di Matteo Brogi
.30-06 Springfield: grande calibro tra caccia e letteratura
Hemingway lo utilizzò ovunque, anche in Africa. Al netto delle esasperazioni, il "thirdy-ought-six" è tuttora un calibro sfruttabile su quasi ogni tipo di selvatico e in molteplici contesti venatori. Tra letteratura e balistica, passione e ragione, questo articolo ne ricostruisce storia e caratteristiche
Chi mi chiede quale sia il mio calibro preferito si aspetta probabilmente che fornisca una risposta meditata, tecnicamente motivata o almeno intelligente. Ma io deludo sempre e rispondo in maniera scontata, quasi banale: sono un appassionato del .30-06 Springfield, il calibro forse più diffuso al mondo. Per certi versi superato. Da molti bistrattato. Assediato da una folta concorrenza di alternative prestanti e probabilmente più efficaci. Ma la mia è una scelta di cuore e, come in ogni storia d'amore, anche in questo caso il sentimento supera la ragione.
È una scelta romantica che mi riporta alla mente mio padre, come cacciatore e come spacciatore di buona letteratura. Fu lui a farmi conoscere la prosa di Ernest Hemingway; sempre lui acquistò sul finire degli anni Cinquanta, con il suo primo stipendio, una Mauser in .30-06 S. Con quella carabina si recò in Austria per prelevare il suo unico camoscio. Poi rimase chiusa in un armadio blindato finché, un po' di anni fa, fui invitato da un'amica che nella sua riserva mi fece conoscere la selezione e riscoprire la caccia.
Il potere della letteratura
La leggenda racconta che Hemingway iniziò a sparare all'età di due anni e mezzo e che a dieci il nonno gli regalò un monocanna in calibro 20. Un predestinato, in un certo modo. Nella vita fu un globetrotter, appassionato cacciatore, e cacciò negli Stati uniti, in Europa e in Africa, acquistando e rivendendo armi secondo la passione del momento. In una lettera del 1930 scrive di possedere una decina di fucili a canna liscia e quello stesso anno, a fine giugno, in un'altra missiva confiderà che gli era finalmente stato consegnato "the Springfield". I suoi biografi sono concordi nell'identificare quest'arma nella carabina Griffin & Howe (per l'appunto in .30-06 S) che lo accompagnerà in numerose avventure negli Usa e in Africa, nei safari del '33 e del '53; ne parla diffusamente in Verdi colline d'Africa, dove racconta del faticoso abbattimento di un rinoceronte con il suo thirdy-ought-six, e in Under Kilimanjaro (opera postuma del 2005, versione rieditata e integrata di True at first light, altro titolo postumo pubblicato dal figlio Patrick basandosi sui diari che il padre scrisse nel corso del suo ultimo safari). I suoi capolavori sono intrisi di caccia: impossibile dimenticare I racconti di Nick Adams (una sorta di libro di iniziazione) e gli articoli per Look, Esquire e Vogue.
Le notizie su quest'arma e la passione dello scrittore per questo calibro, fondamentale nella sua carriera di cacciatore, le ho ricavate dal saggio Hemingway's guns, che ricostruisce attraverso il complesso corpus del suo lavoro la passione per le armi del grande scrittore americano. Ne emerge che per Hemingway – ispirato dal pragmatismo americano – le armi erano degli strumenti e ne apprezzava utilità e funzionalità più che occuparsi di canoni estetici.
"Sporterising" è la parola d'ordine
Subito dopo la nascita del .30-06 S, negli Usa si affermò la tendenza a elaborare armi del surplus militare per adattarle all'impiego ludico e alla caccia; in lingua inglese si utilizza il termine sporterising, che è concetto ben diverso dalla demilitarizzazione. Il primo Springfield lo portò in Africa Theodore Roosvelt (presidente americano dal 1901 al 1909) al termine del suo secondo mandato. Ne parla diffusamente in African game trails; il secondo molto probabilmente lo scrittore Stewart Edward White due anni più tardi. In breve divenne un'arma molto popolare e a questa fama contribuì il fatto che la sua cartuccia ha accompagnato numerose generazioni di militari americani fino agli anni Settanta del Novecento.
