L’apertura generale è un rito che da sempre viene associato dai più alla caccia alla stanziale, ma negli ultimi anni le cose sono progressivamente cambiate grazie ai tanti appassionati migratoristi puri
L’apertura generale è un rito che da sempre viene associato dai più alla caccia alla stanziale, ma negli ultimi anni le cose sono progressivamente cambiate grazie ai tanti appassionati migratoristi puri - © Andreas Weith
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di Diana & Wilde

Migratoria mon amour, anche la terza domenica di settembre

Un’apertura fuori dagli schemi: già la terza domenica di settembre non mancano le occasioni per confrontarsi con la fauna migratoria

di Giuliano Del Capecchi

Conclusa la stagione di caccia ’24-25 per qualcuno è tempo di bilanci. Molti altri iniziano a prepararsi alla prossima apertura. La terza domenica di settembre, dopo una lunga attesa interrotta – dove consentita – dalla preapertura, ripartirà la nuova stagione di caccia. L’apertura generale è un rito che da sempre viene associato dai più alla caccia alla stanziale, ma negli ultimi anni le cose sono progressivamente cambiate grazie soprattutto all’aumento considerevole dei colombacci stanziali nel nostro Paese e ai tanti appassionati migratoristi puri, come chi scrive, che per nulla al mondo rinuncerebbero alla loro passione. Le possibilità di cimentarci con l’avifauna migratoria prima dell’inizio del passo autunnale sono oggi molteplici e alcune di queste possono anche regalarci qualche bella giornata in attesa di vivere, tutto d’un fiato come sempre, un mese e mezzo di passo, che con il suo andamento spesso determina come proseguirà la nostra stagione.

Caccia da appostamento temporaneo all'apertura generale
Caccia da appostamento temporaneo all'apertura generale - © Giuliano Del Capecchi

In linea di massima, all’apertura potremo cimentarci con i colombacci con i richiami al campo, vicino alle pasture o al traccheggio sparando di passata lungo i tragitti che conducono alle pasture o al rientro serale, dove consentiti in deroga con gli storni (impiegando giostre e stampi non della specie) e con gli anatidi, sia da appostamento fisso con i richiami sia al mattino sparando a volo di passata sulle linee di rientro dalle pasture notturne. Per gli appassionati cinofili, invece, i selvatici insidiati saranno i rallidi (porciglioni e gallinelle), le ultime quaglie e qualche beccaccino, mentre i cultori della caccia da appostamento ai turdidi, specie al nord Italia, potranno avere a che fare con i primi merli e tordi della stagione, esemplari nidificanti sulle Alpi e sugli Appennini e, sul finire del mese, con i primi spostamenti dell’imminente passo autunnale.

Il fattore colombaccio

Il colombaccio è senza dubbio il selvatico migratore più cacciato nel nostro Paese, dove è presente sia con un’ottima popolazione stanziale che, in numero maggiore, durante le fasi di migrazione autunnale e primaverile. L’uccello blu è stato per lungo tempo cacciato solo durante il passo ma negli ultimi 30 anni ha aumentato progressivamente il contingente stanziale nel nostro Paese arrivando a colonizzare addirittura anche le città più grandi, con il Parco delle Cascine a Firenze, tanto per fare un esempio, che ospita un grande dormitorio da dove gli uccelli partono al mattino per andare in pastura nelle campagne intorno alla città per poi farci rientro nel tardo pomeriggio. Situazioni come questa ce ne sono moltissime anche legate ai grossi polmoni rappresentati dai Parchi (Migliarino San Rossore, Adda, Ticino eccetera), dalle zone interdette alla caccia e dalle grandi pinete costiere sia del Tirreno che dell’Adriatico, tutti luoghi che consentono agli uccelli di riprodursi con tranquillità e di avere ottime pasture nelle vicinanze.

Questa massiccia presenza di selvatici consente agli appassionati di poterli cacciare con profitto già dall’apertura generale, soprattutto impiegando i richiami in prossimità delle pasture, rappresentate in questo periodo dell’anno principalmente da girasoli e favette. Si tratta di una caccia molto bella ma anche impegnativa in quanto, per avere successo, occorre spendere molto tempo in scouting, trovare un luogo dove arrivano in pastura numerosi colombacci e dove sia anche possibile realizzare un appostamento temporaneo perfettamente integrato con l’ambiente circostante e una tesa degna di questo nome.

