Elena d'Orléans, duchessa d'Aosta, grande cacciatrice, donò nel 1947 la sua importante collezione di trofei di caccia alla Biblioteca Nazionale Vittorio Emanuele III di Napoli
Elena d'Orléans, duchessa d'Aosta, grande cacciatrice, donò nel 1947 la sua importante collezione di trofei di caccia alla Biblioteca Nazionale Vittorio Emanuele III di Napoli - © sconosciuto
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di Diana & Wilde

Cacciatori e musei naturalistici: un legame da rinsaldare

Le collezioni di trofei di caccia rappresentano una documentazione insostituibile della vita sulla terra. Vale per quelle antiche così come per quelle in corso di formazione. Sarebbe opportuno che chi caccia in regioni scarsamente investigate scientificamente avesse ben chiara la funzione che la sua collezione potrà avere in futuro

di Spartaco Gippoliti (*)

Non è qui il caso di toccare l'interessante storia dei musei naturalistici che nascono in Italia a seguito del rinnovato interesse per le scienze, e di quelle naturalistiche in particolare, già intorno al 1600 e ai pionieristici lavori del bolognese Ulisse Aldovrandi (1522-1605) che si diffondono poi in tutto il mondo. Quello che vorrei puntualizzare, invece, è che con le teorie darwiniane e l'abbandono di un'idea fissista di specie, le collezioni assumono nella seconda metà dell'Ottocento una sempre maggiore importanza quale unico strumento per studiare la variabilità e delimitare le unità evolutive.

La collezione Barbero (circa 550 animali) è stata acquisita dal Museo di storia naturale di Calci (Pisa) nel 2018. La vetrina dedicata ai cefalofi (duiker)
La collezione Barbero (circa 550 animali) è stata acquisita dal Museo di storia naturale di Calci (Pisa) nel 2018. La vetrina dedicata ai cefalofi (duiker) - © Spartaco Gippoliti

Purtroppo, è proprio in questo periodo che emerge l'inadeguatezza dei prestigiosi musei naturalistici dell'Italia post-unitaria, quasi tutti gestiti dalle Università che stanno per avviarsi su nuovi percorsi di ricerca sperimentale ed ecologica. Se ne accorge il Marchese senatore Giacomo Doria, grande naturalista, che propone la creazione di un Museo Nazionale di Storia Naturale e nel frattempo ne crea uno a Genova che successivamente donerà al Municipio locale.

Il ruolo marginale dei musei

Il Museo nazionale non si materializzerà nemmeno durante il fascismo e i musei abbandoneranno, con poche eccezioni, qualsiasi velleità di ricerca per assumere principalmente quello di supporto alla didattica del mondo della scuola. L'importanza dei voucher svanirà non solo dalla cultura popolare – colpa anche della Riforma Gentile – ma spesso anche dal bagaglio scientifico di biologi e naturalisti, eccetto il manipolo che continuerà a interessarsi di tassonomia, cioè della classificazione del mondo vivente.

Per fortuna, l'interesse per quella che viene denominata biodiversità porterà a riaccendere i riflettori su tassonomi, specie e collezioni sebbene i ritardi infrastrutturali con alcune realtà estere siano enormi. E qui arriviamo al mio lavoro. Interessato da sempre alla grossa fauna africana, mi accorgo con gli anni che esistono dei vuoti conoscitivi immani anche su creature che non passano proprio inosservate come gli elefanti africani! Nel frattempo, osservo musei che distruggono voucher che si sono deteriorati, altri che non accettano donazioni di pezzi di cacciatori famosi – come Vittorio Tedesco Zammarano – perché “rovinati”, altri che acquisiscono esemplari che non hanno una storia documentata.

Inoltre, e non solo in Italia, non esistono spesso in ambito curatoriale le competenze per studiare le collezioni dal punto di vista tassonomico, in particolare quelle dei grandi mammiferi (in Italia esiste una positiva eccezione con i cetacei che si deve alla figura di Luigi Cagnolaro, già conservatore e direttore del Museo di Milano). Ma le collezioni, nonostante tutto, si rivelano sempre più importanti per i progetti della comunità scientifica volte a monitorare lo stato della terra.

