di Matteo Brogi
Caccia, agricoltura, ambientalismo insieme per la biodiversità
Isolare il godimento della biodiversità e la conservazione dell'ambiente dall'aspetto economico è un errore strategico. Unire le esigenze di cacciatori, ambientalisti e agricoltori, semmai, è la chiave per sostenere la biodiversità in Italia. Lo hanno ribadito Coldiretti, Fondazione Una, Agrivenatoria biodiversitalia, Federparchi davanti al ministro Francesco Lollobrigida
Roma, 24 febbraio 2023. Poco dopo la mezzanotte un gruppo di estremisti dell'Alf - Animal liberation front ha bloccato le operazioni di cattura di cinghiali nella fascia nord della città, minacciando i responsabili delle operazioni. Poche ore dopo, alle 10:30, un gruppo di responsabili si è riunito a convegno per parlare di biodiversità e (anche) di gestione faunistica nel più ampio contesto di una rinnovata intesa tra mondo venatorio, dell'agricoltura e dell'ambientalismo.
L'occasione l'ha fornita il convegno Custodi della biodiversità, organizzato da Coldiretti (rappresentata dal presidente Ettore Prandini e dal segretario generale Vincenzo Gesmundo) con Fondazione Una, Federparchi e Agrivenatoria biodiversitalia. Scopo dell'evento è stato quello di portare attorno a un medesimo tavolo di discussione più esigenze, finora troppo spesso in conflitto tra loro: salvaguardia dell'ambiente e della biodiversità, gestione della fauna selvatica, produttività delle aziende agricole. Tre realtà portatrici di altrettante esigenze di cui l'attuale quadro normativo non garantisce il soddisfacimento.
A dare una valenza politica al confronto è valsa la presenza del Ministro dell'Agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste, on. Francesco Lollobrigida. Per Lollobrigida, la pandemia e l'aggressione della Russia all'Ucraina sono due eventi che «Segnano la fine dell'epoca delle certezze e avviano l'era delle consapevolezze». E consapevolezza significa - parola di Lollobrigida - «prendere coscienza che la criminalizzazione delle attività agricole dell'uomo (sostenuta a livello di Unione europea per molti anni) ha portato alla distruzione del nostro sistema agricolo e danni alla biodiversità». Il governo presieduto dal presidente Meloni, sottolinea, «sostiene la produzione, anche quella agricola, in una cornice di valori». Lo Stato non vuole sostituirsi all'iniziativa privata quanto coordinarla e facilitarla perché l'Italia possa fare sistema. «Il convegno - conclude Lollobrigida - è frutto di una consapevolezza che emerge e deve portare a sintesi un metodo per affrontare le emergenze e identificare delle strategie».
Fuori dallo specifico contesto che ispirava l'incontro, il ministro da dichiarato che:
«il lupo è una specie sovradimensionata sul territorio nazionale»;
«gli abbattimenti selettivi dei selvatici inseriti tra le specie consentite permettono di prelevare i capi in eccesso e riportarli in un quadro di sostenibilità ambientale ed economica in maniera proattiva».
Parole al miele per cacciatori, agricoltori, allevatori che si trovano oggi davanti a un clima favorevole ad affrontare in maniera risolutiva temi che sono stati troppo a lungo procrastinati dalla politica.
Coldiretti, AB-Agrivenatoria biodiversitalia, Fondazione Una e Federparchi hanno evidenziato una notevole coesione. Gli interventi degli oratori hanno dimostrato come ci sia una consapevolezza diffusa che la tutela della biodiversità possa - anzi, debba - passare da un corretto sfruttamento delle risorse.
Niccolò Sacchetti, presidente di Agrivenatoria Biodiversitalia - la neonata associazione che riunisce gli istituti faunistici - ha sottolineato come siano «Agricoltori e cacciatori i veri custodi del territorio. Biodiversità per loro significa ricchezza ed è per questo che ne sono custodi, specie dove l'agricoltura è meno redditizia. Gli istituti faunistici creano ricchezza, tutela della natura e biodiversità».
