il contesto appenninico, ricco per qualità e quantità di risorse trofiche, ha avvantaggiato in maniera considerevole la popolazione del cervo, testimoniando la sua rapidità nella risposta al variare dei fattori ambientali e la sua notevole plasticità fenotipica
il contesto appenninico, ricco per qualità e quantità di risorse trofiche, ha avvantaggiato in maniera considerevole la popolazione del cervo, testimoniando la sua rapidità nella risposta al variare dei fattori ambientali e la sua notevole plasticità fenotipica - © Andrea Dal Pian
Pubblicato il in Conservazione
di Matteo Brogi

Cervi in Appennino: il CIC pubblica lo studio

La lectio magistralis tenuta da Stefano Mattioli in occasione del conferimento dell'Attestato di eccellenza del CIC fa il punto sulla storia dei cervi dell'Appennino centrale

Tra gli scopi statutari del CIC è espressamente previsto il supporto e il contributo alla divulgazione della ricerca scientifica applicata. In quest'ottica, dopo la pubblicazione della Guida pratica al Manuale CIC per la misurazione e la valutazione dei trofei di caccia nel 2021, de Il cervo sardo nel 2022 e de Il camoscio appenninico nel 2023, è stato appena dato alle stampe il volume Cervi in appennino, ovvero la plasticità in azione. Il volume, illustrato dalle fotografie di Andrea Dal Pian, riporta i contenuti della lectio magistralis tenuta da Stefano Mattioli - zoologo e CIC Expert della Delegazione italiana - in occasione del conferimento dell'Attestato d'eccellenza durante l'assemblea di Saluzzo il 16 giugno 2023.

Tra gli scopi statutari del CIC è espressamente previsto il supporto e il contributo alla divulgazione della ricerca scientifica applicata. Quest'anno è stato pubblicato il quarto volume di una collana che già include importanti lavori sul cervo sardo e il camoscio appenninico
Tra gli scopi statutari del CIC è espressamente previsto il supporto e il contributo alla divulgazione della ricerca scientifica applicata. Quest'anno è stato pubblicato il quarto volume di una collana che già include importanti lavori sul cervo sardo e il camoscio appenninico - © CIC

Il volume racconta, tramite le ricerche effettuate e i dati raccolti da Mattioli e altri, l'origine della popolazione di cervi dell'Appennino centrale, il periodo dei super-trofei palmati, quello della normalizzazione dei palchi, i primi censimenti al bramito e le differenze degli accrescimenti tra gli esemplari dei due versanti appenninici, toscano ed emiliano. Il tutto mettendo in risalto la grande adattabilità del cervo rispetto alle variazioni climatiche e alimentari in termini di crescita corporea e investimento nel palco, un dato - quest'ultimo - utilizzabile come indice dello stato di salute della popolazione.

Tutto inizia nel 1958, all'Acquerino

La popolazione dell'Acquerino, dal nome della stazione della Forestale dove vennero liberati gli esemplari fondatori, si sviluppa nel 1958 grazie all'introduzione di quattro esemplari provenienti dalle foreste demaniali di Tarvisio, nelle Alpi friulane, dove prestava servizio come amministratore l'ispettore G. Premuda. A questo primo nucleo si aggiunsero altri tre esemplari nel 1965. Seguirono reintroduzioni in Casentino (1950-60) e all'Orecchiella (1966-72), nell'Alto Lucchese, ponendo le basi per una diffusione del cervo in tutta l'Italia centrale. I primi avvistamenti sul versante bolognese, nell'area di Monte Calvi, sono già del 1968; all'espansione del nucleo storico si aggiunsero negli anni Ottanta la formazione del nucleo di Monte Sole e la fuoriuscita di esemplari da recinti di allevamento nelle zone di Grizzana, S. Benedetto Val di Sambro e Monterenzio.

Palco a 26 punte rinvenuto nell'alto pistoiese (collezione di F. Odorici)
Palco a 26 punte rinvenuto nell'alto pistoiese (collezione di F. Odorici) - © Riccardo Dal Pian

Lo studio di Mattioli permette di ripercorrere più di sessant'anni di storia della specie, seguendo lo sviluppo della popolazione in termini di areale e consistenza sullo sfondo delle grandi modificazioni dell'economia e del paesaggio della montagna appenninica. Attraverso l'analisi delle dimensioni e della morfologia dei palchi è stato possibile anche ricostruire i cambiamenti fisici dei maschi nel corso dei decenni; il contesto appenninico, ricco per qualità e quantità di risorse trofiche, ha avvantaggiato in maniera considerevole la popolazione, testimoniando la rapidità nella risposta al variare dei fattori ambientali e la notevole plasticità fenotipica del cervo.

Differenze fenotipiche

Mattioli ricorda che le dimensioni della specie cambiano in maniera radicale tra gli estremi del fenotipo lussureggiante o di dispersione (rappresentato nei Carpazi o nella pianura pannonica, dove sono documentati casi di cervi di anche 340-350 kg di peso post-riproduttivo) e il fenotipo di mantenimento o di efficienza (Sardegna, brughiere scozzesi, dove i maschi adulti raggiungono in media i 95-110 kg). I cervi appenninici, anche se mancano dati relativi sugli esemplati fondatori, si sono considerevolmente sviluppati negli anni.

Nell'autunno 2022 la stima di popolazione è stata di circa 4.200 cervi, confermando un trend in crescita
Nell'autunno 2022 la stima di popolazione è stata di circa 4.200 cervi, confermando un trend in crescita - © Andrea Dal Pian

La crescita della densità ha portato alla gestione mediante la pratica della caccia di selezione in via sperimentale nel 2000, ma già tra il 1993 e il 1995 le Regioni Toscana ed Emilia Romagna iniziarono lo studio della popolazione. Questo ha permesso di rilevare come nell'autunno 1995 la popolazione di cervi contava all'incirca 1.350 capi su un areale complessivo di 655 kmq. Nel 2000 la consistenza totale era stimabile in circa 2.000 capi su 810 kmq, cresciuti a 2.600 capi su 1.390 kmq nel 2010. Nell'autunno 2022 la stima di popolazione è stata di circa 4.200 cervi su un areale totale di 1.950 kmq con palchi di dimensioni medio-alte se paragonate a quelli delle altre popolazioni europee. Con buona pace di chi ritiene che la gestione - se ben fatta, naturalmente - produce un impoverimento della popolazione e influisce negativamente sulle dinamiche di popolazione.

L'importanza dei dati biometrici

I dati biometrici raccolti dal 2000 hanno portato alla creazione di un'ampia banca dati che ha permesso di progredire nella conoscenza della specie. Da questo patrimonio di informazioni sono emersi due studi, entrambi pubblicati nel 2021, che hanno Mattioli tra gli estensori: Spatial variation in antler investment of Apennine red deer (Variabilità spaziale dell'investimento nel palco del cervo appenninico) e Land cover and weather jointly predict biometric indicators of phenotypic quality in a large herbivore (Copertura del suolo e clima predicono gli indicatori di qualità fenotipica in un grande erbivoro).

Il volume - disponibile anche in lingua inglese - può essere richiesto alla Delegazione italiana del CIC
Il volume - disponibile anche in lingua inglese - può essere richiesto alla Delegazione italiana del CIC - © CIC

L'appassionante storia dei cervi dell'Acquerino e dell'Italia centrale è narrata da Mattioli con dovizia di particolari e di dati. Per maggiori informazioni e per l'acquisto della pubblicazione è possibile contattare la Delegazione italiana del Cic.

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