di Diana & Wilde
Caccia alla migratoria: dicembre, mese da specialisti
A dicembre il cacciatore è costretto a cimentarsi con animali ormai sul territorio da diverso tempo e che potranno avere un po' di ricambio solo in casi particolari causati da erratismi alimentari o improvvisi stravolgimenti meteorologici. Una condizione che mette alla prova il migratorista più esperto
di Lorenzo Baldi
Messi ormai alle spalle i mesi di ottobre e novembre, caratterizzati dall'inizio e dalla fine del passo autunnale, dicembre da sempre rappresenta il momento più difficile in assoluto per gli appassionati di caccia alla selvaggina migratoria.
La conoscenza del territorio è sempre importante ma mai come in questi frangenti rappresenta la conditio sine qua non per ottenere risultati degni di questo nome. Conoscere i dormitori degli uccelli e le loro linee di uscita verso le pasture e di rientro serale, che spesso cambiano con il variare della direzione del vento, è assolutamente determinante per lo spollo e il rientro, due delle forme di caccia ai turdidi più praticate nel nostro Paese, ma anche per chi si dedica alla scacciarella di boschi e siepi o per chi caccia sulle pasture, che può indirizzarsi di volta in volta in zone interessate da queste linee di volo dei selvatici.
A caccia sulle pasture
Questa forma di caccia, che in genere prevede lo sparo a fermo, è una vera e propria arte, tanto che gli specialisti sono in grado di realizzare carnieri che molto spesso non hanno niente da invidiare a quelli ottenuti in un buon appostamento fisso con i richiami. Come già detto, è assolutamente determinante conoscere alla perfezione il territorio e quindi l'ubicazione delle pasture e il loro stato. In base, poi, alla presenza più o meno massiccia dei selvatici, si dovranno scegliere la zona di caccia, il giro da fare e quindi le pasture da visitare. Nella scelta della zona è meglio preferire quelle non interessate da battute alla scaccia e non troppo frequentate allo spollo e al rientro e quindi con poco disturbo, specie se si cercano principalmente sasselli e cesene. In questo periodo temporale dell'anno risulteranno ottimi gli agrifogli maturi posizionati ai margini o dentro il bosco, le piante di corbezzolo che presentano ancora frutti maturi, i diosperi tardivi, particolarmente apprezzati dalle cesene e dagli storni, le bacche di prugnolo selvatico e, dove presenti specie dal 15 in poi, le prime bacche mature di edera, gradite a tutti i turdidi ma anche ai colombacci.
La caccia inizia in genere dopo lo spollo, per dar modo agli uccelli di uscire dai dormitori e arrivare sulle pasture. Si inizia il giro dalla prima pastura arrivando con molta circospezione e facendo lavorare l'udito per capire se ci sono uccelli presenti in zona. Arrivati nei pressi della pianta di pastura ci si apposta in modo da non essere visti (gli appassionati che la praticano con assiduità hanno sempre posti precisi dove mettersi in modo da non essere visti dai selvatici in arrivo) e si attende l'arrivo degli uccelli. Se ne arriva uno solo si lascia posare e poi si spara, ma se sono un branchetto (i sasselli e le cesene molto spesso prima di buttarsi si fanno vedere e sentire sorvolando la zona in volo) occorre avere molto sangue freddo. Se possibile, si devono far posare e poi sparare cercando di mirare dove ne possono cadere più di uno con la stessa fucilata, e cercando di sparare sempre a quelli più in basso, perché così facendo avremo anche la possibilità che dopo un po' i superstiti tornino sulla pastura.
Sparato alla prima posta e valutato quello che può succedere, si passa alla seconda, alla terza e così via completando il giro. Per ottimizzare l'azione di caccia il fucile più adatto è un basculante giustapposto o sovrapposto con canne da almeno 71 cm con strozzatori, bigrillo o monogrillo con selettore, in modo da poter scegliere in un attimo cartuccia, canne e quindi strozzatore da utilizzare al momento. Con i basculanti, inoltre, spesso si riesce anche a cambiare cartuccia in canna in brevissimo tempo e senza fare il minimo rumore, fattore sempre molto importante in tutti i tipi di caccia da appostamento. Per quanto riguarda il calibro, quello ideale, con le cariche che si trovano in commercio oggi, è certamente il 28, ma anche il 20 e il .410 fanno egregiamente la loro parte, naturalmente variando opportunamente le munizioni impiegate.
A proposito di queste, possiamo dire che essenzialmente servono tre tipi di cartucce: una con carica leggera a piombo 10-11-12, magari con borra bior; una standard a piombo 9-10 e una pesante a piombo 7-8 che devono essere alternate a seconda dei momenti, dei luoghi e della distanza dalla pianta di pastura.
