I giudici erano stati chiamati a esprimersi dopo l'abbattimento dell'orsa KJ1
I giudici erano stati chiamati a esprimersi dopo l'abbattimento dell'orsa KJ1 - © Petey21
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Giudici: è lecito uccidere gli orsi confidenti

Nel giudicare due ricorsi animalisti, i giudici amministrativi hanno statuito che tra la vita di un uomo e quella di un animale è più importante la prima e che per un animale selvatico tra cattività e morte è preferibile la seconda

Nei giorni scorsi, il Trga di Trento, la sezione del Tar che ha giurisdizione nella Provincia autonoma, ha emesso due distinte sentenze che sanciscono chiaramente alcuni principi che, per quanto elementari, parevano essere stati persi di vista nelle cronache giuridico-amministrative degli ultimi tempi. I giudici erano stati chiamati a giudicare alcuni ricorsi presentati delle solite associazioni animaliste e incentrati sull'abbattimento dell'orsa confidente KJ1 e su una richiesta danni da 1,1 milioni di euro a carico della Provincia.

Non solo il Tribunale ha riconosciuto la legittimità del lavoro svolto della Provincia e, rigettando i ricorsi, ribadito che l’abbattimento dell’orsa era in linea con quanto previsto dal Pacobace e avvallato dall’Ispra, ma nel farlo i giudici si sono soffermati sulla compatibilità degli abbattimenti con il dettato costituzionale del rivisitato art. 9, che ora prevede espressamente la tutela degli animali tra i principi fondamentali della Repubblica. “Non vi è dubbio - scrive il Trga- che, sul piano assiologico-valoriale, la Costituzione vigente, ove si configuri un effettivo conflitto tra la vita e l’integrità fisica di un essere umano e la vita o l’integrità fisica di un animale, impone in via prioritaria ed indefettibile la tutela dell’essere umano”.

Ma non finisce qui. Chiamati a esprimersi sulla cattura come metodo alternativo di rimozione rispetto all’abbattimento, i giudici hanno chiaramente smentito la tesi degli animalisti. “L’affermazione secondo cui la captivazione permanente dell’orso sarebbe sempre comunque da preferire - si legge nella sentenza - non persuade anche perché si pone in contrasto con le norme che impongono di tener conto delle esigenze in materia di benessere degli animali, al fine di risparmiargli sofferenze inflitte senza necessità o senza una giustificazione ragionevole”.

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