Bambi venne pubblicato per la prima volta nel 1923 da Ullstein Verlag con il titolo
Bambi venne pubblicato per la prima volta nel 1923 da Ullstein Verlag con il titolo "Bambi: Eine Lebensgeschichte aus dem Walde"; letteralmente "Bambi: una vita nei boschi". Il protagonista è un capriolo ma diventa un cervo coda bianca negli USA, dove il capriolo non è presente - © Hunting Log
Pubblicato il in Conservazione
di Matteo Brogi

Bambi: i 100 anni di un romanzo conteso

Il romanzo "Bambi" di Felix Salten ha festeggiato nel 2023 i 100 anni dalla sua prima pubblicazione. La stampa di numerose nuove edizioni è servita a rimarcarne la differenza dalla trasposizione cinematografica del 1942, in cui è stato tradito il messaggio dell'opera dello scrittore ungherese - che era cacciatore

Dove nasce l'avversione per la caccia? Le origini sono varie, sociologiche, etiche, lo sviluppo di nuove sensibilità, un certo nichilismo e probabilmente l'impoverimento spirituale indotto dallo stravolgimento delle scale di valori che hanno sostenuto secoli di civiltà. Ci sono però eventi che hanno contribuito all'affermarsi di un pensiero che mette fuori gioco la caccia. Uno di questi è stato nel 1942 il lancio del film d'animazione per bambini Bambi. Prodotto dalla Walt Disney Animation Studios, è il capostipite di quei cartoni che hanno portato all'affermarsi di una cosiddetta visione disneyana della natura e della fauna che la popola che ben pochi legami ha con la realtà. A questo fenomeno si tende ad associare lo scollamento tra il genere umano e l'ambiente naturale.

Bambi: dal romanzo al film

Quel film è la trasposizione molto infedele del romanzo Bambi, la vita di un capriolo del 1923 (oggi finalmente tradotto in Bambi: una vita nei boschi, molto più fedele al titolo originale) di Felix Salten - pseudonimo di Siegmund Salzmann (1869-1945) - che, nello scriverlo, non pensò affatto a un pubblico giovanile. Anzi.

La riduzione cinematografica dell'opera di Salten ha apportato numerose semplificazioni all'originale. A partire dal soggetto, Bambi, un maschio di capriolo, che nella trasposizione filmica, pensata per il pubblico americano, diventa un cervo coda bianca in quanto, semplicemente, il capriolo è assente oltre oceano. Altre semplificazioni sono riferite alla natura che, non più matrigna ma edulcorata nei rapporti tra le specie, espelle ogni crudezza che la contraddistingue nella realtà. Sono stati eliminati anche i personaggi "problematici", come Gobo, mentre ne sono stati inseriti di nuovi, fra cui il coniglio Tamburino e la puzzola Fiore, in realtà è una moffetta, che vogliono comunicare un'armonia che l'opera originaria non ha.

La storia cinematografica è conosciuta un po' da tutti: Bambi perde la madre, uccisa dai cacciatori, conosce una compagna e cresce confortato dall'esperienza e dai consigli un po' ruvidi del padre in un mondo popolato da creature gentili, impegnate a rifuggire il vero nemico, l'uomo. Molto diverso dalla trama originaria, ben più cruda - o realistica - che ripropongono le traduzioni (in oltre 30 lingue) che si sono succedute.

Un romanzo ambientalista nel senso pieno del termine

Il romanzo, ormai un classico, è considerato uno dei primi romanzi ambientalisti pubblicati e, se mai una morale vuole avere, non è certo quella animalista che gli è stata cucita addosso. Piuttosto, Bambi tende a dimostrare quanto sia complicata e pericolosa la vita dei boschi e che l'uomo non è onnipotente, aprendo a un'ipotesi di un Altro e un altrove, indispensabili per spiegare e dare un senso alla vita. Bambi capisce che "anche lui [l'uomo] è fragile. Non è forte e onnipotente come tutti dicono. Non è grazie a lui che le cose crescono e vivono. Lui è come noi, siamo allo stesso livello". La malvagità dell'uomo che compare nelle pagine di Salten, piuttosto, è stata interpretata come una metafora della persecuzione degli ebrei in Europa che troverà il suo acme pochi anni dopo la pubblicazione nella Germania nazista. Tanto che la pubblicazione e la lettura del romanzo vi verrà vietata.

Salten proveniva da una famiglia ebraico-ungherese ed era addirittura cacciatore; il suo romanzo voleva essere niente più che una metafora della condizione umana, leggibile ai più vari livelli. Anche dai bambini, appunto, ai quali poteva insegnare la crudezza e la violenza della natura, raccontare la lotta per la sopravvivenza di fronte ai pericoli e alle minacce esterne: tutte, quindi anche - ma non solo - la caccia. E infatti lo scritto - a differenza del film - si conclude con un finale negativo.

Riappropriarsi dell'originale

Dopo il grande equivoco prodotto dalla versione Disney, la letteratura per l'infanzia si è appropriato di questa opera di oltre 200 pagine per farne riduzioni, favole, raccontini per l'infanzia, magari con l'ausilio di disegni armoniosi, adeguati a una lettura moralisteggiante.

Bambi è un romanzo di formazione a volte triste e spietato che introduce alla crudeltà della natura, dove la violenza non è solo quella dei cacciatori, ma di tutte creature del bosco verso i propri simili, in una lotta per la sopravvivenza che non risparmia nessuno. Un ragionamento ovvio ma non così scontato.

Spero che il centenario della pubblicazione di quest'opera sia servito - grazie alle numerose riedizioni di cui è stata protagonista - a ristabilire la verità, dando dignità allo scritto originale di Salten, tradito dalla Disney così come da tutti coloro che hanno voluto farne una lettura ideologica.

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