di Redazione
Fagiani maltrattati, annullato il provvedimento di sequesto
Dalla lettura del provvedimento di dissequestro del Tribunale di Mantova emergono particolari interessanti che stimolano una riflessione che va al di là del mero fatto di cronaca
Lo scorso 15 luglio avevamo dato la notizia del sequestro di circa 15mila fagiani presenti in un allevamento del mantovano a seguito dell'intervento degli uomini del Comando Unità Forestali, Ambientali e Agroalimentari e della conseguente denuncia del titolare per maltrattamento di animali a causa dell'utilizzo di copri-becchi. A distanza di poco più di due settimane, il Tribunale di Mantova in funzione di Giudice del Riesame ha accolto l'istanza di annullamento presentata dai difensori dell'allevatore, tra i quali figura l'avvocato Antonio Bana, che è quindi tornato in possesso degli animali. Per quanto la sentenza nulla dica in merito al procedimento penale a carico dell'uomo, dalla sua lettura emergono particolari interessanti che aiutano a meglio comprendere la vicenda e la inquadrano in una ricostruzione dei fatti perfettamente in linea con il nostro precedente articolo, che sollevava perplessità sull'approccio adottato dai forestali.
Innanzitutto il Tribunale ha chiarito che «ciò che può dirsi certo e su cui gli esperti del settore concordano è la necessità di applicare ai fagiani detenuti in allevamento i copri-becco che evitino i fenomeni della pcia, della plumofagia e del cannibalismo (...). Per tale motivo, non può dirsi che i copri-becco siano stati applicati dall'indagato per crudeltà o senza necessità», tesi che i difensori dell'allevatore hanno supportato con pareri e pubblicazioni scientifiche. Per quanto riguarda la tipologia di copri-becco utilizzata, invece, i giudici, pur non esprimendosi in merito, hanno comunque affermato che «deve escludersi che sussistano elementi sufficienti a far ipotizzare che li trattamento summenzionato con applicazione di copri-becco a spillo perforante possa essere stato praticato dall'indagato "con crudeltà o senza necessità, apparendo al contrario le scelte dell'indagato in ogni caso motivate dalla ricerca della soluzione più idonea da evitare lesioni e malattie agli avicoli».
Venendo poi alle posizioni assunte dal veterinario ausiliario di PG che ha accompagnato i Forestali, in più passaggi emerge come le stesse siano spesso confutate dalla letteratura scientifica e dai protocolli sul benessere animale e, in alcuni casi, addirittura contraddittorie. Per fare un esempio, nella sula relazione il veterinario afferma che i copri-becchi non siano necessari, cosa invece riconosciuta dai giudici stessi. Dopo aver letto la sentenza, che permette di scoprirne il nome, viene da chiedersi se il "professionista" sia lo stesso che, cercando su uno dei principali motori di ricerca, compare in diversi contesti in veste di "veterinario e coordinatore del servizio di vigilanza ambientale del circolo Legambiente Franciacorta" e in un servizio televisivo al fianco della nota giornalista-animalista Giulia Innocenzi o se si tratti solo di uno sfortunato caso di omonimia. Se così non fosse, il taglio dato al nostro precedente articolo, che a tanti aveva fatto storcere il naso, non sarebbe poi stata così sbagliata.
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