di Diana & Wilde
Avvelenamenti e intossicazioni del cane: cosa c'è da sapere
La maggior parte degli interventi d'urgenza in caso di avvelenamenti e intossicazioni del cane devono essere eseguiti dal veterinario, ma riconoscere prontamente un'emergenza può essere d'aiuto. Ecco alcune informazioni per agire nel migliore dei modi e non farsi prendere dal panico
di Lucia Casini
Gli avvelenamenti e le intossicazioni sono piuttosto frequenti nel cane. Molto spesso sono la conseguenza di ingestione accidentale di prodotti chimici utilizzati dal proprietario e lasciati alla portata del cane perché ritenuti innocui. Talvolta l'avvelenamento può essere causato dalla contaminazione dell'acqua di bevanda. Non va dimenticato che anche molte piante da appartamento o da giardino possono essere pericolose. Purtroppo non è raro l'avvelenamento doloso da parte di persone che disseminano la campagna, i boschi o addirittura i giardini pubblici con bocconi avvelenati, con grave rischio anche per gli esseri umani e soprattutto per i bambini.
La salvezza del cane avvelenato è spesso legata al rapido intervento del veterinario, quindi a un adeguato comportamento da parte del proprietario. È importante che quest'ultimo sappia riconoscere in maniera precisa e corretta i sintomi di un avvelenamento in modo da fornire informazioni più dettagliate possibile al medico che, nella maggior parte dei casi, viene in prima battuta contattato telefonicamente. Le possibili fonti di avvelenamento e intossicazione sono moltissime e sarebbe impossibile oltre che noioso elencarle tutte. Tra quelle più frequenti, ricordiamo alcune sostanze chimiche e le piante velenose o tossiche.
Sostanze velenose e tossiche
Sostanze chimiche
- organofosforici e carbamati (insetticidi usati spesso nel giardinaggio) ;
- organoclorurati (insetticidi);
- stricnina (prodotto per derattizzazione);
- metaldeide (molluschicida);
- dicumarolici (prodotti per derattizzazione);
- glicole erilenico (antigelo).
Si ricorda comunque che tutti i prodotti utilizzati in agricoltura come diserbanti, pesticidi, insetticidi, molluschicidi, rodenticidi sono molto tossici, anche se la sostanza chimica di base è diversa da quella sopra elencata.
Piante velenose o tossiche
- azalea;
- rododendro;
- ricino (semi);
- edera;
- vischio;
- bulbi di Liliacee (tulipano), Iridacee (iris) e Amaryllidacee (giunchiglia) ;
- oleandro;
- Aracee (filodendro, olocasia, calla eccetera);
- stella di Natale.
È piuttosto difficile che un cane adulto mangi intenzionalmente una di queste piante, è però più facile che un cucciolo ne mastichi per gioco le foglie, i semi o i bulbi. La maggior parte ha un'azione irritante a livello della bocca (stella di Natale, Aracee), altre provocano disturbi gastroenterici che raramente sono mortali; le foglie e la corteccia di oleandro sono invece molto velenose (la dose letale è 100 mg di foglie per kg di peso). Se le foglie cadono nell'acqua liberano rapidamente le loro sostanze tossiche, ma per fortuna sia le foglie che l'acqua contaminata hanno un sapore molto amaro e sgradevole che tiene lontani gli animali. L'ingestione accidentale è comunque sempre possibile.
Anche i semi di ricino sono molto velenosi; poiché hanno un rivestimento molto resistente, diventano pericolosi solo quando vengono schiacciati e poi inghiottiti. I cuccioli sono i soggetti maggiormente a rischio.
Altri episodi di avvelenamento possono essere imputati a:
- caffeina;
- teobromina (cioccolato);
- metalli (rame, piombo);
- funghi velenosi;
- morso di serpente.
Cosa fare in caso di avvelenamento
La cosa più importante è non perdere tempo. Possiamo essere di fronte a due diverse situazioni:
- il cane è stato visto ingerire la sostanza tossica;
- compare una sintomatologia grave e improvvisa che fa sospettare un avvelenamento.
