di Diana & Wilde
Enetwild: la raccolta dei dati per la gestione della fauna europea
La raccolta, la convalida e l'archiviazione dei dati sono cruciali nella gestione e nella protezione della fauna selvatica. Per questo motivo è nata Enetwild, una rete internazionale di professionisti dedicata al miglioramento delle capacità europee nel monitoraggio della fauna selvatica salute l'approccio One Health
di Ezio Ferroglio*
Peste suina da un lato, influenza aviaria dall'altro, accrescono il timore per la salute degli animali domestici e i conseguenti costi per la zootecnia comunitaria. Ma non sono da sottovalutare neppure i rischi per la salute umana indotti da un eventuale effetto spill-over, di cui tanto si parlò in era Covid, cioè del passaggio di malattie dagli animali selvatici all'uomo.
Questi rischi sono un pericolo reale e il vero problema è che spesso non sappiamo quali, quanti e dove sono concentrati gli animali in Europa. Per sviluppare una vera politica gestionale occorre pensare a delle soluzioni e a degli strumenti, ma questo è impossibile senza dati. La Psa, entrata nell'Unione Europea ormai 10 anni fa, ha chiaramente dimostrato che senza dati sulla densità e distribuzione delle popolazioni di cinghiale era impensabile proporre delle misure di intervento e ancor di più valutare l'efficacia delle azioni adottate per contrastare l'epidemia. All'epoca ci si rese conto che mancava una raccolta di dati sulle popolazioni selvatiche e che spesso i dati disponibili non erano comparabili perché raccolti in modo molto diverso nelle varie realtà. Questo, nonostante il grande sforzo fatto dai cacciatori europei che, con diverse modalità, da molti anni raccoglievano dati sulle popolazioni con censimenti e rilevazioni biometriche sui capi abbattuti. In molti casi, però, questi dati finivano in qualche cassetto o hard disk e non venivano adeguatamente valorizzati e riconosciuti.
Raccogliere, armonizzare e comparare
In questo contesto si è quindi sentita a livello europeo la necessità di raccogliere tutte le informazioni disponibili sulle consistenze faunistiche e di armonizzare la raccolta dei dati in modo da poter comparare le diverse realtà europee. Da questa necessità nacque nel 2016 un bando europeo dell'European Food Safety Agency (EFSA) volto proprio alla raccolta di dati sulle popolazioni di selvatici, sullo sviluppo di metodi di valutazione delle densità e sull'armonizzazione del sistema che venne vinto da un consorzio di 16 enti di ricerca in cui l'Italia era rappresentata dalle Università di Torino e di Sassari.
Anche se, a causa del rischio di epidemie di Psa, lo sforzo principale è stato concentrato sulla specie cinghiale, negli anni il consorzio Enetwild ha messo in piedi una rete di contatti che ha permesso di raccogliere informazioni sulle consistenze faunistiche di moltissime specie di mammiferi cacciabili e no. Qualcuno potrebbe chiedersi che senso abbia raccogliere questi dati e se sia logico investire in questa attività. La risposta è semplice: non solo ha senso, ma è fondamentale se si vuole fare della gestione seria, altrimenti è effettivamente un'inutile perdita di tempo.
Nel frattempo, sono stati anche messi a punto dei sistemi di raccolta che potrebbero permettere a chi gestisce la fauna - Regioni, Comprensori alpini, Ambiti territoriali di caccia - di avere la possibilità di analizzare in tempi rapidi i dati disponibili per pianificare la gestione faunistica. Questo potrebbe aiutare non solo nell'analisi e valutazione delle attività di programmazione, ma anche nel redigere i piani faunistici, strumenti obbligatori per poter svolgere l'attività venatoria. Sono anche state sviluppate delle linee guida e dei metodi per la valutazione delle consistenze della fauna utilizzando diversi metodi, tra cui l'impiego di foto trappole. In particolare, è stato creato un Osservatorio Europeo della Fauna (questo il link) a cui partecipano decine di enti e organizzazioni (Università, Parchi, riserve di caccia, etc.) che, usando questi dispositivi, hanno raccolto informazioni sulla densità di diverse specie di mammiferi in diversi contesti territoriali e permesso di validare dei modelli predittivi che sono utilizzati sia per validare i modelli di distribuzione delle specie sia di alcune patologie tra cui, per esempio, proprio la Psa.
Cacciatori e intelligenza artificiale
Il ruolo del mondo venatorio è sicuramente enfatizzato da queste iniziative tant'è che nella seconda fase del progetto, prevista per il 2024, molti ambiti di gestione faunistica di diversi paesi europei hanno chiesto di partecipare. La motivazione principale che spinge vari ambiti di caccia europei ad aderire all'iniziativa è legata al fatto che molti hanno capito l'importanza di raccogliere dati oggettivi sulle consistenze da utilizzare nella gestione faunistica.
