di Matteo Brogi
Agrivenatoria biodiversitalia: la nuova alleanza tra Cncn e Coldiretti
Lo scorso 13 luglio Cncn ha comunicato la nascita di un'alleanza con Coldiretti che ha portato alla costituzione dell'Associazione agrivenatoria biodiversitalia. L'iniziativa ha fatto discutere e non sono mancate alcune critiche a cui risponde Maurizio Zipponi, presidente del Cncn, in questa intervista
Secondo le intenzioni dei partner dell'iniziativa, Agrivenatoria Biodiversitalia, riunendo "numerose aziende agrivenatorie del Paese, rappresenta una importante alleanza tra il mondo agricolo, mondo venatorio e della gestione faunistica per salvare campagne, città e strade dall'assedio dei cinghiali e mantenere il presidio delle aree interne contro l'invasione della fauna selvatica che mette a rischio la vita delle persone e la sopravvivenza delle imprese". Il territorio interessato dall'Associazione – afferma Cncn nel suo comunicato – "è una fetta importante di tutto quello agropastorale italiano, che grazie ad Ab verrà messo a sistema per generare economia sul territorio". Obiettivo, prosegue, è "colmare un clamoroso vuoto di rappresentanza di un mondo composto da centinaia di imprese faunistico venatorie che coprono il 14% del territorio agro silvo pastorale italiano. Il Cncn ritiene che tale patrimonio ambientale e faunistico vada adeguatamente valorizzato, anche in un'ottica di consolidamento del rapporto tra mondo agricolo e venatorio, che più volte è stato auspicato e che trova oggi finalmente concretezza".
La nascita di Ab era stata annunciata da un articolo comparso su Il sole 24 ore di sabato 2 luglio, a firma di Giorgio dell'Orefice, dal titolo Alleanza tra Coldiretti e Fondazione Una a tutela di riserve agrovenatorie. L'articolo anticipava la partnership tra Fondazione Una (non quindi Cncn) e Coldiretti per il lancio "di un soggetto nuovo: l'associazione delle riserve italiane agrovenatorie [...], che punta alla loro valorizzazione anche come nuova tipologia di turismo rurale" al fine dello "sviluppo di una vera e propria filiera venatoria". «L'obiettivo – concludeva Ettore Prandini, presidente nazionale Coldiretti, nell'intervista pubblicata – è la valorizzazione turistica delle riserve che possono rappresentare la nuova frontiera del turismo rurale».
Le reazioni a questa alleanza non si sono fatte attendere. Il 6 gennaio ha iniziato Osvaldo Veneziano, ex presidente di Arci Caccia, contestando anzitutto una mancanza di trasparenza nella genesi dell'iniziativa, una spinta nella direzione di una visione privatistica della caccia e il fatto che partner del progetto fossero i "produttori di fucili e cartucce". A presentazione avvenuta ha rincarato la dose Eps, che pure in un primo momento aveva guardato con favore l'accordo tra la Fondazione e Coldiretti, "storicamente allergica agli istituti faunistici privati" secondo il suo direttore, Marco Franolich. Successivamente ha aspramente criticato il passaggio del testimone, come controparte dell'accordo, da Fondazione al Cncn. «Sorge spontaneo chiedersi – continua polemicamente Franolich – cosa ne sarà dell'86% del territorio non menzionato e fruito dai cacciatori tutti».
Nel tentativo di fare chiarezza e di fornire a tutti gli elementi per sviluppare una propria opinione, motivata, ho intervistato il presidente del Cncn, Maurizio Zipponi. Se sarà utile, Hunting Log si candida a ospitare anche altri interventi, in maniera che il confronto possa approfondire ulteriormente la portata dell'operazione e delle critiche che le vengono rivolte.
Dottor Zipponi, l'iniziativa di Cncn con Coldiretti è stata anticipata da un articolo su Il sole 24 ore del 2 luglio in cui, però, tra i protagonisti non figurava il Comitato bensì Fondazione Una, da lei stesso presieduta. Qual è stato il percorso che ha portato a rivedere gli attori di questo accordo?
Alla luce degli ultimi avvenimenti e delle critiche intercorse, possiamo affermare che l'articolo del Il sole 24 ore è stato interpretato in maniera fuorviante, soprattutto a causa del titolo. Ma se leggete le mie dichiarazioni («La nostra Fondazione – ha spiegato il Presidente Maurizio Zipponi – conta 350mila soci che non sono solo cacciatori ma comprende anche il mondo della ricerca e le aziende dell'indotto che ruota intorno alla caccia. Puntiamo ad un riposizionamento della figura del cacciatore, in linea con quanto avviene in altri paesi europei, dove è considerato un paladino del territorio e un fondamentale anello della catena di sostenibilità») sono corrette e non c'è alcuna contraddizione con la mission di Una. Infatti, ci teniamo a sottolineare che il socio fondatore della nuova associazione Ab Agrivenatoria Biodiversitalia è sempre stato Cncn che, come noto, è altresì parte di Fondazione Una. A ulteriore conferma, all'interno dell'articolo la Fondazione non è mai stata annoverata tra i soci fondatori, che, ribadiamo, sono Coldiretti e Cncn.
La Fondazione Una, così come fa da sempre con numerosi partner, a nostro avviso dovrebbe essere interessata a sostenere un organismo che tra i suoi obiettivi ha quello di conservare e valorizzare il patrimonio di biodiversità, promuovere una gestione faunistico-venatoria e organizzare l'esercizio venatorio in forma programmata e in armonia con il patrimonio ambientale e faunistico.
Alcune Associazioni venatorie hanno contestato il fatto di essere state mantenute all'oscuro dell'operazione nonostante che con Cncn condividano quasi tutte l'impegno nella Cabina di regia. Si è trattato di un difetto di comunicazione o di Una precisa scelta del Comitato?
