
di Matteo Brogi
La Wilderness Society a sostegno della caccia responsabile
La responsabilità del cacciatore sta alla base della sostenibilità dell’esercizio venatorio e del prelievo di fauna selvatica
La lettura di uno degli ultimi numeri delle Comunicazioni periodiche AIW, newsletter dell’Associazione Italiana per la Wilderness, mi ha permesso di scoprire un interessante articolo pubblicato sul sito della Wilderness Society americana. Titolo: Responsible hunting offers significant benefits for wildlife conservation (La caccia responsabile fornisce notevoli benefici per la conservazione della fauna selvatica). Contributo interessantissimo che condensa la filosofia che ispira Hunting Log nel suo intento di promuovere un’attività venatoria sostenibile mediante i comportamenti responsabili messi in pratica dal cacciatore.
Henry David Thoreau & Aldo Leopold
La Wilderness Society è un'organizzazione senza scopo di lucro per la conservazione del territorio che si dedica alla protezione delle aree naturali e delle terre pubbliche federali negli Stati Uniti, sostenendo la designazione di aree wilderness (selvagge) e supportandone la fruizione equilibrata. Un uso che include la caccia. Fondata nel 1935 da un gruppo di otto visionari, tra cui Aldo Leopold, si ispira alla filosofia Wilderness che a sua volta affonda le radici nel pensiero di Henry David Thoreau e vede nella natura selvaggia un valore di per sé, in quanto patrimonio spirituale dell’uomo; come tale, deve poter essere fruita in maniera razionale, anche per quanto riguarda le risorse rinnovabili. La sua azione si estrinseca con la creazione e il mantenimento di vaste aree selvagge naturali, le cosiddette Aree Wilderness, con un vincolo duraturo nel tempo dalla profonda implicazione protezionistica.
Inevitabilmente contraria alla fruizione di massa dell’ambiente, la filosofia wilderness si oppone alla realizzazione delle più impattanti opere antropiche, tra cui le strade di penetrazione motorizzata o meccanizzata nelle aree selvagge. Ma, nel rispetto delle libertà individuali non comprimibili, ne legittima la fruizione. E, infatti, la Società Italiana per la Wilderness, fondata nel 1985, oltre a diffondere le conoscenze della filosofia di Leopold e dei suoi seguaci in Italia e a promuovere la creazione di aree wilderness, è una delle poche voci a sostenere l'attività venatoria.
Caccia e conservazione
L’articolo che ho menzionato, e dal titolo emblematico, riassume gli effetti che una caccia sostenibile e regolamentata, quindi responsabile, porta negli USA. Questo è l’incipit: “Conservazione e caccia vanno spesso di pari passo negli Stati Uniti. Pratiche di caccia responsabili e regolamentate contribuiscono alla conservazione di popolazioni di animali selvatici sani, habitat ed ecosistemi. Queste pratiche supportano anche i finanziamenti per la conservazione attraverso tasse e imposte su licenze e attrezzature. La caccia è anche una parte importante di molte culture, tradizioni e comunità in tutto il Paese: i cacciatori sono spesso tra i più convinti sostenitori della conservazione e dell'accesso alle terre pubbliche perché vogliono garantire che le generazioni future possano continuare le tradizioni cui tengono”. L’articolo sostiene questi principi rispondendo alle domande che più frequentemente ci vengono poste e fornendo un’ampia letteratura di riferimento che favorisce la formazione di una coscienza venatoria responsabile, nei confronti dell’ambiente e della comunità.
Conclude: “la caccia responsabile e regolamentata sostiene gli sforzi di conservazione e mantiene ecosistemi sani. Seguire le normative sulla caccia non significa solo rispettare la legge; significa proteggere gli habitat, garantire che le popolazioni di animali selvatici rimangano equilibrate e salvaguardare le risorse per le generazioni future”. Questo è il punto centrale che impone una riflessione.
Da una parte, le legislazioni nazionali, e quella italiana in particolare, non riconoscono sempre un corretto sviluppo dell’ambiente e il ruolo regolatore dell’attività venatoria, creando disequilibri dannosi per la fauna selvatica. Dall’altra, molti cacciatori faticano a uscire dalla logica più spregiudicata dell’uso della risorsa faunistica. A volte il prelievo è (o lo si vorrebbe) rapace, irresponsabile, per soddisfare un istinto immediato. Questo è quanto dobbiamo combattere per diffondere la consapevolezza che il nostro ruolo può essere considerato un legittimo diritto – e non più una concessione – solo nel momento in cui comporta un’assunzione di responsabilità e la conseguente volontà di lavorare per il bene dell’ambiente, la nostra casa comune.
Se sei interessato alla caccia sostenibile e alla conservazione dell'ambiente e della fauna selvatica, segui la pagina Facebook e l'account Instagram di Hunting Log, la rivista del cacciatore responsabile.