di Diana & Wilde
Canna liscia: qual è il calibro migliore?
Il progresso tecnologico ha fornito nuovo interesse ai cosiddetti calibri cadetti, ora disponibili in un'ampia varietà di fucili che possono sparare cartucce molto performanti
di Giuliano Del Capecchi
Partiamo da un presupposto: fino a non molto tempo fa, il fucile ideale e in grado di affrontare tutte le situazioni di caccia italiane poteva essere idealizzato in un semi automatico calibro 12, con canna da 65-70 cm con strozzatori intercambiabili e bancato con il giglio, quindi adatto all'impiego di munizioni no toxic. Oggi, invece, la scelta del calibro da impiegare "quasi" a tutta caccia possiamo affermare, senza timori di smentita, che può spaziare, grazie ai progressi dell'industria armiera e di quella che produce munizioni, alle tendenze di mercato e al gradimento dei cacciatori italiani, tra 12, 20, 28 e .410, ognuno con i suoi pregi e i suoi difetti.
Il calibro 20
Per analizzarli un po' dal punto di vista strettamente venatorio vorrei partire, per esperienza personale, dal calibro 20, quello che impiego con continuità ormai da oltre 30 anni e che recentemente ho un po', ma solo un po', messo da parte a favore del meraviglioso 28, di cui parlerò in seguito. Quando, alla fine degli anni 80, freschissimo di prima licenza, acquistai il mio primo fucile presso l'armeria Squillantini di Viale dei Mille a Firenze, volli realizzare un sogno che avevo fin da piccolo e, pur mancino, optai per un semi auto Benelli in calibro 20/76 con canna da 65 cm e strozzatori interni, che completai con una prolunga - realizzata su misura da un notissimo artigiano fiorentino famoso proprio per la produzione di questi accessori - da 10 cm strozzata tra una e due stelle.
Il calibro cadetto mi ha sempre affascinato fin da quando, bambino appassionatissimo di caccia, pesca e di qualsiasi cosa si potesse fare in natura, ebbi l'occasione di toccare quelle piccole cartucce colorate e guardare un finissimo sovrapposto artigianale di fabbricazione italiana di un amico di famiglia, così bello, leggero e filante... A quel tempo, chi andava a caccia - a tutta caccia - con il 20 lo faceva essenzialmente per due motivi: era un ventista nato come me o aveva problemi di gestione del calibro maggiore in quanto troppo pesante ed esuberante al rinculo.
Mio padre, cacciatore migratorista puro con il colombaccio nel cuore e la caccia al passo come vocazione, non apprezzò la mia scelta arrivando anche a dirmi che non appena mi fossi stancato avrei potuto prendere un suo fucile, naturalmente e rigorosamente in calibro 12. A quel tempo non si parlava, come adesso, di "calibro cadetto", quanto piuttosto del più piccolo calibro da poter utilizzare a tutta caccia, lasciando, di conseguenza, i più piccoli 24, 28 e .410 alle cacce da appostamento fisso con i richiami. Tra il 12 e il 20 c'era e c'è tuttora il vecchio e glorioso calibro 16, che nonostante interessanti tentativi di aziende e testimonial di riportarlo in auge, non è riuscito ad entrare nel cuore dei cacciatori italiani, probabilmente perché troppo simile sia al 12 che proprio al nostro 20.
Il 20, con il progressivo abbandono del 16, in pochissimi anni è diventato per tutti il calibro cadetto per eccellenza e, con la produzione di apposite munizioni semi magnum e magnum da 32 fino a 38 grammi, siamo arrivati a poter sparare grammature importanti a selvatici di pregio, quasi, mi raccomando di considerare la parola quasi, arrivando alle prestazioni del calibro 12. I vantaggi del calibro 20 rispetto agli altri tre che andremo ad analizzare sono diversi, a partire da un peso che è senza dubbio minore di un pari modello in calibro 12 ma di poco maggiore ad uno in calibro 28.
