di Matteo Brogi
Il contributo dei cacciatori per l'ambiente
La prima edizione dell'operazione Paladini del territorio ha dimostrato agli occhi dell'opinione pubblica che il cacciatore può essere il miglior interprete della tutela dell'ambiente. È fondamentale diffondere questa consapevolezza all'esterno e all'interno del mondo venatorio
La prima edizione dell'iniziativa Paladini del territorio – che ho presentato in questo post – si è conclusa con un notevole successo di pubblico e di risultati. Intorno a Fondazione Una, che l'ha lanciata, si sono riuniti oltre 3.000 volontari in rappresentanza, tra l'altro, di Fidc, Arcicaccia ed Enalcaccia oltre che di Atc e istituzioni territoriali. Questa formidabile squadra – coesa dal nord al sud d'Italia – ha portando a termine oltre 100 azioni di recupero del territorio. Sono state raccolte 20 tonnellate di rifiuti abbandonati su sentieri, strade vicinali, aree urbane e rurali, restituendo alla fruizione pubblica zone su cui gravitano più di due milioni di cittadini. Rifiuti pericolosi come eternit e pneumatici, ingombranti come elettrodomestici e materassi, siringhe usate e ogni tipo di materiale abbandonato dall'incuria e dall'ignoranza, talvolta interessata, sono stati conferiti in discarica per lo smaltimento.
Il successo dell'iniziativa ha confermato che la volontà condivisa di più attori permette di rispondere alle necessità del territorio e rafforza l'immagine del cacciatore come custode degli equilibri faunistici e naturali dell'ecosistema. In termini di comunicazione, si rivoluziona lo sguardo nei confronti dell'attività venatoria, che viene sempre più vista e accreditata come elemento utile e positivo a garanzia del mantenimento degli equilibri naturali. Ne ho parlato con Pietro Pietrafesa, segretario generale di Fondazione Una.
L'iniziativa Paladini del territorio è riuscita a mettere insieme le forze più genuinamente interessate alla conservazione dell'ambiente. Crede che in un futuro possa diventare un momento condiviso tra tutte le associazioni venatorie, che quest'anno hanno partecipato in ordine sparso?
Con l'iniziativa Paladini del territorio, Fondazione Una ha voluto mandare un chiaro messaggio a favore del mondo venatorio nella preservazione e cura delle aree verdi e, più in generale, dell'ambiente. Abbiamo dovuto aspettare due anni a causa dalla pandemia, ma alla fine ce l'abbiamo fatta e abbiamo ottenuto una grande partecipazione da parte delle associazioni venatorie di tutta Italia e anche di numerose comunità locali: 100 sezioni territoriali che hanno impegnato oltre 3.000 persone. Per le prossime edizioni puntiamo ad avere sempre più partecipanti. A fronte dei grandi risultati raggiunti e dell'entusiasmo di quest'anno, pensiamo che le stesse Associazioni venatorie possano farsi ambasciatrici dell'attività e coinvolgere sempre più enti e volontari con cui dialogano e collaborano. Se quest'anno abbiamo raccolto 20 tonnellate di materiali di scarto, l'anno prossimo l'obiettivo minimo è quello di raddoppiare questa cifra.
Il valore della conservazione deve essere comunicato anche all'interno del mondo dei cacciatori. Quali potranno essere, nel futuro, i progetti in grado di favorire il coinvolgimento di tutto il mondo venatorio?
Con l'operazione Paladini del territorio abbiamo imboccato una strada ben definita, un vero e proprio cambio di passo, portando avanti un'opera di sensibilizzazione e di corretta informazione sulla figura del cacciatore, da intendersi in maniera diversa rispetto al passato. Come riporta il nostro manifesto del Paladino del territorio, infatti, il cacciatore moderno opera quotidianamente con attenzione e competenza, per preservare l'ambiente e consegnarlo integro alle generazioni future. Proprio a questo scopo stiamo lavorando anche per responsabilizzare il settore rispetto ai fenomeni di bracconaggio – purtroppo ancora diffusi – e per portare l'attenzione sulla tutela delle specie protette con il progetto Biodiversità in volo. Nell'ambito dell'iniziativa, insieme a Federparchi, promuoviamo la caccia come una attività responsabile, nemica del bracconaggio e a tutela delle specie protette. Tendendo ben a mente questi obiettivi, continueremo a lavorare per e insieme alla nostra comunità di cacciatori allo scopo di ottenere risultati sempre più consistenti. Da quasi due anni, inoltre, la Fondazione è membro dello Iucn – Unione mondiale per la conservazione della natura, che ha come obiettivo quello di rafforzare il dialogo sulle migliori pratiche di conservazione dell'integrità e della diversità della natura e, al tempo stesso, dell'ambiente. Si tratta della prima realtà 100% italiana rappresentativa anche del mondo venatorio ad aderire a Iucn, di cui sono già parte altre note associazioni quali Wwf, Legambiente, Ispra, Cnr e Federparchi.
Frequentemente l'interesse del mondo venatorio nei confronti del tema ambientale viene percepito come strumentale. Come si possono superare i pregiudizi che impediscono al mondo venatorio e a quello sedicente ambientalista di confrontarsi?