Colombaccio: come cacciarlo con profitto

Per cacciare con profitto occorrono almeno cinque o sei piccioni, due dei quali da posizionare su racchette a stantuffo e gli altri su ribaltine e rulli, e 20/30 stampi di colombaccio tra quelli in penna (i migliori), in floccato e a conchiglia in plastica. L’appostamento deve essere praticamente invisibile agli occhi dei selvatici in avvicinamento sulla tesa e occorre, quindi, costruirlo con cura utilizzando come base un telo in rete a foglia da arricchire con vegetazione spontanea presente sul sito. Importantissimo sarà anche sfruttare l’aiuto che offre il territorio, rappresentato in questo caso dalla presenza di una fossa, di un grosso cespuglio di rovi, di un canneto o anche di un piccolo albero. In caso di impossibilità di sfruttare qualcosa per coprirsi anche sopra la testa, è consigliabile costruire nell’appostamento un archetto centrale con canne palustri e vegetazione spontanea, che verrà molto utile per nascondersi agli occhi dei selvatici che sorvolano l’appostamento e durante le fasi di curata.

Per cacciare con profitto il colombaccio occorrono almeno cinque o sei piccioni, due dei quali da posizionare su racchette a stantuffo e gli altri su ribaltine e rulli, e 20/30 stampi
Per cacciare con profitto il colombaccio occorrono almeno cinque o sei piccioni, due dei quali da posizionare su racchette a stantuffo e gli altri su ribaltine e rulli, e 20/30 stampi - © Giuliano Del Capecchi

I richiami dovranno essere disposti di fronte all’appostamento con gli stantuffi sulla destra e sulla sinistra e i rulli e le ribaltine più centrali, tra gli stampi. Questa disposizione ci consentirà di utilizzare i primi su colombi più lontani e gli altri su uccelli via via più vicini alla tesa. Personalmente sono solito utilizzare stantuffi comandati da un cordino che arriva fin dentro l’appostamento e rulli e ribaltine azionabili con un telecomando.

All’inizio, si pagherà un inevitabile rodaggio ma l’importante sarà cercare di capire gli errori e non ripeterli. Quello più comune in assoluto è dare gli stantuffi a colombi già in curata, azione che nella quasi totalità dei casi impaurirà i selvatici facendoli fuggire, seguito al secondo posto dallo sparo anticipato su uccelli ancora troppo distanti. In questo caso occorre tenere sempre a mente che si tratta di selvatici di mole importante ma molto veloci che è meglio far avvicinare il più possibile all’appostamento prima di uscire e sparare. Se il primo colpo lo spareremo a selvatici a 15 metri, faremo certamente in tempo a esplodere il secondo e il terzo sempre a uccelli a tiro.

Le pasture migliori, come già detto, in questo momento della stagione sono rappresentate dai girasoli, sia ancora da raccogliere che stoppie fresche, e dai campi di favette, uno dei cibi preferiti dei colombacci. Con il procedere della stagione e della maturazione, anche i campi di mais precoce sono ottimi spot.

In questa forma di caccia si spara sempre a uccelli a tiro ed è meglio impiegare fucili con canne sui 65-70 cm con strozzatori intercambiabili, montando un *** / **** sui semiautomatici e cyl / **** oppure *** sui basculanti. Il colombaccio è un selvatico importante e ben piumato ed è opportuno impiegare cartucce caricate con piombo 7 / 8 in prima canna e 6 / 5 nelle successive. La distanza di tiro medio corta del primo colpo consiglia di utilizzare in prima e seconda canna cartucce in grado di offrire rosate aperte e compatte entro i 20 metri, come le dispersanti o quelle con borra in feltro. All’apertura, avremo per lo più a che fare con colombacci giovani e nati nell’anno, in genere più creduloni rispetto agli esemplari più anziani, e questo consentirà sia di sparare qualche colpo in più che di aver perdonato errori che nel proseguo della stagione costerebbero molto cari.

