di Matteo Brogi
Il corretto piazzamento del colpo: garanzia di successo a caccia
Per un prelievo pulito, è indispensabile conoscere alcune nozioni di anatomia topografica della specie insidiata. Il corretto piazzamento del colpo - in zona cardiaca - è la chiave per il nostro successo a caccia
La potenza è niente senza controllo. Questo refrain pubblicitario - molto popolare qualche tempo fa - ci ha insegnato che il progresso tecnologico, per darci un consistente vantaggio operativo, ha bisogno di conoscenze applicate al campo in cui si opera. Insomma, venendo alla caccia, il calibro corretto e una palla che lavora correttamente sono requisiti fondamentali ma non sufficienti per concludere positivamente l'azione. Anzi, sono argomenti che portano a dispute e discussioni infinite che distolgono dall'essenza dell'esperienza venatoria e da un elemento fondamentale: il corretto piazzamento del colpo.
Nella mia esperienza mi baso su due assunti preliminari: una palla che lavori bene e un calibro adeguato, secondo il principio "Use enough gun" elaborato da Robert Ruark, giornalista e scrittore attivo anche nel settore venatorio. In passato mi sono trovato a prelevare cinghiali in uscite dedicate al capriolo con calibri inadeguati come il .243 Winchester e li considero eventi fortunosi. Ecco perché, a meno che non stia effettuando uno specifico test, preferisco usare un calibro che mi permetta di sparare a tutto il range di animali a disposizione. È sempre preferibile utilizzare un calibro leggermente sovrabbondante piuttosto che uno troppo leggero per il selvatico insidiato. Non aggiungo altro e, soprattutto, non intendo dare indicazioni sui calibri proprio per non entrare nella disputa di cui ho scritto.
Il fine ultimo: evitare sofferenze al selvatico
Se il nostro proiettile è piazzato correttamente, gli esiti dell'azione di caccia sono abbastanza scontati. L'animale può incassare più o meno bene ma, se la palla ha attraversato la zona cardiaca interessando cuore, aorta, polmoni, lo troveremo sull'Anschuss o a breve distanza. A seconda delle condizioni del territorio il recupero potrà comunque non essere immediato ma, insomma, potremo dire di aver svolto correttamente il nostro compito: quello di un abbattimento pulito che evita sofferenze al selvatico e, possibilmente, inutili danni alla spoglia.
Per ottenere un risultato di questo genere è indispensabile conoscere qualcosa in termini di anatomia topografica, la scienza che ci svela come è fatto il corpo del selvatico partendo dall'esterno per arrivare alla dislocazione degli organi interni. La conoscenza di queste nozioni ci indica le migliori coordinate balistiche, cioè dove mirare. È molto importante ricordare, infatti, che il "bersaglio" al quale si spara - a caccia - non è situato sulla pelle del selvatico ma al suo interno. Questa è l'enorme differenza che distingue il tiro in poligono da quello prettamente venatorio. Il cacciatore responsabile deve quindi essere in grado di vedere all'interno dell'animale e questo è quanto lo distingue dal tiratore di poligono che, sì, potrà essere un campione sulla linea di tiro, ma non per questo sarà necessariamente un buon cacciatore.
L'anatomia... topografica
L'anatomia topografica di un capriolo adulto ci dice che la sua cassa toracica ha uno sviluppo verticale di una trentina di centimetri, è protetta da 13 costole e il cuore ha un'altezza di 9 centimetri (8 il camoscio, 16 il cervo). Il cuore è situato tra la terza e la sesta costola, dalla settima in poi - separato dal diaframma - è presente il rumine che non deve essere colpito per evitare la contaminazione batterica delle carni. Se l'area toracica è genericamente indicata come l'area dove deve essere piazzato il colpo perché sia efficace, la posizione del cuore identifica il distretto dove deve impattare il "colpo giusto" - così lo definì l'amico Danilo Liboi.
Per ottenere le coordinate balistiche - come ha scritto il dott. Luca Pirovini - è necessario «tracciare una immaginaria linea verticale, tangente il gomito (articolazione omero-radioulnare), che incroci una linea orizzontale parallela al terreno e passante per la punta della spalla (articolazione scapolo-omerale). L'incrocio di queste due rette coincide con l'ilo polmonare, il midollo, il cuore e i più importanti vasi sanguigni». Il proiettile, creando il suo tunnel lesivo (cavità permanente e temporanea, ne ho scritto qui), determina il decesso istantaneo dell'ungulato: la lesione alla colonna e quindi al midollo creerà uno shock neurogeno che farà crollare l'animale a terra, la contemporanea lesione del cuore o dei grossi vasi procurerà un'abbondante emorragia dall'esito letale quasi istantaneo.
Eccezioni
Questo si applica in una condizione normale di pascolo, quando cioè la zampa anteriore è posizionata in avanti. Qualora fosse posizionata all'indietro, la linea verticale immaginaria che passa dal centro del cuore passerà con ogni probabilità davanti all'articolazione del gomito, fornendo coordinate differenti.
Qualora l'animale non sia a cartolina, la situazione cambia drasticamente e, una volta di più, è indispensabile conoscere l'anatomia dell'animale oggetto di prelievo per piazzare il colpo in maniera che vada a ledere gli organi vitali; la dimensione dell'area si riduce notevolmente e subentrano altre considerazioni: se l'animale è destinato all'impiego alimentare, tutti i tiri in cui questo non sia ortogonale al cacciatore produrranno un danno superiore alla spoglia e, soprattutto, l'interessamento dell'area digestiva con conseguente inquinamento batterico delle carni. Una condizione da evitare se si vuole onorare correttamente il selvatico fin sulla tavola.
Ribadisco, anche in questa occasione, l'inopportunità dei colpi al collo e al cervello dell'animale: l'area vitale in questi casi presenta una superficie estremamente ridotta, se paragonata alla zona cardiaca, aumentando le probabilità d'insuccesso e, soprattutto, di ferimento dell'animale.
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