di Matteo Brogi
Kimber Mountain Ascent Skyfall: all’insegna della leggerezza
Combinare robustezza, leggerezza, raffinatezza tecnologica e precisione è un obiettivo cui tanti aspirano. Kimber, con la carabina Mountain Ascent Skyfall, l’ha raggiunto
Marchio che rappresenta la quintessenza dello spirito americano, Kimber viene fondata come Kimber of Oregon nel 1979 da due immigrati australiani, John Llewellyn “Jack” Warne e suo figlio Greg. Il nome si ispira alla zona di caccia di Jack (Kimba), americanizzato per ragioni di marketing. La produzione si incentra su semplici fucili bolt action, inizialmente rimfire, ma le vicende societarie, e in particolare quelle finanziarie, porteranno a un cambio radicale con la specializzazione nel settore delle armi corte, pistole semiautomatiche e revolver. Oggi Kimber – divenuta nel frattempo Kimber of America – è considerata una delle più raffinate interpreti dell’evoluzione delle armi di derivazione Colt 1911, mentre l’offerta di carabine si è ridotta a pochi modelli.
Quattro azioni dedicate
Caratteristica comune delle bolt action Kimber è l’adozione di azioni dedicate a singoli gruppi di calibri, una scelta che consente di ottimizzare pesi e bilanciamenti delle differenti proposte. Prima azione della nuova serie a vedere la luce, nel 2001, fu la 84M ispirata al modello Winchester 70 (pre '64, come Kimber tiene a sottolineare), pensata per un range di calibri che spazia tra il .204 Ruger e il .300 Blackout passando per alcuni grandi classici come il .308 Winchester. Seguiranno nel 2003 la 8400WSM, caratterizzata dalle stesse dimensioni ma più solida per resistere alle pressioni degli allora innovativi calibri Short Magnum, la 84L (2007) per calibri più lunghi che includono il .30-06 Springfield e la 8400 Magnum (2009), caratterizzata dalle stesse dimensioni della 84L ma rinforzata per resistere alle pressioni dei calibri più robusti, quali quelli africani. La differenza dimensionale tra l’azione 84M e la 8400 Magnum è di 41 mm cui corrisponde un incremento ponderale di circa 900 grammi (su questo parametro incide anche la lunghezza della canna) confrontando gli allestimenti più leggeri di ogni categoria.
In soli cinque anni – era il 2019 quando ho messo le mani sulla prima Kimber – il catalogo si è ridotto in maniera considerevole. Allora era articolato in sette famiglie (Mountain, Hunter, Traditional, Open range, Dangerous game, Varmint e Tactical), oggi ridotte a due (Mountain e Hunter), chiaro segno di un cambio di strategia aziendale. Anche l’assortimento di calibri ha subito una riduzione. Ma, come ho avuto modo di verificare nel corso di questa prova, l’elevata qualità delle armi non è assolutamente cambiata.
Kimber Mountain Ascent, all’insegna della leggerezza
Delle due famiglie attualmente in commercio, la Hunter rappresenta quella d’accesso al mondo Kimber, disponibile negli USA a partire da un prezzo inferiore ai 1.200 dollari ma non per questo priva di raffinatezze quali, per esempio, la precisione garantita sub Moa. Attualmente è declinata nelle versioni Hunter, Hunter, Hunter Pro Desolve Blak (sic), Hunter Pro Gray Desolve Blak e Hunter Pro Boot Campaign, tutte caratterizzate da calciatura in polimero e caricatore estraibile.
Top della gamma è il modello Mountain, disegnato all’insegna della leggerezza. Qua ogni dettaglio, dalla calciatura in materiale composito alla realizzazione di elementi alleggeriti, è finalizzato al contenimento ponderale dell’arma, il cui peso dichiarato parte da 2.180 grammi. Se non è un primato, poco ci manca. Le versioni attualmente a catalogo sono tre: Mountain Ascent Caza, Mountain Ascent Skyfall e Montana.
La Mountain Ascent Skyfall oggetto di questa prova è disponibile in tre calibri: .308 Winchester (azione 84M), .280 Ackley Improved (84L) e .300 Winchester Magnum (8400 Magnum). Una selezione ristretta (tra l’altro il .280 AI non è importato non avendo ancora conseguito l’omologazione CIP) che fornisce comunque livelli prestazionali molto ampi. La meccanica fa affidamento sulla tradizionale azione ad alimentazione controllata (controlled round feeding) di derivazione Winchester 70 dove l’estrattore, di derivazione Mauser, “cattura” il collarino del bossolo nel momento in cui quest’ultimo è sfilato dal caricatore per poi trattenere la cartuccia lungo il suo percorso fino alla camera di cartuccia. L'alimentazione è più fluida e affidabile, così come l'estrazione. L’otturatore presenta due tenoni e sulla parte posteriore integra il comando a bandiera della sicura, a tre posizioni. La posizione intermedia consente di manovrare il componente in sicurezza con il percussore armato.