L’alternativa storno

Questa forma di caccia concessa in deroga solo in alcune Regioni è una validissima alternativa ad altre forme di prelievo venatorio che però, con le regole da seguire imposte dai legislatori, ha perso tanto in termini di tradizioni e di emozioni. Impiegando le giostre con stampi di merlo ad ali aperte e pigne e stampi a terra della stessa specie si riescono sempre a passare belle giornate e realizzare carnieri interessanti; ma, questa, è una caccia che non c’entra nulla con quella che si praticava fino a una quindicina di anni fa, quando erano consentiti i richiami vivi, lasciati svolazzare e correre all’interno di reti a tunnel sottilissime e invisibili posizionate sul pratino davanti all’appostamento insieme a tanti stampi in penna.

La caccia allo storno è concessa in deroga solo in alcune Regioni con regole che le hanno fatto perdere tanto in termini di tradizioni ed emozioni
La caccia allo storno è concessa in deroga solo in alcune Regioni con regole che le hanno fatto perdere tanto in termini di tradizioni ed emozioni - © Giuliano Del Capecchi

Lasciando da parte l’amarcord e qualcosa che probabilmente non tornerà più (io comunque le reti le ho sempre in garage…) questa forma di caccia è una delle poche che consente agli appassionati di sparare un bel numero di colpi a uscita, specie all’apertura e durante tutta la durata del passo autunnale che nel centro Italia si concentra, per lo storno, tra il 15 ottobre e il 15 novembre. Tre - quattro giostre o una centrale e quattro satelliti comandati da cinghie in cordino e un centinaio di stampi rappresentano il minimo necessario per questo tipo di caccia che all’apertura, sia per rispettare la legge (100 metri da coltura in atto a frutto pendente), sia per effettiva resa, deve essere praticata nelle immediate vicinanze delle pasture, in questo momento essenzialmente fichi, frutta varia e vigneti dove non è ancora partita la vendemmia. Questa forma di caccia si presta molto bene all’utilizzo di piccoli calibri come il 28 e il .410.

Obiettivo anatidi & rallidi

L’apertura generale è da sempre una delle migliori giornate, se non la migliore, per gli appostamenti fissi agli anatidi nei laghi artificiali, specie se la stagione è stata povera di piogge. Germani reali e alzavole sono gli obiettivi dichiarati, con folaghe e qualche altra specie di anatra a fare da contorno. In questa forma di caccia non si inventa nulla: se l’appostamento è ben curato, l’acqua è quella giusta, la vegetazione rigogliosa e c’è pastura gli uccelli – da qualche parte di più e da altre di meno – ci saranno sempre…

L’apertura generale è da sempre una delle migliori giornate, se non la migliore, per gli appostamenti fissi agli anatidi nei laghi artificiali, specie se la stagione è stata povera di piogge. Germani reali e alzavole sono gli obiettivi dichiarati, con folaghe e qualche altra specie di anatra a fare da contorno
L’apertura generale è da sempre una delle migliori giornate, se non la migliore, per gli appostamenti fissi agli anatidi nei laghi artificiali, specie se la stagione è stata povera di piogge. Germani reali e alzavole sono gli obiettivi dichiarati, con folaghe e qualche altra specie di anatra a fare da contorno - © Zeynel Cebeci

Ben più impegnativa, sia per la sua esigua durata che per le oggettive difficoltà, è la caccia al traccheggio all’alba lungo le vie di transito che gli uccelli seguono per tornare dalle pasture verso i luoghi di rimessa diurni, in genere zone interdette alla caccia, parchi e riserve. Per avere successo occorre dedicare alcune mattine allo scouting cercando, anche con l’aiuto della nostra esperienza, di individuare le traiettorie di volo seguite dagli uccelli con le diverse situazioni meteo con un occhio particolare ai venti e alle giornate con la pioggia, da sempre tra le migliori per questa forma di caccia. Possiamo scegliere sia di appostarci appena fuori dalle zone di pastura che un po’ più distanti, ma con il rischio che qualcuno ci anticipi, oppure nelle immediate vicinanze del luogo di riposo diurno, allungando un po’ il tempo utile per fare qualche buon tiro, confidando anche nella concorrenza appostata intorno a noi, che sparando crea confusione negli uccelli, abituati da tempo a rientrare senza nessun problema.

