurre le lussazioni perché potremmo provocare lesioni nervose o ossee: cercheremo solo di bloccare l'articolazione nella posizione più confortevole per l'infortunato e accompagnarlo in ospedale.

Asfissia da annegamento

L'annegamento è uno stato di asfissia (mancanza di ossigeno ai tessuti) che può essere dovuto sia all'inalazione di acqua sia ad uno spasmo che si realizza nelle vie aeree. Quindi, una volta tratto a riva l'infortunato, si devono controllare rapidamente le sue condizioni: l'annegato di solito ha un colorito bluastro delle labbra e delle unghie e presenta varie difficoltà nella respirazione, dal respiro gorgogliante fino all'arresto respiratorio; inoltre può avere della schiuma intorno al naso e alla bocca. Il polso può essere presente o assente a seconda delle situazioni. Sarà bene agire rapidamente rimuovendo solo gli ostacoli visibili presenti nella bocca ed iniziando subito le manovre di rianimazione respiratoria col sistema bocca bocca, e di rianimazione circolatoria se si rendesse necessario. Non appena il respiro spontaneo sarà ripreso metteremo l'infortunato in posizione laterale di sicurezza, controlleremo le sue funzioni vitali e cercheremo di tenerlo caldo togliendogli abiti bagnati e coprendolo.

Morso di vipera

Eventualità abbastanza remota, ma nel caso si venga morsi da serpenti, non è detto che si tratti di una vipera; nei casi più chiari si potranno osservare sulla parte colpita due forellini distanti 1-2 cm lasciati dai denti veleniferi e talvolta una serie di altri piccoli segni degli altri denti; non sempre i segni dei denti sono appaiati e non sempre sono così visibili. Se il morso è accompagnato da inoculuazione di veleno, in breve tempo risulterà fortemente doloroso e la parte edematosa e arrossata; in ogni caso ci vorranno alcune ore prima che la sintomatologia si aggravi in modo preoccupante e c'è tutto il tempo per recarsi in ospedale e farsi prestare le cure del caso. Bisogna soprattutto tranquillizzare il ferito e cercare per quanto possibile di non farlo muovere, chiamare i soccorsi o trasportare l'infortunato senza affaticarlo verso un ospedale. Nel frattempo, è buona norma non somministrare alcolici e non utilizzare sieri antiofidici di sorta, vista la possibilità di reazioni allergiche anche gravi.

Esistono opinioni contrastanti rispetto all'utilizzo di aggeggi succhia-veleno, che secondo molti sono del tutto inutili; recentemente viene sconsigliato di incidere la parte ferita e di utilizzare lacci emostatici. Sembra invece efficace l'utilizzo di stimolatori elettronici portatili (Ecosave) in grado di emettere, tramite due elettrodi, scariche ad elevato voltaggio e a basso amperaggio. Qualche scarica elettrica somministrata sull'area colpita è sufficiente per produrre un rapido sollievo del dolore e diminuire le reazioni tossiche ed infiammatorie provocate dal morso di un serpente velenoso ma anche di api, vespe, calabroni.

Punture di insetti

Le punture di insetti, api, vespe, calabroni, ragni, zecche eccetera normalmente provocano una semplice reazione locale con dolore e edema; in questi casi è sufficiente cercare di estrarre il pungiglione se questo è visibile, disinfettare e raffreddare la parte per alleviare il dolore e il gonfiore. Alcune persone però possono essere allergiche, manifestando gravi reazioni locali e generali fino allo shock anafilattico con possibile insorgenza di arresto respiratorio: in questi casi è necessario tenere sotto controllo le funzioni vitali, chiedere al più presto i soccorsi e stare pronti a effettuare la rianimazione se si dovesse rendere indispensabile.