I due cambi di luce
Come sempre, i cambi di luce tra notte e giorno e viceversa sono momenti ottimi per la caccia alla selvaggina migratoria. Alle primissime luci dell'alba, dai luoghi scelti la sera per l'appollo (dormitori), gli uccelli si involano verso le pasture mentre nel pomeriggio, indicativamente nell'ultima ora di luce, compiono il percorso inverso andando verso i luoghi di ricovero notturno. Per compiere queste due operazioni i selvatici sono soliti seguire precise linee di uscita e di rientro che, come per magia e sempre con uccelli nuovi, ogni anno, a patto che non ci siano stati stravolgimenti che hanno alterato la morfologia del luogo, sono sempre gli stessi. Quindi, anche in questo caso capirete quanto la memoria storica e l'esperienza del cacciatore possa fare la differenza: in queste due forme di caccia la cosa in assoluto più importante è sapere dove mettere i piedi, cioè conoscere bene il territorio e le abitudini dei selvatici in base alle condizioni meteo e variare la scelta dell'appostamento proprio in funzione di tutto questo. In sintesi, per avere successo occorre posizionarsi correttamente nel punto di maggior passaggio dei selvatici più comodo per distanza di tiro e condizioni di luce.
L'importanza della conoscenza
Se conosciamo la zona non si sono problemi, altrimenti, se ad esempio vagando per il bosco sulle pasture o provando un rientro ci siamo accorti della presenza di selvatici alla sera in un determinato bosco, per scegliere il posto la prima volta per lo spollo mattutino (poi vedremo con i nostri occhi...) possiamo provare a farci aiutare dalla morfologia del territorio. Quasi sempre, infatti, gli uccelli sceglieranno traiettorie di uscita caratterizzate dalla presenza di qualche grossa pianta, di una siepe che dal bosco si allunga a dividere due campi, di un fosso circondato da piante e cespugli o, a volte, anche di una punta di vegetazione boschiva che si allunga leggermente verso un campo.
Altro fattore determinante, sia al mattino che al rientro, è sempre il vento che, per volare meglio, gli uccelli preferiscono avere - come si dice in gergo - "nel becco". Le stesse regole, ma al rovescio, valgono per il rientro serale. Un consiglio che mi sento di dare - ed è quello che poi faccio sempre io - è di non fare mai spollo e rientro nello stesso dormitorio, ma di cambiare proprio spot, sia per non disturbare troppo gli uccelli presenti in zona che per verificare la presenza in luoghi diversi e poi potersi regolare per le battute successive. In questo momento dell'anno conviene sparare solo ad uccelli bene a tiro, evitando troppo rumore: se facciamo le cose per bene in questi spot caratterizzati dalla presenza di un po' di uccelli svernanti potremo cacciare con profitto fino a chiusura.
In inverno, specie con il freddo intenso, i turdidi ma anche i colombacci preferiscono più che mai scegliere luoghi di appollo caratterizzati dalla presenza di piante fitte e sempreverdi come lecci, pini, grosse siepi di alloro, cipressi, abeti e anche quei "fossoni" quasi impenetrabili ricchi di alberi più o meno grandi letteralmente avvolti di edera, che caratterizzano le campagne del centro Italia. Al mattino si spara quasi sempre di imbracciatura per cui valgono come sempre le stesse regole: fucile a misura, canne non troppo lunghe e poco strozzate, dispersanti a piombo 12 in prima e seconda canna e una bior in terza in caso di impiego di semiautomatici. Al rientro può andar bene la stessa arma, ma conviene magari utilizzare una strozzatura *** per il semiautomatico e ****/** per i basculanti, in modo che, variando opportunamente le cartucce impiegate, possiamo essere pronti per tiri da 10 fino a 30-35 metri, a seconda dell'altezza di volo dei selvatici, dettata in primo luogo dal vento e poi dall'orario: più ci avviciniamo alle tenebre, più si abbassa...
Colombacci invernali
Dicembre, a parte casi rari, è un mese difficile anche per gli appassionati di caccia al colombaccio, sia con i richiami che sparando al volo di passata. Gli uccelli rimasti sul territorio sono ormai molto scaltri, spesso scelgono dormitori situati in riserve o aree di divieto (ZRS, fondi chiusi, divieti di caccia, eccetera) da dove si alzano al mattino letteralmente in verticale, per andare in pastura molto spesso in aree dove la caccia è interdetta o in luoghi impervi e lontano da tutto e tutti. Il vento e la fame sono i soli fattori a favore del cacciatore: il primo li porta ad affrontarlo frontalmente, abbassando notevolmente la loro linea di volo, rendendoli così più vulnerabili durante i tragitti di andata e ritorno dal dormitorio alle pasture, mentre la seconda, magari con presenza sul territorio di poca pastura, li porta a prendere decisioni a volte affrettate e a perdere la proverbiale diffidenza che caratterizza il comportamento di questo selvatico a fine stagione.
