di Matteo Brogi
Cacciare l'alce in Svezia, un esempio di gestione
Tra gli esempi virtuosi che sono in grado di combinare le esigenze di gestione delle specie con la responsabilità del prelievo e la cultura venatoria locale spicca la legislazione della Svezia. Un approccio che si sposa con il contesto più ampio della gestione dell'ambiente e le moderne sensibilità
In Svezia, corretta gestione, prelievo responsabile, sicurezza per il cacciatore, il suo ausiliare e la società sono temi affrontati con cognizione. Ne ho avuto conferma nel corso del tradizionale incontro internazionale con la stampa specializzata organizzato lo scorso inverno da Aimpoint, leader nel settore dei sistemi di puntamento optoelettronici (punti rossi).
L'incontro si è concretizzato tra Malmö - dove ha sede il quartier generale dell'azienda - e la tenuta di Börringe, nella regione svedese della Scania nota per le avventure del commissario Kurt Wallander (protagonista del ciclo poliziesco di Henning Mankell). A caccia ho avuto modo di mettere alla prova il nuovo punto rosso Aimpoint Acro C2 Next generation, la carabina Haenel Jaeger 10 Nxt di cui ho già scritto qui, le munizioni Norma silencer series, il sistema per il tracciamento dell'attività cinofila Garmin Alpha 200i K e le protezioni acustiche 3M Peltor Lep-200 Or Eu / Eep-100 Or Eu.
A caccia
Le uscite si sono svolte in forma di battuta a spinta, con brevi drive della durata di circa un'ora. Questa forma di caccia viene svolta con l'ausilio di cani ma senza la tipica e adrenalinica concitazione della braccata italiana. È molto più rilassata, gli ausiliari sono in numero contenuto e mantengono il contatto con il conduttore. L'ingaggio del selvatico prevede il riconoscimento di specie, classe e sesso dell'animale con modalità che avvicinano la caccia a spinta a quella di selezione, pur mantenendo un dinamismo che alla seconda è alieno. Non è esattamente come sparare con l'animale fermo e posizionato a cartolina, ma di sicuro è un tiro di precisione che si effettua su selvatici non particolarmente stressati dall'azione dei segugi. Ed è una caccia che privilegia il prelievo consapevole, non fosse altro per il timore di incorrere nelle pesanti sanzioni previste per chi non rispetta il rigido calendario venatorio svedese.
I cani hanno lavorato per spingere verso le poste alci, cinghiali, daini e cervi. Numerosi anche i caprioli, indistintamente protetti per classi di sesso ed età; così come protette sono le femmine di cinghiale di oltre 80 chilogrammi, le scrofe con i piccoli al seguito e i daini con il mantello bianco, utilizzati ai fini del censimento e della verifica dello stato di salute della specie.
La caccia a spinta ha qualche detrattore - specie tra i puristi della selezione - ma garantisce un adeguato rispetto delle popolazioni selvatiche. L'efficacia dell'azione risente della responsabilità che sottende al tiro; gli spari sono infatti contenuti se raffrontati al numero di animali avvistati. Nel mio caso dieci caprioli, 33 daini, 11 cinghiali e tre cervi; alla fine ho provveduto al prelievo di un solo selvatico, un piccolo di daino.
L'alce svedese, un caso di gestione efficiente
La presenza dell'alce (Alces alces), animale iconico di tutta la regione scandinava in particolare e circumpolare in generale, è storicamente soggetta a considerevoli fluttuazioni numeriche. Nel Novecento, in Svezia si è passati da una situazione di quasi estinzione all'inizio del secolo a una di sovrabbondanza, tanto che gli ultimi dati disponibili parlano di 350.000 esemplari. L'attività di gestione - iniziata con la legislazione introdotta nel sedicesimo secolo da re Gustavo I - si è consolidata negli anni Trenta e ha portato a un notevole incremento della popolazione: dai 5.000 esemplari prelevati negli anni Trenta si è passati agli oltre 170.000 abbattuti nel 1982, anno record. Attualmente il prelievo è contenuto in circa 80.000 selvatici nel corso di una stagione che si estende dal 1 settembre (a nord) o dal 1 ottobre (Svezia centrale e meridionale) alla fine di gennaio.
Nel secolo scorso la presenza del cervide, come testimoniato dallo studio The effects of the Swedish moose management della Luleå University of Technology, è stata favorita dalla sostanziale assenza di predatori naturali (lupi e orsi bruni stanno aumentando solo in questi anni) e dalla grande disponibilità di fonti di alimentazione. L'incremento della popolazione ha causato un aumento degli incidenti stradali con il coinvolgimento del grosso ungulato e ha avuto un impatto sulle risorse forestali. Il corto collo gli ha precluso il pascolo imponendogli un'alimentazione a base di germogli e foglie di salice e betulla, di pino in inverno. Considerando che un capo adulto ha un fabbisogno giornaliero di non meno di 6 chili di germogli o altre essenze vegetali, è stato calcolato che i danni causati dalla sua presenza sulle piante più giovani siano tra i 50 e i 130 milioni di euro all'anno. Con l'attuale tasso di crescita della popolazione, si prevede che potranno superare addirittura i 700 milioni di euro tra 30-50 anni. Un danno non da poco per l'industria forestale.