Nel primo caso bisogna assolutamente impedire un'ulteriore assunzione del veleno e portare immediatamente il cane dal veterinario. È importante portare con sé anche una confezione della sostanza che il cane ha ingerito, in modo da poter intervenire in maniera specifica. È più facile trattare un avvelenamento quando il prodotto è noto. Tutti gli interventi che verranno messi in atto serviranno per allontanare il tossico dall'apparato digerente il più velocemente possibile e per limitarne l'assorbimento. L'induzione del vomito è il primo intervento necessario. Se però il tempo dall'assunzione del veleno è superiore a 1-2 ore, la maggior parte della sostanza tossica sarà
già passata nell'intestino e il vomito non sarà più efficace. Provocare il vomito è controindicato se la sostanza assunta è un acido o una sostanza corrosiva e se il cane è in stato di depressione o è incosciente. In una situazione di particolare emergenza, il proprietario può essere istruito telefonicamente dal veterinario su come indurre il vomito; anche se è una pratica non priva di rischi talvolta può salvare la vita all'animale. In genere si usa la somministrazione di sale da cucina. Sempre se l'ingestione è recente, potrà essere effettuata una lavanda gastrica con soluzione fisiologica e carbone attivo. Il cane in questo caso deve essere sedato e intubato.
Se sono trascorse più di due ore dall'ingestione, si deve cercare di limitare l'assorbimento del tossico e favorirne l'eliminazione attraverso le vie naturali. Generalmente viene somministrata una sostanza adsorbente (carbone attivo) seguita, se è il caso, dalla somministrazione di un purgante salino (solfato di sodio o di magnesio).
Nel secondo caso l'intervento è esclusivamente sintomatico, soprattutto se il tossico ingerito è ignoto. Si tratta di interventi terapeutici d'urgenza; più rapidamente si interviene e maggiore sarà la possibilità di salvare il cane. Il proprietario deve riferire al veterinario, nella maniera più dettagliata possibile, da quanto tempo sono comparsi i sintomi, se si sono modificati nel tempo, se il cane ha vomitato, se sono stati fatti trattamenti particolari in giardino eccetera. Ogni notizia può essere utile. Verranno quindi intraprese misure di supporto atte a controllare la temperatura corporea, a mantenere l'attività respiratoria e cardiovascolare, a controllare l'equilibrio acido-basico e le turbe del sistema nervoso.
Avvelenamento da stricnina
La stricnina è un veleno utilizzato per il controllo di animali infestanti (ratti, topi, uccelli). È una delle più frequenti cause di avvelenamento accidentale o doloso nel cane. La dose orale letale per il cane è circa 0,75 mg/ kg, quindi solo 9 mg di stricnina possono uccidere un cane di 12 kg. La stricnina agisce sul sistema nervoso, che perde il controllo delle attività inibitorie.
Sintomatologia: i sintomi dell' avvelenamento compaiono entro brevissimo tempo, tra i dieci minuti e le due ore dall'ingestione. Questa variabilità dipende dalla quantità di tossico ingerito e dalla presenza o meno di alimento nello stomaco. I primi segni sono agitazione, nervosismo, tensione. Successivamente compare rigidità della muscolatura cervicale a cui fanno seguito contrazioni violente, stimolate anche dal semplice gesto di toccare l'animale. Se il cane rimane in piedi, assume un atteggiamento estremamente rigido, definito «a cavallo di legno». Gli attacchi convulsivi sono molto impressionanti, gli arti e il corpo sono rigidi, il collo è inarcato, le orecchie sono tese e le labbra arricciate, il respiro può a tratti cessare, le pupille sono dilatate e le mucose cianotiche. Il cane non ha perdita di coscienza, cosa che invece accade nelle crisi epilettiche.
L'attacco convulsivo può andare da pochi secondi a più di un minuto, intervallato da momenti di rilassatezza che però diventano più rari con l'andare del tempo. Gli attacchi diventano sempre più frequenti e il cane può morire per asfissia da paralisi respiratoria. L'intero decorso dura in genere meno di una o due ore. La morte può però sopraggiungere anche solo dopo pochi minuti dalla comparsa dei primi sintomi.