The Springfield di Hemingway era quindi una carabina realizzata da Griffin & Howe su azione e canna dell'Arsenale di Frankford, selezionate da colonnello Townsend Whelen in persona. Griffin & Howe erano molto rinomati proprio per l'attività di trasformazione dell'arma militare: la loro opera consisteva nella preparazione di un calcio custom (realizzato in base a poche misure e a una foto dell'acquirente), nella lucidatura e nella ri-brunitura di canna e azione, nell'accuratizzazione dell'otturatore, nella sostituzione del mirino ed eventualmente nell'applicazione della base laterale per il montaggio di un'ottica. L'azione per l'arma di Hemingway fu acquistata dall'Arsenale per 30 dollari; 145 dollari se ne andarono per la fattura del calcio, 35 per l'applicazione dell'attacco per l'ottica, altro per l'applicazione di una tacca Lyman no. 48, alcuni interventi di abbellimento e la fornitura di un cannocchiale Zeiss Zielklein 2,25x che il proprietario rimosse subito ritenendolo uno strumento da «suore e verginelle». Il prezzo finale salì così a 256,50 dollari.
Hemingway in Africa
La (quarta) moglie Mary scrisse che nel suo primo safari Ernest prelevò con quest'arma «un bufalo, 3 leoni e 27 altri animali»; contabilità imprecisa a meno che il rinoceronte di cui scrive in Verdi colline d'Africa – fermato in corsa a circa 300 yard – non sia incluso tra i 27. A questi selvatici, per quanto riguarda il mondo big game, vanno aggiunti almeno un orso (Wyoming, 1936) e gli abbattimenti del secondo safari, tra cui un leopardo. Emerge da numerose lettere che Ernest utilizzò proiettili solid da 220 grain.
Alla morte del marito, Mary cercò di rivendere The Springfield per poi donarlo a Patrick, il secondogenito di Ernest, che lavorò per molti anni in Africa come professional hunter. Proprio a Patrick fu rubato dalla casa nel Montana negli anni Settanta; la polizia arrivò alla conclusione che fosse stato esportato in Irlanda per armare i para-militari Ira.
Hemingway fece della propria vita un romanzo e certi aspetti del suo vissuto sono offuscati dalla trasposizione letteraria. Si sa però con certezza che non si separò mai dal suo G&H in .30-06 S e che confidava molto in quest'arma e nel suo calibro, che gli "tornava" particolarmente bene. Sparava con le mire metalliche, senza porsi troppe domande sulla distanza dell'animale, confidando nella sua abilità di tiratore.
.30-06 Springfield, la storia
Elaborato nel 1903 negli Stati Uniti, il 7,62x63 mm (secondo la denominazione metrica) fu rivisitato nel 1906 con l'introduzione delle nuove palle Spitz introdotte in Germania e adottato inizialmente su un fucile Springfield modello 1903 modificato, da cui il nome. Pensato per l'impiego militare, una volta che questo venne meno è rimasto uno dei caricamenti preferiti tra quelli di media potenza, utilizzabile fino a prede di taglia medio-grande a distanze medio-lunghe. A tutt'oggi viene adottato in una moltitudine di carabine d'impostazione e produttori differenti con una altrettanto ampia disponibilità di caricamenti che ne fanno un calibro polifunzionale, adatto quasi a qualsiasi tipo di ungulato.
A fare la sua fortuna ha contribuito l'offerta commerciale dei produttori di munizioni, che hanno a catalogo una moltitudine di palle (tra 110 e 250 grain) in grado di coprire tutte le esigenze venatorie e di tiro di precisione, e un rinculo discreto ma gestibile.
In passato – in un articolo pubblicato su Cacciare a Palla di gennaio 2019, da cui ho ricavato alcune delle considerazioni e delle immagini che seguono – l'ho confrontato con il .308 Winchester (7,62x51 mm), versione civile del 7,62 mm Nato. Il suo sviluppo si deve alla necessità, da parte dell'esercito americano, di sostituire il calibro d'ordinanza .30-06 Springfield con una cartuccia più moderna. Da allora è stata adottata praticamente da tutti i maggiori produttori di armi, con la logica conseguenza che anche in questo caso i produttori di munizioni hanno a catalogo più caricamenti.
Una diffusione impressionante
In Italia il calibro .30-06 S risulta essere ancora il più venduto. Per Fiocchi, fatto 100 il totale delle munizioni a uso venatorio commercializzate complessivamente nei due calibri .30", il 58% dei cacciatori privilegia il calibro più antico e una situazione simile è fotografata dalle vendite di Norma, dove il 36% delle vendite riguardano il .30-06 S – in assoluto la cartuccia più venduta – seguito da .308 W (15%), .300 WM e .270 W; percentuali che ricalcano quelle della Germania.