Il Cncn – Comitato nazionale caccia e natura – è un'organizzazione fondata nel 1986 per iniziativa di operatori del settore, cacciatori e dall'associazione industriale del comparto Anpam con lo scopo di promuovere la cultura e la pratica della caccia sostenibile. Il Cncn è di fatto un organismo autonomo e, in quanto indipendente, ha agito come tale. Poi, nel pieno rispetto dei rapporti che contraddistinguono la sua storia, ha informato e informerà i partner dei vari consessi associativi di cui fa parte (Fondazione Una e Cabina di regia) all'interno dei relativi organi di discussione. Ci teniamo comunque a sottolineare che l'obiettivo non è stato quello di escludere o occultare la nascita di Ab a nessuno, tant'è che è vista positivamente da alcune delle più importanti associazioni venatorie italiane, che hanno apprezzato le linee programmatiche sulle quali la nuova associazione si fonda.
A leggere le reazioni di alcune Associazioni venatorie sembra che si siano sentite scavalcate da un'organizzazione che rappresenta anche le aziende del comparto. Come se il mondo produttivo avesse deciso – constatata la scarsa efficacia dell'azione delle Associazioni stesse – di agire per conto proprio in nome della biodiversità. Come risponde a queste critiche?
Con l'alleanza tra Cncn e Coldiretti si va finalmente a colmare un vuoto di rappresentanza nel rapporto tra aziende agrivenatorie, il mondo agricolo e quello delle istituzioni che, riempito da un soggetto come Coldiretti, è in grado di dare assistenza e valore aggiunto a un settore strategico per il nostro Paese. Inoltre, la partecipazione del Cncn in qualità di fondatore di Ab non è da ritenersi alternativa al lavoro che quotidianamente svolge: la nuova realtà associativa si va infatti ad aggiungere alla serie di attività che, nell'interesse del mondo che rappresenta, il Cncn promuove in difesa della caccia "sociale", nel pieno rispetto dell'articolo 842 cc.
In questo senso, con la costituzione di Agrivenatoria Biodiversitalia, Cncn e Coldiretti intendono fornire anche un servizio e un valore aggiunto alle aziende faunistico venatorie, agrituristico venatorie e alle zone di addestramento cani che molto spesso sono incluse in realtà agricole più grandi, contribuendo quindi alla generazione di economia su una fetta importante del patrimonio agropastorale italiano.
Sono tutte parti di un disegno più grande, che Cncn persegue per la tutela della biodiversità e della caccia sostenibile. Fare un passo importante verso il raggiungimento di questi obiettivi insieme ad un partner come Coldiretti dovrebbe essere guardato con favore, visto che da anni viene richiesta Una maggiore collaborazione tra mondo venatorio ed agricolo.
Arcicaccia, in particolare, contesta l'attenzione alle aziende agro venatorie, che poco ha a che fare con la fauna selvatica patrimonio dei cittadini o con la recente modifica costituzionale per tutelare gli animali. Una simile critica è mossa anche da Eps che, "nell'ottica del consolidamento del rapporto tra mondo agricolo e venatorio", si chiede che cosa ne ne sarà del territorio agro-silvo-pastorale non oggetto dell'accordo.
Lo ribadiamo ancora una volta: l'articolo 842 del Codice civile è ritenuto dal Comitato come un pilastro per la gestione dell'attività venatoria nel nostro Paese e questo non è mai stato messo in discussione, anzi è stato affermato chiaramente anche in occasione delle riunioni della Cabina di regia.
Sicuramente con la costituzione di Ab Abbiamo posto una prima pietra, la prima di un lungo percorso: il 14% del territorio agro-silvo-pastorale (quello complessivamente oggi occupato dagli istituti privati) non è sicuramente una percentuale poco importante, anzi siamo convinti che proprio da qui possa cominciare una collaborazione che porterà sempre a migliori risultati. Inoltre – grazie ad Ab – questo 14% verrà messo a sistema per generare economia sul territorio, con benefici tanto per il comparto agricolo che per quello venatorio. La Fondazione Una è una componente centrale nelle riserve di caccia, e la nascita di un'associazione che porrà particolare attenzione a questi ecosistemi contribuirà a generare una cultura dell'importanza della sua gestione.
Crediamo che ognuno abbia il diritto di contestare o polemizzare su ciò che non condivide, ma il patrimonio di relazioni creato nel corso degli anni da Cncn e Fondazione Una grazie a progetti importanti per la tutela della caccia e della biodiversità sia estremamente elevato e che, per questa ragione, vada tutelato evitando prima di tutto spiacevoli scivoloni come gli insulti personali e la mancanza di rispetto che abbiamo dovuto registrare in molte recenti esternazioni, che mirano a vanificare l'egregio lavoro svolto.
Per concludere, non sarebbe stato più utile investire in un progetto che favorisse la fusione delle Associazioni e la rappresentanza unitaria dei cacciatori italiani?
No, per due motivi: innanzitutto in quanto Ab non è un'associazione sovrapponibile ad una venatoria, e tantomeno ha l'ambizione di diventarlo. In secondo luogo, come più volte ribadito, l'obiettivo di Ab è quello di favorire e proteggere lo svolgimento delle attività agricole sul territorio, attraverso la tutela della biodiversità e la promozione di una gestione dell'esercizio venatorio in armonia con il patrimonio ambientale e faunistico disponibile.
La collaborazione dell'associazionismo venatorio è tema della Cabina di regia, che il Cncn segue attivamente dalla sua nascita prestando un servizio di segreteria operativa, pertanto siamo da sempre in prima linea per aiutare il mondo venatorio verso un processo di rappresentanza unitaria di fronte alle istituzioni, alla politica e all'opinione pubblica.
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