Terapia: l'avvelenamento da stricnina è uno degli avvelenamenti che richiede la massima rapidità d'intervento, da cui dipende la vita del cane. La terapia si basa sul mantenimento di una condizione di rilassamento attraverso l'uso di sedativi e miorilassanti centrali solitamente usati per le pratiche anestesiologiche. A causa della rapidità di insorgenza della sintomatologia, lo stomaco può ancora contenere veleno, pertanto la lavanda gastrica può essere utile. Poiché la stricnina viene eliminata per via urinaria, si somministrano soluzioni endovenose che favoriscono l'orinazione (mannitolo, soluzione fisiologica). La stricnina viene eliminata in 24-48 ore. In tutto questo periodo il cane deve essere tenuto in stato di rilassamento e sedazione in un ambiente tranquillo, buio e privo di stimoli. Se l'intervento terapeutico viene intrapreso rapidamente, la percentuale di guarigione è molto alta.
Avvelenamento da anticoagulanti
Gli anticoagulanti sono prodotti rodenticidi a base di dicumarolici. Vengono usati comunemente sorto forma di esche colorate in grani, in pasta o in polvere come ratticidi o topicidi. L'ingestione accidentale è frequente, anche perché, spesso, sulle confezioni non è riportato il reale pericolo per gli animali domestici. Agiscono inattivando la vitamina K, essenziale per la sintesi epatica dei fattori della coagulazione.
Sintomatologia: dipende dalla dose ingerita. Nelle forme acute il cane viene trovato morto a causa delle gravi emorragie cerebrali, toraciche o pericardiche. Nelle forme subacute i sintomi compaiono dopo circa 3-4 giorni dall'ingestione. Gli animali mostrano debolezza e compare aumento della frequenza respiratoria anche a riposo. Sollevando le labbra le mucose appaiono molto pallide. Le feci sono scure per la presenza di sangue digerito e può manifestarsi epistassi. Si formano ematomi in corrispondenza di zone oggetto di traumatismi o di iniezioni; talvolta si osservano emorragie sclerali, congiuntivali e intraoculari. Quando le perdite di sangue sono imponenti il cane diventa debole, barcolla e non riesce a mantenere la stazione eretta.
Terapia: dipende dalla gravità della sintomatologia. Nelle forme lievi la sola somministrazione di vitamina K, per via parenterale prima e per via orale successivamente, determina un rapido miglioramento del quadro clinico. Nelle forme più gravi con emorragie imponenti può essere necessario ricorrere anche a trasfusioni. La permanenza di difficoltà respiratoria anche dopo il trattamento con vitamina K potrebbe indicare una grave emorragia pleurica che impone una toracocentesi (aspirazione del versamento ematico).
Avvelenamento da organofosforici e carbamati
Utilizzati come insetticidi e antiparassitari, possono essere accidentalmente ingeriti dal cane anche attraverso l'acqua contaminata. L'avvelenamento può essere anche la conseguenza di trattamenti antiparassitari massivi contro pulci e zecche eseguiti direttamente sull'animale (assorbimento attraverso la pelle o ingestione accidentale). Queste sostanze agiscono alterando la trasmissione nervosa, che rimane in uno stato di stimolazione continua.
Sintomatologia: i sintomi possono comparire da pochi minuti a molte ore dopo l'assunzione del veleno. Il cane manifesta inquietudine e presenta abbondante salivazione. Il vomito è sempre presente e frequente. L'animale ha diarrea e orina spesso. I muscoli degli arti sono rigidi e l'andatura faticosa. Con il passare del tempo il quadro clinico si aggrava. L'addome è retratto per la presenza di coliche e crampi, la salivazione diventa sempre più abbondante, compare lacrimazione e incontinenza urinaria. Si manifestano tremori ai muscoli di tutto il corpo, compresi i muscoli facciali e delle palpebre. Successivamente compare paralisi generalizzata, collasso
cardiocircolatorio e morte per paralisi respiratoria o per edema polmonare. Negli avvelenamenti gravi la morte può sopraggiungere in qualsiasi momento anche solo dopo pochi minuti dall'insorgenza dei primi sintomi.
Terapia: spesso è difficile intervenire in tempo utile. Il trattamento deve sostenere le funzioni vitali dell'animale e contrastare l'azione del tossico. Il farmaco d'elezione è l'atropina che deve essere adeguatamente dosata in base alla risposta clinica. La pralidossina può essere usata in caso di avvelenamento certo da organofosforici. È molto importante anche la reidratazione con fleboclisi.
Tratto da: Lucia Casini, Guida alle malattie del cane. Riconoscere, prevenire e curare le principali patologie di Fido, Editoriale Olimpia, 2002, pagine 176.
Articolo concesso da Diana & Wilde / Edizioni Lucibello, febbraio 2024
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