La Giunta regionale abruzzese ha autorizzato con voto unanime il prelievo di 469 cervi per la stagione 24-25. L'apertura è prevista per il 14 ottobre
La Giunta regionale abruzzese ha autorizzato con voto unanime il prelievo di 469 cervi per la stagione 24-25. L'apertura è prevista per il 14 ottobre - © Andrea Dal Pian
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di Matteo Brogi

Cervi abruzzesi: l'inutile polemica

Il prelievo venatorio del cervo in Abruzzo è legittimo. Punto. Vale però la pena ribadirlo, per evitare che la faziosità delle associazioni protezioniste e l'emotività del cittadino disinformato insinuino il dubbio

Con la delibera di Giunta regionale 509 dell'8 agosto 2024, l'Abruzzo ha autorizzato a voti unanimi il prelievo del cervo a partire dal prossimo 14 ottobre. Una determinazione che era attesa da tempo e che solo alcuni problemi gestionali e burocratici (l'imminenza delle elezioni regionali, la necessità per gli ATC di organizzare le azioni connesse alla gestione, dalla predisposizione dei punti di controllo all'abilitazione delle figure necessarie) non avevano permesso che si concretizzasse già nel 2023.

Da quando ne abbiamo dato notizia il 12 di questo mese, si è scatenata la reazione dei contrari a prescindere capeggiata dal WWF regionale che, con altre 10 associazioni, il 18 agosto ha presentato la petizione online Fermiamo la strage dei cervi in Abruzzo in cui chiede alla Regione "di revocare la delibera, di abbandonare l'idea del prelievo selettivo al Cervo e di aprire un tavolo di confronto che porti a valutare e intraprendere altre soluzioni per limitare i danni all'agricoltura e il rischio da impatto con autoveicoli". Concludendo: "La natura si ammira, non si uccide".

La campagna stampa a sostegno del WWF

A ruota si sono attivati organi di stampa come Repubblica, che il 19 riporta le dichiarazioni dei locali responsabili del PD che definiscono una "scelta violenta" quella votata dalla Giunta; La Stampa il 25 titola Pagando 50 euro si potrà sparare anche ai cuccioli e scrive di "tiro a segno sui Bamby"; Il Manifesto punta a dividere la coalizione di governo ricordando come anche Forza Italia, che sostiene il Governatore regionale Marco Marsilio, sarebbe contraria a questa soluzione.

Nello specifico, le varie associazioni protezioniste contestano la redazione del piano di prelievo, l'opportunità della gestione venatoria di una specie considerata iconica della Regione, i premi che, secondo il disciplinare, il cacciatore assegnatario dovrà corrispondere all'ente di gestione.

La popolazione abruzzese ha superato la densità soglia che ne consente la gestione in due comprensori su tre. Notevole è l'impatto sull'agricoltura e la sicurezza stradale
La popolazione abruzzese ha superato la densità soglia che ne consente la gestione in due comprensori su tre. Notevole è l'impatto sull'agricoltura e la sicurezza stradale - © Andrea Dal Pian

Vista la difficoltà di molti a motivare la scelta della Regione Abruzzo, riassumo alcuni punti che possono essere utili per contestualizzarla anche all'esterno del mondo venatorio facendo appello a quel laicismo che ci ha lasciato in eredità Franco Perco, del cui sapere e della cui ironia avremmo ancora tanto bisogno. Nel farlo, non posso esentarmi dall'esprimere un giudizio negativo sulla strategia adottata dal WWF regionale che, giocando sui sentimenti e l'empatia, dimostra di ignorare cosa significhi "gestione"; La natura si ammira, non si uccide sarà pure uno slogan efficace però non porta alcun contributo alla convivenza tra l'uomo e la fauna selvatica che deve fare i conti con i danni patiti dall'agricoltura (nel periodo 2019-2023 si sono registrati 6.954 impatti del cervo al comparto agricolo, con un notevole incremento negli ultimi due anni) e la sicurezza stradale (nel medesimo periodo, si sono registrate 806 collisioni tra veicoli e cervidi).

Inutile strage?

Il piano di prelievo elaborato dalla Dream - cui l'Ispra ha dato parere favorevole - prevede un prelievo del 10% della consistenza minima accertata mediante l'ultimo censimento che, peraltro, è sostenuto da una significativa serie storica di monitoraggi. Dal 2018 - primo anno per la ricostruzione della dinamica di popolazione - si è registrato un raddoppio abbondante della presenza della specie.

Là dove si è superata la densità soglia (2 capi per chilometro quadrato) necessaria per autorizzare un piano di prelievo, quindi, anche l'Istituto ha ritenuto congrua la proposta della Regione, sostenuta dalla relazione tecnica predisposta dalla Dream Italia e, nello specifico, da Sandro Nicoloso: 276 capi nel Comprensorio 1 (2.756 selvatici contattati, densità di 2,58 capi / Kmq), 301 capi nel Comprensorio 2 (3.011 i selvatici contattati, densità di 2,39 capi / Kmq). Un totale di 577 cervi cui ne sono stati sottratti 108, nella redazione del piano relativo al Comprensorio 2, relativi al parco del Sirente Velino. Non si tratta pertanto di una strage quanto piuttosto di un prelievo conservativo attuato sulla base di una coerente serie storica di monitoraggi e suffragato dalla necessaria scientificità.