Le collezioni di trofei di caccia, un patrimonio unico

Per questo non ho perso occasione, negli ultimi due decenni, di fotografare, catalogare e studiare esemplari di grandi mammiferi, prevalentemente africani, al fine di riaccendere la fiamma della ricerca tassonomica nelle austere sale museali. Con valenti collaboratori abbiamo tra l'altro catalogato l'importante collezione di trofei di caccia di Elena d'Orleans Duchessa d'Aosta, che è conservata nella Biblioteca Nazionale di Napoli. Per la prima volta degli zoologi hanno valorizzato un patrimonio naturalistico unico – include una pelle completa del quasi estinto asino selvatico nubiano Equus africanus, probabilmente originario dalla allora colonia Eritrea – che deve divenire anche patrimonio culturale della città senza perdere nessuna possibilità possa offrire alla ricerca.

Spartaco Gippoliti non ha perso occasione, negli ultimi due decenni, di fotografare, catalogare e studiare esemplari di grandi mammiferi, prevalentemente africani, al fine di riaccendere la fiamma della ricerca tassonomica nelle austere sale museali
Spartaco Gippoliti non ha perso occasione, negli ultimi due decenni, di fotografare, catalogare e studiare esemplari di grandi mammiferi, prevalentemente africani, al fine di riaccendere la fiamma della ricerca tassonomica nelle austere sale museali - © Spartaco Gippoliti

Importanti collezioni di trofei di caccia fanno bella mostra nei grandi e piccoli musei italiani – basti citare la Collezione De Reale a Venezia o quella Pizzardi a Bologna. Bisogna capire che queste collezioni rappresentano una documentazione insostituibile della vita sulla terra, perché azione umana e altri fattori hanno pesantemente influito sui presenti popolamenti faunistici. Ed è altrettanto importante comprendere che anche le collezioni più recenti assumeranno lo stesso valore in futuro ed è perciò una bella notizia se esse trovano posto in un museo pubblico, come accaduto recentemente a Pisa con la collezione Barbero e a Bergamo con la collezione Pigorini.

L’importanza delle collezioni, oggi

Sarebbe importante sensibilizzare i cacciatori odierni ad avere presente da subito le necessità della ricerca, specialmente se si trovano a operare in regioni extra-europee che sono state scarsamente investigate scientificamente. In collaborazione con musei attivi, si potrebbero studiare protocolli che consentano di conservare piccoli campioni di tessuto in alcool e magari preservare parti scheletriche, in particolare i crani che, anche se incompleti, possono fornire dati unici per le comparazioni biometriche delle popolazioni.

La collezione Elena d'Orléans, Biblioteca Nazionale Vittorio Emanuele III di Napoli
La collezione Elena d'Orléans, Biblioteca Nazionale Vittorio Emanuele III di Napoli - © Spartaco Gippoliti

È opportuno a questo punto evidenziare che gli studi tassonomici risultano basilari per politiche di gestione e conservazione che si basano appunto sulla delimitazione di specie e “sottospecie” (entrambi i termini, e specialmente il secondo, di ardua definizione). Bene ha fatto il CIC - Consiglio internazionale della caccia a pubblicare, un decennio fa, una guida dei musei e delle collezioni di trofei di caccia d'Italia, ed è auspicabile che sempre più materiale divenga disponibile agli studiosi e al pubblico. A differenza di quanto spesso si ritiene, l'esposizione di una collezione ordinata scientificamente di oggetti naturali è decisiva per fare capire concretamente, meglio di voluminosi trattati, gli effetti delle forze evolutive sulla vita nel nostro unico pianeta.

(*) IUCN/SSC Primate Specialist Group - Socio Onorario Società Italiana per la Storia della Fauna

Articolo concesso da Diana & Wilde / Edizioni Lucibello, gennaio 2024

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