Impiegandolo a tutta caccia e utilizzando un'arma camerata 76 mm si può spaziare dalle leggerissime cariche da 24 grammi per arrivare alle magnum da 38 grammi e, se l'arma è punzonata con il giglio (quindi bancata anche ad alte pressioni), anche per l'impiego di munizioni no toxic. Inoltre, i fucili in questo calibro sono in generale molto facili al brandeggio, quindi ideali anche per chi predilige lo sparo di stoccata. Con il calibro 20 camerato 76 mm e quindi adatto all'impiego di munizioni magnum, si possono sparare 24-26 grammi ai piccoli migratori, 28-30-32 grammi alla fauna stanziale, ai colombacci e alle anatre, fino ai 36-38 grammi per tiri molto lunghi e alla lepre. Da grande appassionato del calibro 20 e dei piccoli calibri in genere consiglio comunque di sparare il più possibile munizioni nate per quel calibro, lasciando magnum e semi magnum solo ai casi di reale necessità.
Il calibro 12
Il calibro 12, il più grande utilizzabile in Italia, presenta notevoli vantaggi riscontrabili, ad esempio, impiegando munizioni di pari grammatura e velocità iniziale rispetto a un calibro 20, con la generazione di pressioni più basse, velocità maggiori e rosate in genere molto ben distribuite, grazie ai pallini che riescono a mantenere dopo lo sparo la loro tipica sfericità.
Il 12 è anche il calibro più utilizzato al mondo e certamente quello che ha la maggior disponibilità di munizioni di tipo diverso tra cui scegliere, dai 24 ai 56 grammi, compresa un'ampia gamma di cariche no toxic, oggi obbligatorie nelle aree umide. Si tratta di un calibro decisamente appropriato, anche dal punto di vista balistico, per la quasi totalità delle forme di caccia praticabili in Italia - "dall'allodola al cinghiale" - assicurando sempre precisione, adeguata potenza e ottime e ben distribuite rosate, essenziali per centrare i selvatici. I modelli con canne più lunghe, dai 70 agli 81 cm, possono però risultare abbastanza pesanti quindi, pur essendo ottimi per cacce da appostamento che richiedono munizioni per tiri lunghi, sono scomodi e poco adatti per chi pratica anche la caccia vagante.
Altro innegabile vantaggio di questo calibro è la grandissima quantità di armi, sia nuove che usate, che si possono reperire sul mercato, caratterizzate dalle più svariate caratteristiche. Se il nuovo offre ottimi prodotti, frutto della ricerca tecnologica e quindi dotati dei più moderni ritrovati, l'usato ci porta a spasso nel tempo regalando a noi appassionati la possibilità di trovare anche oggetti molto particolari, sia fra i semiautomatici che tra i basculanti.
Se si dovesse scegliere un fucile base in questo calibro da cui partire, questo sarebbe certamente un semiautomatico inerziale o a sottrazione di gas testato per l'uso di munizioni no toxic, con canna da 65 o 70 cm a seconda del tipo di caccia più praticata o dell'universalità che potrebbe avere l'arma, dotata di strozzatori intercambiabili e prolunga in/out da almeno 5-10 cm. Resta inteso poi, naturalmente, che chi pratica la caccia con il cane da ferma in via esclusiva o chi va, per esempio, solo a beccacce o alla lepre o al cinghiale, potrà scegliere tra tantissime un'arma di questo calibro specifica per questa forma di caccia.
Il calibro 28
Eccoci arrivati al più grande tra i piccoli calibri e anche a quello che nell'ultimo periodo ha incuriosito i cacciatori italiani, perché all'estero e specialmente in USA sono già diversi anni che viene largamente utilizzato. Recentemente alcune aziende armiere hanno anche iniziato a produrre armi semiautomatiche in questo calibro camerate 76 mm, naturalmente immediatamente seguiti da quelle che producono munizioni con la commercializzazione di cartucce di questo tipo.