Con o senza richiami
Partendo dalla caccia con i richiami, chi ha un appostamento fisso in una zona di svernamento può sempre cacciare avendo magari cura di impiegare meno piccioni: un paio di ribaltine e di rulli, uno stantuffo e uno / due volantini possono bastare a svolgere un ottimo lavoro. I volantini si usano solo su colombi lontani e il grosso deve essere fatto utilizzando lo stantuffo, i rulli e le ribaltine, cercando sempre di muovere il meno possibile non appena ci rendiamo conto dell'interesse dei colombi per i nostri richiami. Da questo momento in poi, i rulli e le ribaltine diventano protagonisti assoluti e il loro corretto posizionamento e impiego può garantire ancora qualche bella curata. Cacciando con le aste, i risultati sono sempre direttamente proporzionali al lavoro di scouting e alla presenza o meno di tanta concorrenza: cacciare per primi in un logo magari lontano da strade e case dove si sono visti colombacci in pastura sulle ghiande potrebbe anche regalare belle curate e un carniere sorprendente. Due-quattro aste con uno stantuffo e tre rulli (meglio se funzionanti con telecomando) sono l'attrezzatura ideale per affrontare le battute invernali in bosco. La caccia al campo, a parte alcune zone dove ci sono ancora stoppie di mais non lavorate oppure in presenza di terreni seminati da poco, è più indicata in altri momenti anche se in alcune zone vicine ai grandi parchi del nord Italia (Adda e Ticino su tutti) è molto praticata - con ottimi risultati - fino a chiusura, ma l'importante è sempre la presenza di pastura.
Chi invece caccia da terra senza richiami, sparando di passata, deve obbligatoriamente concentrare la propria attività nelle giornate di forte vento, fattore che certamente porterà gli uccelli blu a volare a quote anche molto basse. Quando arrivano le famose "tramontanate", cioè tre giorni di forti e freddi venti dai quadranti nord orientali, le migliori poste della provincia di Siena e di Grosseto vengono presidiate giorno e notte da gruppi di cacciatori che a turno dormono sul posto pur di non perdere la "parata" migliore...
Le altre possibilità
Dicembre è anche l'ultimo mese in cui in molte zone è consentita la caccia vagante alla piccola migratoria e tanti appassionati approfittano delle ultimissime occasioni per praticare la scaccia di boschetti e siepi alla ricerca di tordi, merli e più raramente di sasselli e cesene. Siepi e boschetti, a parte casi particolari, sono ormai spogli o quasi e gli uccelli, fucilati ormai tante volte, non reggono più fuggendo molto prima dell'arrivo vicino a loro dei battitori, spesso strappando in luoghi diversi da dove invece fuggivano fino a poco tempo prima. In questi casi, occorre cambiare strategia soprattutto in fase di scaccia, con il battitore o i battitori che devono procedere piano, senza urlare e sparare a vuoto, tenendo bene d'occhio il comportamento degli uccelli in modo, al secondo giro, di posizionare le poste destinate a sparare nei punti giusti. Chi spara, poi, deve avere il sangue freddo di scegliere bene e farlo solo su uccelli a tiro, evitando grandi sparatorie che poi, in caso di successive battute, potrebbero rivelarsi deleterie mettendo in fuga i pochi selvatici rimasti.
Altra possibilità da tenere sempre a mente è quella di fare al mattino qualche bel tiro ai germani e alzavole che dai luoghi di pastura notturni rientrano a quelli di ricovero diurno, in genere zone interdette alla caccia. I momenti migliori sono quelli successivi a grosse precipitazioni che hanno allagato le aree palustri e sub palustri e quindi hanno portato gli uccelli a cercare pasture fuori dalla loro comfort zone. Per avere successo, occorre appostarsi ben prima dell'alba sulle linee di rientro in volo degli uccelli, il più vicino possibile ai ricoveri diurni o, in alternativa, ai luoghi di pastura. Lo dovremo fare con molta circospezione, senza utilizzare lampadine e, in caso di tragitto in acqua, cercando di fare meno rumore possibile. Visto l'ambiente, si dovranno impiegare munizioni no toxic e di conseguenza fucili punzonati con il giglio, meglio se con canna ***** o **** visto che le migliori occasioni si avranno con condizioni di luce scarsa. Importanti alleati del cacciatore sono la nebbia, che confonde gli uccelli tenendoli in aria e portandoli a volare seguendo le punte degli alberi per tentare di orientarsi e trovare la giusta via del rientro, e le giornate buie e piovose, che rallentano l'incedere del giorno rispetto al buio della notte, allungando di fatto il momento magico di questa caccia vecchia come il tempo.
Articolo concesso da Diana & Wilde / Edizioni Lucibello, dicembre 2023
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