Il tutto diventa ancor più rilevante nelle aree soggette o vicine alla Psa, perché conoscere le consistenze permette non solo di capire l'evolvere della malattia negli anni ma anche, fattore fondamentale in un'area colpita, di valutare l'efficacia dei differenti metodi di controllo adottati per contenere le popolazioni di cinghiali. A oggi, infatti, dopo dieci anni dall'ingresso del virus nei cinghiali dell'Unione europea, mancano moltissime informazioni e tra i pochi dati disponibili sugli effetti della Psa sulla densità ci sono quelli raccolti recentemente in Italia proprio all'interno di questo consorzio.
Conoscere per conservare
Anche nello sport ormai si misura ogni dato per capire cosa e come si può cambiare per migliorare. La gestione della fauna non fa eccezione e segue questa tendenza o, meglio, spesso si deve adattare, come è avvenuto peraltro anche nei decenni scorsi, a norme e disposizioni che permettono l'esercizio dell'attività venatoria solo a condizione che questa si possa giustificare da un punto di vista conservazionistico. Per rendere il tutto il più semplice possibile dal lato utente, è stato anche sviluppato un sistema che permette di scaricare le foto e automaticamente differenzia le varie specie facendo ricorso all'intelligenza artificiale e con pochi passi, evitando tutta una serie di misurazioni e calcoli che in passato rendevano "complicato" l'uso del sistema, permette di elaborare tutti i dati necessari per arrivare a stimare la densità dalle immagini registrate. Il vantaggio di avere la formazione gratuita del personale, il programma per l'analisi dei dati, il supporto tecnico per l'analisi e l'interpretazione dei dati sono un vantaggio che molti hanno colto.
I risultati ottenuti e l'esperienza acquisita nei 6 anni passati hanno convinto la Commissione Europea dell'importanza dell'approccio ed è quindi nato un nuovo bando dell'EFSA che è stato vinto dalla stessa cordata Enetwild aumentata a 27 partners e che, per i prossimi 6 anni, sarà gestita dall'Università di Torino, con il supporto dell'Università di Sassari per la gestione dell'Osservatorio Europeo della Fauna. Una testimonianza delle competenze e della fiducia che la ricerca accademica italiana ha nel settore della gestione, sanitaria e no, della fauna.
La conoscenza è la chiave della gestione
La gestione e la pianificazione faunistica sono ormai entrate in una fase che richiede una approfondita conoscenza dei dati. Questo avviene perché sono aumentate le "esigenze" di una gestione sempre più basata su riscontri oggettivi e scientifici, e anche chi prende decisioni ha sempre più necessità di avere informazioni che supportino le scelte. A questa tendenza generale, nel caso della fauna selvatica si aggiunge un punto molto importante: da materia riservata a chi era interessato alla fauna, cacciatori in primis e qualche ricercatore, a causa degli effetti sulla salute pubblica la gestione è diventata una tematica che riguarda ormai gran parte della società. Pensiamo ai risvolti economici e sociali che sta avendo la Psa o l'influenza aviaria, o al problema delle zecche e delle malattie trasmesse, alla rabbia, all'echinococcosi e alla paura della malattia X, la nuova pandemia, ancora sconosciuta, ma che tutti temono possa emergere dai selvatici e colpire l'umanità.
In questo contesto generale le attività di Enetwild e dell'Osservatorio Europeo della Fauna rappresentano un utile strumento di raccolta e analisi dei dati che è al servizio della Commissione Europea, ma anche di tutti coloro che sono interessati alla fauna e alla sua gestione, in primis i cacciatori.
Se è vero, e lo è, che senza protezione non c'è caccia, è altrettanto vero che senza conoscenza non ci può essere una vera protezione. Il fatto che in diversi contesti europei vi siano moltissime iniziative in cui il mondo venatorio è diventato partner di Enetwild, e i rapporti instaurati con FACE, testimoniano quanto i cacciatori europei siano in grado di capire e accettare le sfide che i cambiamenti in atto pongono all'attività venatoria. I cacciatori, almeno quelli che sono da sempre in prima linea per la tutela della fauna, hanno una grande opportunità per dimostrare che il loro contributo alla gestione faunistica è indispensabile.
BIOGRAFIA
* EZIO FERROGLIO è professore associato presso la Facoltà di Medicina veterinaria dell'Università degli studi di Torino, membro dell'European veterinary parasitology college e dell'European college of Veterinary public health. Si occupa dell'epidemiologia e diagnosi delle parassitosi, in particolare delle zoonosi.
Articolo concesso da Diana & Wilde / Edizioni Lucibello, aprile 2024
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