di Redazione
I tecnici "blindano" il prelievo del cervo in Abruzzo
Nella giornata di oggi gli animalisti si sono dati appuntamento a L'Aquila per protestare contro la decisione di aprire la caccia al cervo. Eppure i maggiori esperti della specie difendono la scelta
Ad agosto avevamo dato la notizia dell'apertura della caccia di selezione al cervo in Abruzzo. Successivamente eravamo poi tornati sull'argomento riportando la posizione "stonata" dei vertici regionali di Forza Italia, che, pur essendo parte della maggioranza, dissentivano dalla linea gestionale portata avanti dalla Giunta con l'approvazione dei piani di prelievo. Nel frattempo la notizia non ha ovviamente smesso di far discutere, con tanto di mobilitazione della stampa nazionale neanche a dirlo intenta a raccontare la cosa con gli occhiali di Walt Disney anziché con la dovuta imparzialità.
Ora, a difesa della scelta di ricorrere per la prima volta al prelievo venatorio del cervo, scendono in campo i maggiori esperti della specie tra i quali Stefano Mattioli, Sandro Lovari e Marco Apollonio. I tecnici hanno ribadito la correttezza delle scelte inserite nel Piano faunistico venatorio regionale, che ha posto le basi per il prelievo del cervide. I tecnici hanno inoltre sottolineato che, seppur rivesta una certa importanza, la presenza del cervo impatta non solo sulla circolazione stradale e sulle produzioni agricole, ma anche su altre specie, alcune delle quali particolarmente importanti sotto il profilo conservazionistico. Tra queste l'orso bruno marsicano, con il quale il cervo è in competizione per alcune risorse trofiche fondamentali.
Gli indici di densità attuali, circa 3,5 capi per 100 ettari nel comprensorio 1 e di 2,4 capi per 100 ettari nel 2, sono inoltre significativamente superiori agli obiettivi di densità di 2 capi per 100 ettari fissati nelle linee guida per la gestione dei cervidi dell'Ispra. A supporto della scelta di rendere cacciabile la specie ci sono anche motivi che vanno al di là della mera gestione faunistica. Lo sviluppo del piano di prelievo del cervo e di altre specie come il cinghiale nei prossimi anni potrebbe generare un indotto locale basato sull'utilizzo alimentare di una risorsa rinnovabile.
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