Tra le evenienze più probabili della vita all'aria aperta ci sono gli incontri indesiderati con insetti come il calabrone (Vespa crabro). Gli effetti della singola puntura sono fastidiosi ma, generalmente, si risolvono in breve. Discorso diverso per i soggetti allergici, che è opportuno portino sempre con sé un cortisonico
Tra le evenienze più probabili della vita all'aria aperta ci sono gli incontri indesiderati con insetti come il calabrone (Vespa crabro). Gli effetti della singola puntura sono fastidiosi ma, generalmente, si risolvono in breve. Discorso diverso per i soggetti allergici, che è opportuno portino sempre con sé un cortisonico - © Quartl

Le persone che sanno della loro allergia, in genere portano con loro i farmaci di primo soccorso (cortisonici): in questo caso sarà nostra cura aiutarli ad assumerli. Bisogna infine ricordare che una reazione grave si può produrre anche in soggetti non allergici quando siano colpiti contemporaneamente da numerose punture specie se di calabroni o di vespe.

Assideramento

L'ipotermia (assideramento) è una condizione che si instaura quando la temperatura corporea scende al di sotto dei normali 36-37° C fino a raggiungere valori estremi irreversibili (25 °C). Questa situazione può verificarsi anche a temperature superiori allo zero, specie quando il soggetto colpito sia stato a lungo immerso nell'acqua, sia insufficientemente vestito o sia impossibilitato a muoversi a causa di fratture o malori. Gli stadi iniziali dell'assideramento cominciano con un intenso senso di freddo, con forti brividi e pallore cutaneo: queste sono reazioni difensive del nostro corpo e funzionano fino a una temperatura di 32° C. Al di sotto si verifica il vero e proprio assideramento: il tremito cessa per far posto alla rigidità muscolare, lo stato di coscienza si altera: dapprima si osservano difficoltà di linguaggio, poi confusione, indifferenza e perdita dei sensi, mentre il polso e il respiro rallentano sempre di più fino a uno stato di morte apparente. In questo stadio è difficilissimo stabilire le reali condizioni dell'infortunato quindi, prima di eseguire un massaggio cardiaco, bisogna cercare il polso a livello del collo per almeno un minuto consecutivo al fine di essere certi della situazione.

Eventi meteorologici estremi favoriscono il congelamento - a carico delle estremità del corpo - e l'ancora più grave assideramento
Eventi meteorologici estremi favoriscono il congelamento - a carico delle estremità del corpo - e l'ancora più grave assideramento - © Wilfredo Rafael Rodriguez Hernandez

Il primo soccorso a chi sia in stato di assideramento si presta innanzitutto portandolo in un luogo riparato ma non troppo caldo, rimuovendo gli eventuali abiti bagnati e coprendolo; se l'infortunato è cosciente, si possono somministrare bevande calde e zuccherate (mai alcolici) in attesa dei soccorsi.

Congelamento

Per trattare l'ipotermia, si rivela molto utile la coperta isotermica di sopravvivenza, che deve sempre essere presente nel kit di pronto soccorso
Per trattare l'ipotermia, si rivela molto utile la coperta isotermica di sopravvivenza, che deve sempre essere presente nel kit di pronto soccorso - © Baedr 9439

Nel congelamento in genere sono interessate le estremità del corpo (mani, piedi, orecchie, naso) quando restano a lungo esposte a temperature molto basse. Le parti colpite sono inizialmente dolenti e formicolanti, poi intorpidite, mentre la cute assume un colorito cereo o bluastro; se il congelamento è molto avanzato si possono formare delle vescicole e si può avere un'evoluzione in necrosi (morte dei tessuti della parte colpita). In caso di congelamento il primo soccorso consiste nel riscaldare gradualmente la zona colpita: dopo aver rimosso calzature, calze o guanti, si effettua un contatto diretto con una parte calda del corpo dello stesso infortunato o del soccorritore, oppure si immerge la zona in acqua tiepida a 37°C. Sono da evitare le fonti di calore dirette (fuoco) ed è bene non strofinare le parti lese perché, se il congelamento è avanzato, si potrebbero aggravare i danni. Congelamento ed assideramento possono coesistere: in questo caso l'assideramento dovrà essere trattato per primo perché, se già in stadio avanzato, è più pericoloso per la vita dell'infortunato.

Articolo concesso da Diana & Wilde / Edizioni Lucibello, marzo 2024

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