Superare i pregiudizi utili a un confronto costruttivo è possibile attraverso i fatti e le azioni, con progetti concreti che impattano in maniera fattuale. Fondazione Una è nata con lo scopo di creare sinergie tra i vari attori della biodiversità su progetti condivisi. I mondi venatorio, ecologista, agricolo e della ricerca sono tutti anelli imprescindibili di questa catena virtuosa. Questa è la direzione verso cui stiamo proseguendo, con una serie di iniziative che hanno un risvolto effettivo sul territorio e sull'ambiente. Con Operazione paladini del territorio i risultati parlano da soli: 20 tonnellate di materiali di scarto rimossi, tra cui diverse tipologie di rifiuti pericolosi come l'eternit trovato a Montelupone, o le siringhe usate, oltre a rifiuti ingombranti quali pneumatici, materassi, finestre, elettrodomestici di ogni tipo e materiale edile. La massiccia adesione e l'impegno dei circoli locali, provinciali e regionali delle Associazioni venatorie italiane dimostra la volontà da parte dei cacciatori di agire concretamente per la preservazione del territorio, ponendo le basi per il dialogo con mondi spesso e volentieri contrari alla caccia.
Fondazione Una si propone di parlare, oltre che al mondo venatorio, a quelli ambientalista, agricolo, scientifico e accademico. Dove trova le maggiori resistenze? E quali crede essere le collaborazioni che potranno essere particolarmente utili per l'obiettivo di lungo termine?
Più che porre l'accento sulle resistenze, vogliamo evidenziare come quest'ultime si stiano attenuando, grazie soprattutto a un lungo lavoro fatto di dialogo, confronto e obiettivi comuni. Infatti, anche e soprattutto alla luce dei fatti dell'ultimo periodo, è imprescindibile lavorare fianco a fianco di mondi diversi apparentemente distanti dal nostro.
In questo specifico momento storico, per esempio, stiamo collaborando con il settore agricolo per trovare soluzioni condivise ed efficaci per fronteggiare l'emergenza Psa. Ritengo centrale e strategica la collaborazione con il mondo delle Associazioni che rappresentano gli agricoltori. Proprio su questo, abbiamo già ribadito il nostro sostegno a Coldiretti e siamo in prima linea per dare un aiuto concreto nella risoluzione dei problemi che ci attendono.
Per quanto si parli incessantemente di ambiente e conservazione, una vera coscienza ambientale non è particolarmente diffusa – specie tra i giovani che vivono in città. Cosa si può fare per avvicinare il mondo rurale e le necessità dell'ambiente in genere alle generazioni ora meno coinvolte?
Diffondere una coscienza ambientale che abbia un risvolto concreto sulla preservazione e tutela del territorio è uno degli obiettivi primari di Fondazione Una, per il quale lavoriamo su diversi fronti, primo fra tutti, appunto, con il progetto Paladini del territorio. L'iniziativa ha visto anche un buon coinvolgimento delle generazioni più giovani; cito per esempio le iniziative nel territorio piemontese della Val Chisone, Val Germanasca e Val Pellice, dove i giovani volontari hanno ripulito le zone dai rifiuti insieme ai loro compagni più anziani, con una sorta di passaggio del testimone tra generazioni in nome della tutela dell'ambiente.
Al fine di raggiungere un bacino di utenti quanto più ampio, tra cui quindi anche le generazioni più giovani, come Fondazione stiamo lavorando con gli influencer, persone con un ampio seguito che riescono a coinvolgere e a trasmettere i nostri valori sfruttando le principali piattaforme social. Anche i progetti che portiamo avanti nelle scuole ci aiutano a far comprendere argomenti come la stagionalità, la biodiversità in agricoltura ed il valore del verde urbano.
Qual è il ruolo che Fondazione Una intende rivestire nel processo di trasformazione della percezione dell'ambiente nell'opinione pubblica?
Noi di Fondazione Una vogliamo essere pionieri del processo di trasformazione della percezione dell'ambiente nell'opinione pubblica, con un ruolo da leader. Abbiamo una community che cresce incessantemente – con oltre 70.000 followers su Facebook – e non vogliamo essere da meno rispetto ad altri player del settore. Lavoreremo incessantemente per far passare questo cambio di passo nella percezione della figura del cacciatore moderno, che va considerato per quello che è davvero: il primo vero ambientalista, profondo conoscitore del territorio e della natura e impegnato nel preservarli.
Quali sono i programmi futuri della Fondazione?
Per il futuro, vogliamo proseguire sulla strada intrapresa quest'anno: innanzitutto, riposizionare la caccia come attività responsabile e sostenibile, nella tutela e valorizzazione del territorio e della biodiversità che lo popola. Crediamo nella figura del cacciatore come Paladino del Territorio, attore con un ruolo fondamentale nella custodia degli equilibri faunistici e naturali dell'ecosistema.
Oltre a questo, continueremo a sensibilizzare e a educare la comunità stessa dei cacciatori, rimarcando l'importanza di adottare un modello di caccia che sia sostenibile, pienamente rispettoso delle regole e dell'ambiente.
Se sei interessato alla caccia sostenibile e alla conservazione dell'ambiente e della fauna selvatica, segui la pagina Facebook e l'account Instagram di Hunting Log, la rivista del cacciatore responsabile.