di Matteo Brogi
Lupo: è possibile mettere d'accordo tutti? - RECENSIONE
Per evitare la polarizzazione del dibattito sui predatori sono necessarie due premesse: conoscenza della specie e rispetto delle opinioni di chi ha posizioni ideali differenti dalle nostre. Altrimenti il confronto non produce niente
Il volume Der Wolf im Visier - Der Wolf in den Alpen mi offre un'occasione in più di rimpianto per non aver dedicato sufficiente tempo allo studio della lingua tedesca. In un'epoca in cui il tema lupo è affrontato quotidianamente e polarizza la discussione, il volume edito in tedesco da Athesia ha il grande merito di porre 93 domande sul predatore a esperti di biologia, gestione della fauna selvatica, veterinari e giuristi provenienti da Italia, Austria, Germania, Svizzera e Norvegia così da cercare di dare risposte argomentate e supportate da un solido impianto scientifico a chi, appunto, quelle domande se le pone.
Il tema lupo, come ben sappiamo, è divisivo. Spesso, a onor del vero, per manifesta ignoranza delle parti che lo trattano. O per una visione limitata dai rispettivi punti di vista, che siano quelli del cittadino - che della natura ha una visione quanto mai distaccata dalla realtà - o dell'allevatore (ma la lista potrebbe essere ben più lunga) che del nobile predatore vede gli effetti negativi sulla propria attività economica.
Il ritorno del lupo - e dei predatori in genere - è un successo per le politiche di conservazione messe in atto negli ultimi decenni. La sua presenza è massiccia lungo tutto la dorsale appenninica ed è consistente anche nella regione alpina, cui sono dedicati i saggi. Heinrich Aukenthaler, curatore dell'opera, segnala giustamente in prefazione che questo successo è stato conseguito grazie alla protezione legale della specie e al conseguente cambiamento culturale degli atteggiamenti dell'uomo nei suoi confronti.
Ritorno all'antico?
Oggi, però, le cose stanno cambiando. In Italia come nel resto d'Europa. La consistenza della specie è cresciuta al punto da sottrarla al pericolo di estinzione (questo è un punto contestato dalle associazioni protezionistiche) e la sua relativa abbondanza ripropone quei meccanismi che ne portarono alla drastica riduzione. Allevatori, contadini, proprietari di animali domestici e d'affezione, cacciatori, tartufai ed escursionisti ormai da tempo si devono confrontare con i rischi che la presenza del lupo comporta.
Il 29 dicembre 2022 ho assistito a un evento - organizzato dalla Polizia locale della Città metropolitana di Bologna - dal titolo Il ritorno del lupo nel territorio bolognese: conoscerne il comportamento per allontanare le criticità. Si è trattato di un incontro con la cittadinanza voluto dall'Amministrazione di San Benedetto Val di Sambro in quanto la specifica area appenninica risulta una di quelle dove i conflitti con la specie risultano particolarmente consistenti. Per farla breve, la sala della biblioteca comunale prescelta per l'evento si è dimostrata insufficiente per ospitare i tanti intervenuti e neppure l'ampia sala fornita dalla Parrocchia è riuscita a contenere tutti gli interessati. La discussione si è subito accesa, dimostrando - se mai ce ne fosse bisogno - che nelle zone rurali la presenza del lupo è percepita come un problema.
La presenza del lupo: un libro, 93 saggi
L'interesse per il lupo è grande, a tutti i livelli, e l'opera pubblicata da Athesia ha il pregio di dare delle risposte che fotografano la situazione attuale. Accanto alle risposte scientifiche ci sono quelle emotive e culturali, trattate tra l'altro nel capitolo Il lupo buono e quello cattivo (Der gute/Böse Wolf) e, in particolare, dal saggio di don Markus Moling Perché i lupi suscitano sentimenti ambivalenti (Warum wecken Wölfe ambivalente Gefühle)?
Moling - sacerdote, teologo, qui l'intervista pubblicata su Hunting Log - invita a riflettere sul fatto che il cosiddetto problema del lupo non è un problema del lupo, ma deve essere risolto nella mente delle persone. I lupi suscitano sentimenti ambivalenti perché il loro ritorno è visto da diversi punti di vista, con interessi in conflitto tra loro. Le convinzioni ideologiche alla base del dibattito
- scrive Moling - riguardano la comprensione della natura. Nella discussione sul lupo, è essenziale distinguere tra due posizioni che sembrano essere incompatibili. La prima presuppone che il lupo sia l'epitome della natura selvaggia. Egli è, per così dire, un simbolo e l'espressione di una sorta di rinascita dell'ambiente in un mondo determinato dall'uomo. Questa prospettiva si accompagna alla richiesta di un elevato status di protezione
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L'altra posizione vede il lupo come un nemico. Il suo ritorno incontrollato e il suo alto status di protezione sono interpretati come l'espressione visibile di quelle tendenze e visioni che vogliono limitare e respingere la fruizione della natura da parte dell'uomo. Seguendo l'idea del lupo delle fiabe dei fratelli Grimm, il lupo in natura è percepito come malvagio quando uccide gli animali al pascolo
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Proviamo a fare una sintesi
Una conseguenza di questa preoccupazione è che ai lupi viene attribuito il predicato morale "cattivo". Tuttavia, questo è sbagliato, poiché i lupi sono animali altamente sociali ma non creature in grado di agire moralmente. Solo gli esseri umani sono capaci di moralità, solo loro possono mettere in discussione le proprie azioni e considerare se ciò che percepiscono come buono sia effettivamente buono. I lupi non sbranano gli animali al pascolo per malizia interiore, ma agiscono secondo la loro specie
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Le differenze ideologiche possono essere superate solo con la comprensione del punto di vista dell'altro e un dialogo obiettivo. È questo il fine cui dobbiamo tendere e l'opera di Athesia - per chi conosce la lingua tedesca - è certamente un prezioso contributo per formarsi un'opinione.
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