Stiamo parlando di un calibro, che insieme al .410 di cui parleremo dopo, ha avuto un grande sviluppo sia per quanto riguarda la produzione e commercializzazione di cartucce, sia nel gradimento dei cacciatori. Nato principalmente per la caccia da appostamento ai turdidi e ai piccoli uccelli in genere impiegando i richiami vivi, con il tempo il suo uso si è allargato prima a qualche appassionato cinofilo in cerca di sfide ed emozioni sempre più forti, poi a chi spara a volo cacciando con i richiami (allodole, storni ma anche colombacci) per poi diventare, da pochi anni, un calibro da utilizzare senza problemi a tutta caccia.
La portata di armi di questo calibro cambia naturalmente in base alla cartuccia utilizzata e alla lunghezza della canna e del fucile scelto. Le munizioni che si possono sparare in un'arma di questo calibro camerata 70 mm vanno dai 16/17 fino ai 28/30 grammi, mentre se camerata magnum si arriva addirittura a 32/34 grammi, avvicinandosi molto alla carica magnum del 20 che è di 36 grammi. La portata del calibro 28 varia in base alla tipologia delle cartucce e quindi alla grammatura della carica di pallini, che può andare dai 16 ai 30 grammi nei bossoli standard e fino a 32/34 grammi nelle cartucce Magnum e possiamo dire senza timori di smentite che ha una buona efficacia sia nei tiri brevi che in quelli a distanze più impegnative, cioè dai 25 ai 35 metri. Naturalmente, a un numero inferiore di pallini sono associate rosate più contenute numericamente e pertanto la necessità di colpire l'animale centrandolo perfettamente.
Il calibro .410
Questo piccolo calibro, nel quale vengono oggi costruite sia armi finissime che modelli semiautomatici, è stato per lungo tempo utilizzato in Italia esclusivamente per la caccia al capanno con i richiami vivi, disciplina che spesso richiede tiri a corte e medie distanze su selvatici di piccola taglia. Con il passare del tempo e soprattutto con il lavoro di Carlo Rizzini, esperto cacciatore italiano trapiantato da anni in Irlanda che con i suoi filmati andati in onda sui canali tematici di mezzo mondo ha evidenziato in ogni occasione l'estrema universalità del .410, molti cacciatori hanno iniziato a guardare con attenzione a questo calibro per utilizzarlo a tutta caccia.
Praticamente tutte le aziende hanno in catalogo fucili a canna liscia di questo calibro in tutte le tipologie: semiautomatici, giustapposti, sovrapposti e monocanna e la loro portata utile varia, anche in questo caso, in rapporto al tipo di cartuccia impiegata che spazia, nei fucili camerati 76 destinati a tutta caccia, dai 14 ai 21 grammi di piombo, con cartucce silenziate destinate a chi caccia al capanno che caricano fino a 25 grammi di piombo. In linea di massima, con le leggerissime cariche da 8-10 grammi di piombo adatte alla caccia al capanno, si hanno ottimi risultati sparando a fermo con tiri sui 10, massimo 15 metri. Crescendo progressivamente di grammatura, con 14-15 grammi di piombo sale anche la portata che arriva senza problemi sui 20 metri. Le prestazioni più elevate si hanno comunque con cariche magnum da 18 a 21 grammi che, se impiegate in fucili strozzati */** stelle, consentono di avere ottimi risultati anche a 30 metri.
Conclusioni
Ogni calibro, come già detto in premessa, ha i suoi pregi e i suoi difetti e la scelta di uno rispetto all'altro è dettata principalmente da necessità fisiche, voglia di provare qualcosa di diverso o di mettersi alla prova in nuove e più sportive sfide, specie se si decide di scendere verso il 28 o addirittura il .410. Il mercato propone armi per ogni esigenza e calibro sia nel nuovo che nell'usato, per cui oggi il cacciatore ha solo l'imbarazzo della scelta.
Articolo concesso da Diana & Wilde / Edizioni Lucibello, ottobre 2023
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