Se si calcola la vendita di carabine, il dato cambia e non di poco. Paganini, che importa le carabine Remington e Kimber, mi ha fornito alcune statistiche da cui si evince che le carabine calibro .308 S si attestano intorno al 46% del totale, mentre quelle in .30-06 S sono intorno al 26,5%. Emanuele Sabatti ci dice che il .30-06 S ha un ampio seguito globale ma che il .308 W continua inesorabilmente a crescere.
Se si confrontano i dati europei relativi alle munizioni, secondo Fiocchi le vendite dei due calibri in allestimenti venatori si equivalgono; Hornady, invece, mediante il suo distributore europeo, ha confermato che dei due il .30-06 S è il calibro preferito per la caccia (60%), rapporto che si inverte se nel calcolo si include il munizionamento sportivo, dove il .308 W è molto diffuso. Anche per Norma – che produce una gamma molto apprezzata di munizionamento da tiro – i rapporti sono invertiti, con il .308 W che risulta il più venduto con una quota globale di mercato del 24,6%, seguito proprio dal .30-06 S. In molti paesi, come la Svezia, il .308 W è il calibro più venduto anche tra i cacciatori.
Se si attraversa l'Oceano, in America del Nord il rapporto di vendite tra .308 W e .30-06 S per Hornady è di 2 a 1, a favore del primo calibro. Un rapporto che si è ridotto considerevolmente nell'ultimo periodo (prima era di 3:1) a seguito dell'affermazione del 6,5 Creedmoor.
Anche la ricarica è un'opzione
Nonostante le somiglianze tra i due calibri, le dosi di polvere utilizzate dai ricaricatori differiscono sia per tipologia sia per quantità. Hornady, ad esempio, per il .30-06 S caricato con la sua palla Oryx consiglia la polvere Norma MPR, adatta ai calibri magnum o, comunque, a bossoli in grado di ospitare ampi volumi di propellente. Per il .308 W, sempre per la stessa palla, raccomanda invece le polveri 202 e 203-B; la prima sviluppata per i calibri intermedi e in particolare il 7,62 Nato di cui il nostro costituisce la versione civile, la seconda un propellente flessibile che, nel .308 W, si presta ai caricamenti con palle più pesanti. Da notare che il medesimo manuale non raccomanda palle di massa superiore ai 200 grani per il .308 W mentre, per il .30-06 S, si spinge fino ai 220 grani.
Uno contro l'altro
Posto che entrambe le cartucce utilizzano la medesima palla, la reale differenza tra i due calibri in termini di prestazioni è quindi da ricercare nella velocità e nell'energia che sono in grado di sviluppare. Per analizzare questo aspetto ho effettuato due prove distinte con armi e munizioni Sako e con armi Sabatti alimentate da cartucce di 3 differenti produttori. Le armi impiegate erano carabine gemelle che si distinguevano unicamente per la cameratura. I dati sono indicati a seguire.
Le differenze tra i due calibri vanno ricercate nel bossolo che, nel caso del .308 Winchester, è di circa 12 millimetri più corto. Ciò comporta che possa essere ospitato in azioni compatte che rendono l'arma più corta, leggera e maneggevole. Un bossolo più corto risulta anche essere più efficiente in termini di combustione ed energia erogata in virtù del fatto che risulta più agevole l'accensione della colonna di polvere. L'esperienza dimostra infatti che non è solo la quantità di polvere a incidere sulla velocità del proiettile ma pure l'efficienza totale della combustione, tanto che – nonostante il cospicuo differenziale di propellente utilizzato – la differenza di velocità tra i due calibri è generalmente contenuta nel 5% (munizioni commerciali); varia, semmai, in funzione dell'attrito tra rigatura e proiettile (prodotto da rugosità del trattamento interno della canna e durezza dell'acciaio), un "freno" che tende a diminuire con il rodaggio della canna e a seconda della distanza tra la palla e il cono di forzamento (con una palla abboccata alla rigatura il picco pressorio sarà più alto, producendo una maggior velocità del proiettile).