Non ha mancato di far sentire la sua voce Giampiero Sammuri, presidente di Federparchi, osservando come sia incontestabile che gli «Interventi migliorativi attuati per sostenere le specie oggetto di prelievo hanno effetti positivi su tutta la catena alimentare, quindi anche sulle specie non oggetto di prelievo. Un ambiente sano dà vantaggio a tutte le specie, non solo a quelle venatorie». È opportuno «separare il sentimento dalla scienza», dice Sammuri, osservando come invece proprio la scienza sia in difficoltà perché oggi ragiona in termini di tifo.
Fondazione Una ha il merito di lavorare già dal 2015 per far dialogare tra loro associazionismo venatorio, mondo agricolo, industriale, ambientalista e comunità scientifica, in passato in conflitto. Il convegno è la più lampante dimostrazione che il metodo ha funzionato. Adesso si tratta di fare un passo in avanti, sostiene il presidente Maurizio Zipponi: «Non possiamo consegnare al ministro Lollobrigida solo una lista di problemi, ma dobbiamo proporre soluzioni: se si riuscisse a fare sistema per gestire questi territori nascerebbero economia, nuovi lavori, incentivi al turismo. Il Paese Italia avrebbe nuovi asset oltre le grandi città d'arte».
«Riteniamo che ci sia stata grande demagogia sul ruolo del cacciatore», ha sostenuto Ettore Prandini, presidente di Coldiretti. «La demonizzazione del cacciatore - continua - non ha portato a una maggiore attenzione nei confronti dell'ambiente ma il contrario. Abbiamo dato spazio a chi ha creato i danni che oggi tocchiamo con mano».
Ampio spazio ha avuto il tema della filiera delle carni di selvaggina. Secondo Zipponi, «La creazione di una filiera sostenibile è possibile e la stiamo già costruendo: dalla formazione del cacciatore, al trasformatore e al ristoratore. In Lombardia abbiamo creato un modello attraverso un protocollo d'intesa siglato con la Regione e stiamo iniziando a esportare il modello in altri territori».
Anche Prandini ha sottolineato la necessità di implementare la filiera della carne: «In Italia importiamo gran parte del prodotto trasformato. Facilitare la trasformazione della selvaggina in prodotti agro alimentari è un tema educativo da cui dobbiamo ripartire per dare risposta non tanto ai temi specifici dell'agricoltore o del cacciatore ma della collettività. La gestione del territorio - conclude - va fatta con le aziende agricole e faunistiche».
A queste riflessioni si aggiunge il pensiero di Sammuri, che chiede al Ministero della Sanità «una normativa sanitaria unica per tutta Italia, dalla Sicilia alle Alpi».
Al termine dell'evento, le quattro Associazioni hanno firmato un protocollo per definire una nuova posizione per le Aziende faunistico-venatorie in Italia, attraverso proposte di aggiornamento delle normative che regolano il settore per agire in maniera coordinata sulle cause che stanno portando alla riduzione della biodiversità e alla ridotta produttività delle attività agricolo-faunistiche. Cinque i punti evidenziati da Sacchetti:
La qualificazione dell'attività faunistico-venatoria in coerenza con l'ordinamento europeo, attraverso il riconoscimento delle attività faunistico-venatorie al pari delle attività agricole ai fini del mantenimento degli ecosistemi, della fauna e della flora selvatiche e dei servizi offerti con i piani di prelievo autorizzati
la gestione della raccolta dei frutti spontanei (tartufi, funghi, eccetera), all'interno delle aziende faunistiche, attraverso l'attribuzione ai titolari di queste ultime dei diritti e degli obblighi di gestione, cura e controllo imposti dalla normativa all'imprenditore agricolo
la creazione di una normativa nazionale per la filiera delle carni di selvaggina, al fine di tutelare, sia da un punto di vista commerciale che gastronomico, il ruolo di rilievo e di rappresentatività del forte legame che queste carni hanno con le tradizioni alimentari regionali e nazionali oltre a creare economia e generare lavoro, soprattutto nelle aree interne del Paese
favorire la fruizione dei servizi offerti dagli istituti faunistici anche attraverso lo sviluppo del turismo
la necessità di predisporre l'automatismo dei rinnovi delle concessioni per i titolari delle aziende del settore al fine di garantire continuità operativa.
Un'ora e mezza di confronto lascia sperare in un futuro in cui biodiversità non sia più solo una parola con cui riempirsi la bocca e la caccia assuma quel ruolo positivo che riveste in gran parte d'Europa. Sia per la tutela dell'ambiente, sia per l'economia del sistema-nazione.
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