Tradizione rivisitata
L'azione è agganciata al calcio mediante pillar bedding che garantisce la necessaria rigidità al sistema e un’architettura a canna flottante. Il tutto è realizzato in acciaio inossidabile e presenta la finitura superficiale KimPro II Black sviluppata dal produttore. Lo scatto, diretto, è impostato in fabbrica sul valore di 3 libbre e mezzo (1.590 grammi) che è adeguato all’impiego venatorio; il peso di sgancio, l’aggancio dei piani e il collasso di retroscatto sono regolabili ma richiedono l'intervento di personale specializzato. Eccellente per costanza e fattura, presenta un buon appoggio e rilascia il percussore in maniera netta, senza frizioni o difetti che potrebbero inficiarne la prevedibilità.
Grande cura è stata applicata nella produzione della canna, che presenta camera di cartuccia match-grade e deve rispettare lo stringente parametro di precisione del Moa imposto dal produttore. Anch’essa è realizzata in acciaio inox e conserva la stessa finitura KimPro II Black. Misura 22 pollici (560 mm) e presenta profilo tipo sporter che si estrinseca in un diametro di 14,3 millimetri; alla volata è presente un freno di bocca che si innesta su una filettatura di passo americano 7/16”x28. L’anima della canna presenta quattro principi tradizionali con un classico passo di rigatura 1:10”.
Poche rinunce e molti benefici
Venendo alla calciatura, la Mountain Ascent in versione Skyfall ne monta una estremamente filante nella linea, decorata dal pattern camo Skyfall prodotto dall’americana Kryptek, che arriva al camouflage venatorio partendo dall’esperienza militare. Del pillar bedding ho scritto ma non ho detto che è presente un bedding in fibra di vetro. Il rinculo è mitigato dalla presenza di un calciolo Pachmyer da 1 pollice, molto efficace. La lop è fissa e misura 348 mm.
Il bonus offerto dalla carabina bolt action Mountain Ascent Skyfall è il peso. Quello dichiarato di partenza per la serie è 2.190 grammi mentre quello dell’arma che ho avuto in mano, nella sua specifica configurazione, è risultato 2.305 grammi. A questo straordinario risultato Kimber è giunta mettendo in campo numerosi interventi: anzitutto l’azione di dimensioni commisurate al calibro; inoltre manca il caricatore estraibile, un accessorio che grava inutilmente sull’arma quando è necessario ridurre la massa al minimo. Il caricamento del serbatoio avviene pertanto dall’altro, dalla finestra di espulsione (la capienza è di quattro colpi).
Un’attenta cura dimagrante l’ha subita la meccanica, con componenti scanalati (l’otturatore e, parzialmente, la canna) oppure “scheletrati” (lama dell’estrattore, manubrio e pomello dell’otturatore) o, addirittura, assenti (penso alle mire metalliche e alla slitta per il montaggio dell’ottica). L’astina è corta, anche in questo caso per risparmiare qualche grammo. Una volta che sia stata applicata la slitta (in questo caso una Picatinny di produzione Leupold), gli anelli e l’ottica si rimane comunque nel limite dei tre chilogrammi e mezzo, un traguardo che molte armi già raggiungono senza cannocchiale.
Un perfetto equilibrio
Nonostante la massa ridotta e gli interventi volti ad alleggerire alcuni componenti, la Mountain Ascent in prova non scalcia particolarmente neppure senza il freno di bocca, che nel test ho rimosso per facilitare la corretta rilevazione della V zero. Hanno contribuito il calibro moderato e il calciolo, certo, ma l’architettura dell’arma riesce a dissipare l’energia del rinculo al pari di altre carabine ben più pesanti. Tra l’altro, la sessione di tiro ha dimostrato un’eccellente resistenza al surriscaldamento del tubo e, su questo aspetto, sicuramente incide la presenza dei quattro principi di rigatura. Al termine delle serie di valutazione ho rimesso il freno di bocca: la concentrazione della rosata non è variata in maniera significativa mentre il rinculo si è fatto ancor più contenuto.
A livello di precisione, la bolt action Kimber offre quanto promesso scegliendo l’opportuno caricamento. In questo caso, la cartuccia Remington Premier Long Range con palla Speer Impact da 172 grani. È da rilevare come anche con le cartucce che non sono riuscite rimanere nel Moa si ottengano comunque rosate concentrate, nel cerchio del 10 del bersaglio, a 100 metri, senza colpi vaganti attribuibili alla migrazione termica. Una condizione che reputo eccezionale in quanto in molte carabine di qualità con canne di diametro ridotto spesso si verifica che il terzo colpo delle serie di prova si discosti dai primi due. Il test, quindi, è superato con la massima soddisfazione.
Chi cerca un'arma leggera e compatta, per la caccia in montagna o più in generale alla cerca, potrà prendere in considerazione questo allestimento Kimber senza timore di sbagliare.