di Matteo Brogi
Gestione venatoria: l'importanza del rilevatore biometrico
Fare gestione significa monitorare lo status delle popolazioni di ungulati fino a dopo l'abbattimento. I dati biometrici raccolti sono elementi essenziali di analisi e comparazione. Servono quindi cacciatori che non si limitino a premere il grilletto e figure capaci di far fronte a tutte le esigenze gestionali
La diffusione degli ungulati nella nostra penisola e l'affermarsi della caccia di selezione ha portato una sostanziale rivoluzione nelle abitudini dei cacciatori italiani. Censimenti, assegnazione dei capi, centri di sosta e di controllo erano realtà sconosciute in gran parte d'Italia ancora quaranta anni fa. La selezione e la gestione di una popolazione faunistica complessa sono state il motore che ha portato l'assimilazione di pratiche virtuose che, con qualche aggiustamento, potranno essere la base della caccia del futuro alla piccola stanziale (qualcosa si sta facendo) e alla fauna migratoria (dove è necessario però un impegno trans-nazionale che è assai più problematico coordinare).
Il rilevatore biometrico, figura tecnica indispensabile
Tra le competenze che completano il processo gestionale degli ungulati spiccano quelle dell'operatore abilitato ai rilevamenti biometrici, una figura tecnica indispensabile per chiudere il cerchio e raccogliere in maniera ordinata e coerente i dati. A seconda dei regolamenti, il rilevatore può essere una figura istituzionale oppure un cacciatore adeguatamente formato.
Il controllo e la valutazione del capo abbattuto forniscono indicazioni precise sullo stato della popolazione oggetto di prelievo. I dati – che devono essere inevitabilmente abbondanti, aggiornati e informati a un elevato grado di standardizzazione – consentono di tipizzare la popolazione (quindi di conoscere le sue caratteristiche medie) e, sottoposti a elaborazioni di carattere statistico, descriverne le tendenze e le eventuali variazioni. Non va dimenticato che gli ungulati hanno la tendenza a reagire in maniera molto rapida, anche morfologicamente, alle variazioni imposte dalle condizioni ambientali in virtù della loro plasticità fenotipica.
È questo il motivo per cui è essenziale l'intervento dell'operatore biometrico che – generalmente nel centro di controllo – verifica la correttezza dell'abbattimento (quindi la corretta corrispondenza tra sesso e classe di età del capo abbattuto rispetto a quello assegnato) ed effettua quelle misurazioni che – tramite la scheda biometrica successivamente compilata – forniranno al biologo i dati indispensabili per la valutazione dello status della popolazione e le eventuali comparazioni con il passato o altre popolazioni.
Nell'assegnazione della classe, il rilevatore si confronta con numerosi elementi d'incertezza che rendono il suo compito complesso e soggetto a errori, che solo una grande esperienza può mitigare. L'analisi successiva dell'emimandibola – pulita e preparata alla scopo – risolve con ragionevole certezza ogni dubbio; sta a chi la analizzerà stimare in maniera definitiva l'età del selvatico.
La raccolta dei dati biometrici del capo è invece un momento che non prevede un secondo passaggio e investe l'operatore di una grande responsabilità. La correttezza del suo operato è alla base di tutte le elaborazioni che vengono svolte successivamente e ogni errore è in grado di inquinare il database e i dati che vi vengono estrapolati.
Compiti e responsabilità
Il compito dell'operatore si concretizza quindi nella compilazione della scheda biometrica: la conoscenza dei dati morfologici degli animali prelevati permette di stimare lo stato di salute della popolazione, di valutare l'eventuale superamento della densità biotica o l'approssimarsi di una condizione di saturazione della capacità portante. Ma non solo. La stima dell'età consente di valutare la struttura d'età della porzione di popolazione prelevata e – collegata agli altri dati raccolti – l'accrescimento corporeo medio della popolazione.
I dati che invece fanno riferimento alla fertilità facilitano l'indagine della condizione delle popolazioni e la costruzione di modelli demografici predittivi. Nel caso dei maschi, il monitoraggio si completa e si esalta con la valutazione dei trofei; la mostra dei trofei rappresenta anch'essa un momento cruciale per avere indicazioni sullo status della popolazione e costituisce un momento di aggregazione per la comunità locale dei cacciatori, che in quel momento vedono coronati i propri sforzi gestionali e vengono ulteriormente responsabilizzati sull'importanza del proprio compito.
L'operatore abilitato, quindi, non è semplicemente uno strumento nelle mani delle figure tecniche che lavorano per Regioni, Atc, Comprensori alpini e distretti. La sua azione è fondamentale perché è la prima a dare una motivazione scientifica al prelievo. Quando lo si sarà assimilato ovunque, e solo allora, si potrà tornare a fare affidamento sulla Banca dati nazionale degli ungulati che da troppo tempo è rimasta nel libro dei sogni dei cacciatori responsabili (l'ultima edizione, riferita al periodo 2001-2005, è scaricabile qui).
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