Le associazioni protezioniste contestano la redazione del piano di prelievo, l'opportunità della gestione venatoria di una specie considerata iconica della Regione, i premi che, secondo il disciplinare, il cacciatore assegnatario dovrà corrispondere all'ente di gestione, mancando totalmente di quel sano laicismo che professava Franco Perco
Le associazioni protezioniste contestano la redazione del piano di prelievo, l'opportunità della gestione venatoria di una specie considerata iconica della Regione, i premi che, secondo il disciplinare, il cacciatore assegnatario dovrà corrispondere all'ente di gestione, mancando totalmente di quel sano laicismo che professava Franco Perco - © Andrea Dal Pian

Come segnala la proposta avanzata dalla Dream, come sempre articolata e ben motivata, "la normativa di riferimento interpreta le popolazioni animali (ovviamente quelle non oggetto di particolare regime di protezione) come risorse rinnovabili e ne prevede la gestione venatoria (caccia) nel rispetto della loro conservazione nel tempo in equilibrio con l'ambiente". "Virtuosi esempi di gestione delle specie, in particolare sul cervo" continua il documento facendo riferimento alla gestione nel Comprensorio Acater centrale "hanno permesso di dimostrare negli ultimi 23 anni che non solo è possibile la caccia senza entrare in conflitto con la conservazione delle specie (e nemmeno con quella dei loro predatori naturali), ma che è anche possibile valorizzare una risorsa dal punto di vista alimentare". Inoltre, continua la relazione, sono "numerosi i contesti dove l'apertura della caccia di selezione ha contribuito a una drastica riduzione del fenomeno del bracconaggio che spesso è determinato, oltre che da interessi economici, anche dall'esasperazione di alcune categorie sociali".

Il problema del WWF abruzzese

L'abruzzese Ennio Ciccotti - tecnico faunistico, tecnico specializzato del Parco naturale regionale Sirente Velino, collaboratore degli ATC Sulmona e Subequano - mi fa notare che Sandro Lovari e Francesco Ferretti, due voci più che autorevoli quando si parla di gestione delle specie, hanno evidenziato come densità eccessive del cervo vadano in conflitto con la conservazione del camoscio appenninico; specie, questa sì, iconica dell'Abruzzo. Fare leva sull'emotività e non sui dati scientifici è un errore grossolano. «Da che parte sta il WWF», si chiede Ciccotti, «da quella del camoscio, dell'orso o del cervo»? Una domanda legittima che ci ricorda, ancora una volta, quella triade di concetti (scienza, conoscenza e coscienza), che secondo il già citato Perco dovrebbe sostenere la gestione e, certo, anche l'attività venatoria.

Quanti sono davvero i cervi?

Secondo i dati comunicati dalla Regione e avvalorati dall'Ispra, oggi i cervi in Regione Abruzzo sono i 2.757 del Comprensorio 1, i 3.011 del Comprensorio 2 e i 414 del comprensorio 3 che, con una densità di 0,32 capi per 100 ettari, non è oggetto di prelievo venatorio. A questo totale di 6.182 esemplari si aggiungono le popolazioni del parco nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga e del parco nazionale della Maiella, che non hanno comunicato dati ma si ritiene ragionevolmente che ospitino non meno di 2.000 cervi. La popolazione su cui verrà realizzato il prelievo risulta pertanto una sottostima (gli individui determinati rispetto al totale della popolazione) di una sottostima (conta l'assenza dei dati relativi ai Parchi). Un dato prudenziale che garantirà "di orientare la gestione della specie verso densità sostenibili e coerenti con la presenza delle attività umane" come previsto dagli obiettivi dal Piano faunistico venatorio regionale.

Infine, i premi

Il disciplinare pubblicato dalla Regione parla di premi per l'assegnazione dei capi, il contributo economico che il cacciatore deve versare per prendere parte alla gestione, stabiliti in base alla classe del cervo assegnato. Il termine premio ha destato scandalo e, onestamente, la scelta lessicale non è a mio avviso fortunata. Si poteva, per esempio, parlare di contributo alla gestione, come si fa in altre Regioni. A questo proposito, va ricordato che la gestione ha dei costi, come insegna per esempio il caso dell'Acater, dove tutti gli introiti vengono reinvestiti - tra l'altro - per la compensazione dei danni, il mantenimento dei centri di sosta, il pagamento dei tecnici che si occupano, appunto, della gestione.

Questi sono i fatti. Il resto è un mix di prese di posizione tendenziose, fake news e pigrizia cognitiva di chi, prima di esprimersi pubblicamente sull'argomento, non si informa.

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