Il mercato ha portato alla standardizzazione delle canne offerte per i due calibri. Mentre un tempo, secondo standard Cip, si utilizzavano rigature da 10" e 4 principi nel .30-06 S, 12" e 4 principi nel .308 W, 10", oggi molti produttori (tra cui Sabatti) hanno uniformato l'offerta a un passo di rigatura intermedio da 11" per tutti i calibri di questa classe. Una semplificazione che comporta importanti economie industriali e, nel caso di questo test, una base comune tra i due calibri che rende la comparazione "ad armi pari". Ma, pure, una perdita di un vantaggio teorico del .30-06 S che, fintanto che utilizzava il passo da 10", stabilizzava meglio le palle oltre i 165 grani.
Primo test
Il primo confronto l'ho completato utilizzando munizionamento e carabina Sako modello 85, in allestimento FinnLight II in calibro .30-06 S e nella versione Synthetic per quanto riguarda il .308 W. In entrambi i casi la canna spunta una lunghezza di 570 mm, un 5% in meno rispetto alla canna Cip, responsabile di un decremento velocitario rispetto ai dati dei produttori del munizionamento. L'azione è Small per il .308 W e Medium per il .30-06 S. Identico è il passo di rigatura (11").
Con l'eccezione del caricamento da tiro Range, che promette velocità identiche nei due calibri e che ha addirittura dimostrato performance migliori nel caso del .308 W, e della cartuccia Super HammerHead (dove la differenza è minima ma notevole lo scostamento della velocità del .30-06 rispetto al valore teorico), la tabella che segue indica una modesta superiorità prestazionale del .30-06 S, inferiore rispetto a quanto sarebbe lecito attendersi. Con ogni probabilità il dato è imputabile alla minor costanza di rendimento del calibro più antico e a una giornata molto umida.
Secondo test
Una seconda prova, realizzata all'interno del tunnel di tiro di Sabatti con due carabine Rover 870 Synthetic con canna da 610 mm, ha fornito dati congruenti. La Rover utilizza un'azione long e il medesimo passo di rigatura da 11" a 4 principi in entrambi i calibri.
I dati, illustrati dalle tabelle a seguire, indicano anzitutto scostamenti velocitari molto ridotti rispetto a quanto dichiarato dai produttori del munizionamento. In secondo luogo un'indiscutibile superiorità prestazionale del .30-06 Springfield, che alla volata spunta velocità rilevate tra il 3,72 e il 5% superiori e un'energia cinetica contenuta in una forchetta tra il 7,29 e il 10,23% maggiore rispetto al .308 Winchester.
Ma la ragione?
Insomma, si può designare un vincitore tra i due calibri più diffusi a livello mondiale? Ciascuna cartuccia presenta dei punti di forza rispetto all'altra ed è difficile tracciare una linea definitiva. È certamente questione di gusti. Io, come ho scritto, preferisco il .30-06 S ma è un retaggio della mia storia personale; lo uso abitualmente nelle mie uscite in Appennino e l'ho impiegato su una discreta varietà di selvatici europei senza mai pentirmene e, anzi, apprezzando quel qualcosa in più in termini di energia cinetica. Solo una volta, in poligono, ho rischiato di rinnegare la mia scelta: sparai poco meno di 100 colpi nel corso di un test. Fu un pomeriggio impegnativo.
Le mie esperienze con il .308 W non sono sempre state fortunatissime. Più di qualche animale si è allungato un poco, richiedendo qualche volta l'ausilio del cane da traccia. Considerando che la palla è la stessa, mi domina un retro-pensiero che affida a quel 10% di energia in più i successi che ho ottenuto con il calibro più antico. Ma siamo nel soggettivo e ogni statistica seria dovrebbe basarsi su un volume di campioni che probabilmente trascende le possibilità della vita di un solo cacciatore.
Conosco invero moltissimi cacciatori, che stimo, che non cambierebbero il proprio .308 W con nient'altro al mondo. È quello il calibro che ha scritto la storia dei loro successi e, con quello, cacciano sereni, confidenti nei propri mezzi, portandosi a spalla qualche grammo in meno e dovendo gestire un rinculo senz'altro meno rabbioso. Questione di gusti, indubbiamente, perché sulla carta pregi e difetti – a parer mio – si equivalgono.
Ho premesso che la mia predilezione per il -30-06 Springfield è una scelta romantica. Ma posso aggiungere che si tratta certamente di un calibro adeguato a una moltitudine di selvatici, facilmente reperibile sul mercato e affidabile. Resta il fatto che utilizzarlo, oggi, su rinoceronti e leoni sarebbe una scelta scellerata. Come in ogni storia d'amore, è bene non dimenticarsi del raziocinio che ci distingue.
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