di Matteo Brogi
"Matrimonio" tra cani: è solo disagio esistenziale?
Recenti fatti di cronaca - con la notizia del primo "matrimonio" tra cani in Italia - fanno riflettere su chi, tra animalisti e cacciatori, sia davvero rispettoso della natura degli animali. A partire da quelli domestici
La puntata del 29 aprile de La zanzara, format radiofonico condotto da Giuseppe Cruciani su Radio24, ha focalizzato la sua attenzione su un fenomeno che sta prendendo piede anche in Italia: quello dei "matrimoni" tra animali da compagnia. Il primo celebrato in Italia - secondo il Quotidiano del Molise - ha avuto per protagonisti due chihuahua.
Organizzati presso strutture rigorosamente pet friendly - che in questo modo probabilmente cercano di sostenere i ricavi in bassa stagione - si ispirano a eventi similari comuni negli Stati Uniti, nel Regno Unito e nel continente asiatico. Lo scopo a volte è apparentemente filantropico (l'aiuto a strutture rifugio per randagi) a volte smaccatamente edonistico, un'occasione per i proprietari di aggregare amici, fan dei diritti degli animali, invasati che trattano cani e gatti come se fossero figli. Quelli che si definiscono "mamme-umane" e amano parlare dei propri "pelosetti", per intenderci.
Dal vestito da sposa al frac non manca nulla
I protagonisti di queste moderne "cerimonie" pagane vengono toelettati e vestiti a festa con smoking o frac, panciotti, camicie e papillon i maschi, vestiti da sposa bianchi o rosa, pizzi, merletti e fiocchi le femmine. Il ricevimento prevede la torta per gli sposi, brindisi, croccantini gourmet. Ne sanno qualcosa Twixie e Cowboy, due grifoni di Bruxelles, che si sono "sposati" a Dallas nel 2022 al modico costo di 25.000 dollari. A Londra celebrazioni simili sono frequenti già dal 2019, prontamente segnalate da The Dogvine, il blog "dedicato al lifestyle dei cani della city". Di questo trend si è impossessato il mercato e basta una ricerca su qualsiasi sito di e-commerce della stringa "matrimonio cane cerimonia" per immergersi in un mondo che avrei preferito ignorare.
I nulla-pensanti
Questo fenomeno non può essere semplicemente derubricato a una questione di disagio psichico. Troppo comodo. Fa piuttosto pensare al titolo di un volume pubblicato pochi anni fa da una giornalista francese, Élisabeth Lévy, con la raccolta dei suoi editoriali per la rivista controcorrente Causeur. Testi scomodi, duri, che nel condannare i vizi della politica e della società francese condannano i limiti del nostro mondo occidentale. Il titolo è Les rien-pensants. I nulla-pensanti.
Sì, perché si può essere tolleranti, accoglienti nei confronti delle diversità, si può rifuggire il moralismo e seguire tutti i precetti della cultura dominante, ma nelle scelte di chi arriva a concepire un "matrimonio" tra animali io non vedo altro che noia, narcisismo, carenza di valori, mancanza di rispetto per gli animali stessi. L'espressione del vuoto cosmico (morale, etico, spirituale - lo si definisca come si preferisce) che ha portato porzioni dell'opinione pubblica a considerare il valore della vita di un animale pari a quella di un uomo. Un indiscutibile segno di decadenza di una società che non è in grado di dare una gerarchia ai suoi valori, di combattere per i grandi princìpi come la giustizia sociale, la povertà, i maltrattamenti di bambini, donne e uomini perpetrati in vaste aree del mondo, la mancanza di diritti civili e religiosi in società che dovrebbero essere evolute.
E poi, saremmo noi cacciatori quelli crudeli e privi di morale...
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