L'atossico è quasi sempre obbligatorio

In condizioni di tempo bello, il momento magico dura poco, da appena prima l’alba a poco dopo, con gli uccelli che prima dell’avvento della luce si alzano dalle pasture. Queste scarse condizioni di luce impongono tiri quasi sempre di stoccata e spesso per localizzare il selvatico in volo sono molto utili le orecchie che ci possono far capire, dal classico rumore del volo degli acquatici e dal loro canto, da dove arrivano. Si spara quasi sempre in zone dove è vietato l’uso di cartucce in piombo e quindi è d’obbligo l’impiego di munizioni no toxic (ottime tutte quelle in bismuto di nuova concezione) e fucili bancati per il loro utilizzo. Se invece dove cacciamo è consentito il piombo, possiamo optare almeno in prima canna per munizioni senza contenitore a piombo 6 / 7 seguite da cartucce con contenitore a piombo 5 / 4 e fucili semiautomatici con strozzatori intercambiabili (con in canna un ****); l’impiego di una canna poco strozzata serve per avere un po’ di vantaggio su tiri di stoccata a distanze medio corte in condizioni di scarsa visibilità.

Naturalmente, ma all’apertura è molto difficile, la presenza di nebbia o una giornata di pioggia rappresentano un indubbio vantaggio per noi cacciatori in quanto gli uccelli avranno quote di volo più basse e tempi di percorrenza del tragitto pasture / rimessa molto più lenti. Subito dopo questi appostamenti sarà possibile, con l’ausilio del cane da cerca o da ferma, praticare una caccia mista molto divertente che pur prevedendo come obiettivi principali porciglioni e gallinelle da cercare lungo corsi d’acqua, sponde di laghi e canali, può regalare sempre l’emozione di una minilepre che schizza dal covo, di un fagiano che si alza da un canneto o da un boschetto o di un germano, un’alzavola o una folaga che volano incalzati dai nostri ausiliari.

Le ultime quaglie...

Nell’Italia centrale e soprattutto in quella meridionale e nelle isole maggiori gli ultimi quindici giorni di settembre sono una buona occasione per cacciare con profitto le ultime quaglie, prima che questi migratori estatini si involino per i luoghi di svernamento, in Africa. Si tratta di selvatici veri, che non hanno niente a che vedere con le “gabbiarole” usate per le gare cinofile e per l’addestramento cani, e che sono in grado di mettere a dura prova anche il più smaliziato degli ausiliari. Se le condizioni meteo sono state stabili e il caldo l’ha fatta da padrone, anche all’apertura generale potremo contare su una buona presenza di selvatici.

Nell’Italia centrale e soprattutto in quella meridionale e nelle isole maggiori gli ultimi quindici giorni di settembre sono una buona occasione per cacciare con profitto le ultime quaglie, prima che si involino verso i luoghi di svernamento
Nell’Italia centrale e soprattutto in quella meridionale e nelle isole maggiori gli ultimi quindici giorni di settembre sono una buona occasione per cacciare con profitto le ultime quaglie, prima che si involino verso i luoghi di svernamento - © Mike Pennington

I territori dove cercarle sono i medicai alternati a stoppie di grano, girasole e incolti e la loro presenza può anche essere verificata ascoltandone il caratteristico verso. La consistenza del selvatico e il tiro difficilmente troppo lontano o al limite consigliano di cacciarle con calibri inferiori al 12, partendo dall’universale calibro 20 per arrivare ai tanto in voga 28 e .410. Come armi, mi sentirei di preferire un basculante al classico semi automatico, magari con canne da 70 cm e strozzatori intercambiabili montando in prima canna un **** e in seconda un **. Come cartucce, in prima canna ottime quelle senza contenitore (bior, con borra in feltro o al limite anche dispersanti) a piombo 11 / 12 seguite in seconda da una cartuccia bior o con contenitore a piombo 9 / 10.

... e i primi tordi

Gli appassionati di caccia al capanno ai turdidi con i richiami vivi, tradizione tipica del nord e del centro Italia, in attesa dell’inizio vero e proprio del passo autunnale approfittano dell’apertura generale e dei giorni successivi per portare fuori i richiami e iniziare così anche la loro stagione.

Nel nord e nel centro del nostro Paese, specie nelle aree montane e di alta collina, c’è comunque la possibilità di fare qualche buon tiro su tordi e merli che hanno nidificato sul territorio. Al nord poi, sul finire del mese, si hanno anche i primi spostamenti verso sud di contingenti di selvatici provenienti dalle montagne e dai paesi d’oltralpe che poi, come per magia, si trasformano giorno per giorno nella vera e propria migrazione autunnale.

Articolo concesso da Diana & Wilde / Edizioni Lucibello, settembre 2024

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