L'unico mezzo al momento disponibile per la gestione della specie e il mantenimento della biodiversità è la caccia, anche se gli interessi dei cacciatori e quelli degli attori economici in campo forestale non sono coincidenti e hanno provocato più di qualche conflitto. La situazione di stallo e di insoddisfazione crescente ha spinto il parlamento svedese, nel 2010, a proporre un cambiamento nella gestione della specie predisponendo un approccio differente, in cui si è passati dalla gestione delle singole specie a quella degli ecosistemi. Così dal 2012 si agisce in chiave più locale e flessibile possibile per mantenere biodiversità, una popolazione di qualità e, al contempo, non penalizzare le attività economiche.
Piani locali e flessibili
Con l'intento di risolvere alcuni dei problemi ecologici e sociali presenti nella gestione della specie, il governo svedese ha creato un sistema gerarchico al fine di creare partnership in specifiche aree di gestione (Mma – Mouse management area) in cui il gruppo di gestione (Mmu - Moose management unit) è composto da tre rappresentanti di cacciatori e altrettanti di proprietari terrieri, a rappresentare gli interessi delle rispettive organizzazioni. Nel 2018, anno di cui si dispone dei dati, si contavano 144 Mma con un totale di 2.982 Mmu. Ogni cacciatore appartenente a una specifica area di gestione necessita di una licenza di caccia; i cacciatori attivi sono circa 250.000 (su una popolazione di 10.350.000 cittadini). Un numero in declino in quanto ancora sul finire degli anni Novanta si contavano oltre 300.000 licenze. Il meccanismo di gestione - rodato e funzionale - prevede il pagamento di un una tariffa molto contenuta per ciascun animale abbattuto; si è finora dimostrata molto funzionale tanto che l'unica preoccupazione per il futuro è legata alla riduzione del numero dei cacciatori e delle giornate di caccia legate al cambiamento dello stile di vita degli svedesi. Dopo un periodo di declino, però, il numero dei cacciatori ha ripreso a salire, specie tra i giovani, grazie a quella propensione per la vita all'aria aperta tipica degli svedesi, che per definirla utilizzano la parola friluftsliv.
Cacciare in Svezia
Tra i paesi scandinavi, la Svezia è il più grande sia per superficie sia per popolazione. Chiunque desideri cacciarvi è soggetto al pagamento di una tassa annuale; dal 1985 è prevista una licenza che si consegue già a 15 anni mediante il superamento di un esame con una parte teorica e una pratica. Il passaggio dell'esame è indispensabile per la detenzione delle armi da caccia; il possesso è considerato un privilegio più che un diritto. Per le armi sportive, è indispensabile l'iscrizione a un poligono di tiro. In totale il cittadino svedese può detenere 6 fucili da caccia o 10 armi sportive o ancora una combinazione di 8 armi delle due categorie. È possibile ottenere una licenza di collezione per motivi storici o di affezione.
La caccia all'alce costituisce la principale attrattiva venatoria per la Svezia. Gli stranieri in possesso di un titolo nel paese di residenza e della carta europea possono cacciare senza eccessive complessità burocratiche, purché in possesso di una congrua copertura assicurativa. Chi non ne disponga potrà associarsi alla Svenska Jägareförbundet, la principale associazione venatoria della nazione (al costo di 300 corone). La licenza di caccia locale può essere ottenuta online prima della partenza al costo di circa 400 corone (40 euro circa). La maggior parte delle informazioni possono essere ricavate dal sito della stessa, che raggruppa oltre il 50% dei cacciatori.
Un'esperienza fattibile
Circa la metà della terra in Svezia è di proprietà dello Stato e di grandi aziende, in particolare nelle regioni settentrionali e centrali. Ogni proprietario terriero detiene i diritti di caccia sulla sua terra. Nella maggior parte dei casi sono ceduti a privati o associazioni di cacciatori. Nelle aree in cui la terra disponibile è limitata, è necessaria la cooperazione per creare aree di sufficiente ampiezza.
Per i cacciatori stranieri che desiderino cacciare in Svezia è indispensabile ricevere un
Per la caccia all'alce è previsto un test preliminare di tiro in poligono, su sagoma ferma e in movimento, alla distanza di 80 metri. Anche per l'importazione delle armi è richiesto l'invito di un soggetto svedese; tutte le pratiche possono essere svolte online e, una volta conseguita l'autorizzazione, sarà permessa l'importazione dell'arma per un periodo massimo di tre mesi. È prevista una tassa di 870 SEK. Quanto alle camerature utilizzabili, non sono poste limitazioni di calibro ma di energia: per l'alce, i proiettili da almeno 10 grammi (oltre 154 grani) devono conservare un'energia minima di 2.000 Joule a 100 metri. Palle tra 9 e 10 grammi (139-154 grani) devono possedere un'energia residua di almeno 2.700 Joule alla medesima distanza. Per il capriolo è previsto un proiettile della massa minima di 3,2 grammi (50 grani) con un'energia cinetica minima di 800 Joule a 200 metri; per questa specie, tra il 1 ottobre e il 31 gennaio è consentito l'uso della canna liscia.
Qualsiasi sia la forma di caccia praticata, il cacciatore è responsabile del recupero del selvatico, anche nel caso di ferimenti. Qualora non disponga di un proprio cane da traccia, potrà contattare la Eftersöksassistans per richiedere l'assistenza di un recuperatore.
Tratto da un articolo pubblicato su Caccia Magazine di gennaio 2022.
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