di Matteo Brogi
La conservazione in Africa: il caso del bufalo
La conservazione, in Africa, passa anche dalla caccia. Il tema è controverso e trova fieri oppositori come dimostra la successione di bandi all'importazione dei trofei. Abbandonando la narrazione mainstream, però, si scopre che là dove la caccia è presente - attribuendo un valore anche economico alla fauna - quest'ultima prospera; dove si è preferito inibire l'esercizio venatorio consapevole e regolamentato, invece, la fauna entra in competizione con svariati interessi concorrenti - economici e di convivenza - e spesso versa in stato di vulnerabilità
La caccia può essere anche in Africa il primo fattore di conservazione di specie considerate vulnerabili e i cacciatori, così come gli altri attori della catena, strumenti per la gestione responsabile delle diverse specie oggetto d'interesse venatorio. Ne è dimostrazione il Dagga boy award istituito dal produttore londinese di armi John Rigby & Co. Sottolineando come l'età di un bufalo sia più importante della dimensione del suo trofeo e pensato per raccogliere dati scientifici, il premio biennale promuove una concezione etica della caccia e mira a stabilire una popolazione più sana e stabile delle sei specie di bufalo africano.
Potevano essere presentati per la valutazione e l'assegnazione di questo premio solo i trofei di maschi che avevano superato l'età riproduttiva, cacciati liberi in natura e secondo modalità tradizionali, con le necessarie operazioni di tracciamento e avvicinamento. I cosiddetti dagga boy, appunto, che prendono il nome dall'aggettivo nodaka in uso nelle lingue N'guni e quindi nell'isiZulu, inglesizzato. Il significato del termine indica l'abitudine dei vecchi maschi, spesso solitari, di sostare nelle zone più umide per rotolarsi nel fango in funzione antiparassitaria e di termoregolazione.
Quando il bufalo africano raggiunge la maturità sessuale e inizia la stagione riproduttiva, tra gli otto e i nove anni, si verificano cambiamenti nell'aspetto indotti dagli ormoni, il più significativo dei quali è lo sviluppo del boss, una sorta di scudo osseo formato dall'unione delle corna in grado di proteggere il cranio negli scontri, che costituisce il trofeo più ambito. I vecchi dagga boy portano boss consumati che ne indicano chiaramente l'età.
Sostenibilità e miglioramento
Per partecipare al concorso, ai cacciatori è stato chiesto di raccontare e documentare un abbattimento degli ultimi dieci anni. L'iniziativa scientifica che accompagna il premio è finalizzata a confrontare l'usura dei primi molari con i segni dell'invecchiamento per tutte le specie di bufalo provenienti dal continente africano e determinare così a quale età le varie specie ottengono lo status di dagga boy, garantendo una caccia più sostenibile e il miglioramento della specie in generale.
La giuria, composta dall'amministratore delegato di Rigby Marc Newton, da Kevin "Doctari" Robertson, autore di The perfect shot e dal ph Robin Hurt, ha ideato un sistema di assegnazione del punteggio valutando la difficoltà della caccia insieme all'età del bufalo. Dopo l'esame di oltre 100 trofei, la vittoria ha arriso al settantottenne Franklin D. Cean, dello stato di New York, per l'abbattimento di un esemplare di oltre 14 anni di età, peraltro azzoppato - così come ha sottolineato Marco Newton - da una frattura che aveva prodotto uno sviluppo anomalo dello zoccolo anteriore destro. Il racconto di caccia è pubblicato sul sito Rigby. Il premio è stato assegnato in occasione della convention 2022 del Dallas Safari Club. Il vincitore e il suo ph Buzz Charlton hanno ricevuto in premio una carabina bolt action Rigby Big Game, rispettivamente in .416 e .450 Rigby.
La voce dei protagonisti
Commentando il riconoscimento, Frank Cean ha dichiarato quanto per lui sia importante «cacciare i dagga boy perché si tratta del prelievo di esemplari che non sono più in grado di riprodursi e non hanno alcuno scopo reale per la mandria; l'abbattimento aiuta l'economia locale, fornendo un'ottima fonte di carne per la comunità». Buzz Charlton, il ph che ha accompagnato Cean, ha rimarcato che «il prelievo dei vecchi maschi non interferisce in alcun modo con la dinamica della mandria. Spero che questo premio continui a incoraggiare il prelievo di questi vecchi maschi non riproduttori, piuttosto che di quelli più giovani e in età riproduttiva o con punteggi più alti, poiché ciò andrà sicuramente a beneficio delle popolazioni e, in definitiva, della qualità complessiva della specie».
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