In Toscana si alleva in libero pascolo, con costi elevatissimi: si tratta di una caratteristica fondamentale della pastorizia, che va tutelata anche come presidio delle eccellenze gastronomiche della Regione
In Toscana si alleva in libero pascolo, con costi elevatissimi: si tratta di una caratteristica fondamentale della pastorizia, che va tutelata anche come presidio delle eccellenze gastronomiche della Regione - © Davide Veniani
Pubblicato il in Politica
di Matteo Brogi

Lupo, ascoltiamo anche la voce degli allevatori

La convivenza con il lupo è un'emergenza che in zona appenninica - e in particolar modo in Toscana, un tempo terra del pascolo libero - produce conseguenze impattanti per le attività economiche e le produzioni delle eccellenze gastronomiche del territorio

Con il patrocinio della Regione Toscana, si è svolta venerdì 26 luglio la tavola rotonda Il lupo e la pastorizia, un evento pubblico che si proponeva di rappresentare la voce degli allevatori su un tema di attualità e di creare un dialogo con le Istituzioni chiamate a gestire un'emergenza molto attuale; un momento di confronto che avrebbe dovuto permettere ai rappresentanti del mondo pastorale di esprimere il proprio disagio ai massimi organi politici regionali e, a questi ultimi, di chiarire pubblicamente il senso della propria azione. Avrebbe dovuto. Il condizionale è legato al fatto che sia il presidente del Consiglio regionale, Antonio Mazzeo, sia il membro della segreteria di Stefania Saccardi, vicepresidente della Regione e assessore all'Agroalientare, alla caccia e alla pesca, che pure avevano dato la rispettiva disponibilità, hanno disertato l'incontro. Assenze pesanti, che hanno aumentato il senso di frustrazione del mondo pastorale.

Il programma della tavola rotonda, colpevolmente disertata dai rappresentanti del governo regionale
Il programma della tavola rotonda, colpevolmente disertata dai rappresentanti del governo regionale - © Comitato resistenza pastorale

Era invece presente in forze l'opposizione locale, con Fratelli d'Italia - in minoranza in Toscana - che si è fatta interprete e voce di un malessere particolarmente sentito. Oltre a Pietro Fiocchi, membro della Commissione ambiente del Parlamento europeo, erano presenti Francesco Torselli, neo-europarlamentare, Gabriele Veneri, deputato regionale, e Mario Pellegrini del coordinamento provinciale grossetano.

Resistenza pastorale

Organizzatore dell'incontro è stato il neocostituito Comitato resistenza pastorale, un'organizzazione composta da un "gruppo di giovani allevatori determinati a portare avanti la battaglia contro la mala gestione del lupo, con lo scopo di preservare le pratiche pastorali tradizionali, proteggere i diritti degli allevatori e delle loro comunità e garantire le sostenibilità ambientali delle aree pastorali".

La presidente del Comitato Veronica Ambrosino, nel suo intervento di apertura, ha evidenziato come i pastori siano impossibilitati a svolgere correttamente il proprio mestiere, che peraltro è fondamentale per tutta la comunità nazionale. Ha chiesto alla task-force Lupo - istituita in Regione ad agosto 2021 e anch'essa assente al confronto - i dati sul censimento della presenza del lupo in Toscana e che vengano messe in atto tutte le azioni possibili per prevenire e gestire le tematiche attinenti agli attacchi dei lupi ai greggi. L'assessore Saccardi, in occasione della presentazione della task-force, aveva auspicato che l'organismo potesse mitigare i problemi prodotti dalla convivenza con il Canis lupus «Sia per gli evidenti risvolti di ordine economico e sociale sia per tutelare i territori». Nonostante queste enunciazioni programmatiche, la gestione del lupo da parte della Regione non ha evidenziato progressi.

Il Comitato resistenza pastorale è un'organizzazione composta da un
Il Comitato resistenza pastorale è un'organizzazione composta da un "gruppo di giovani allevatori determinati a portare avanti la battaglia contro la mala gestione del lupo, con lo scopo di preservare le pratiche pastorali tradizionali, proteggere i diritti degli allevatori e delle loro comunità e garantire le sostenibilità ambientali delle aree pastorali" - © Comitato resistenza pastorale

I danni sono anche indiretti

Ambrosino, con un accorato appello, ha chiesto «Il conferimento delle carcasse predate in discariche organiche o inceneritori a carico delle Regione, così come il risarcimento immediato dei danni diretti e indiretti (quelli causati dallo stress post traumatico, ndr) sia agli allevatori riconosciuti con partita iva sia a chi detiene animali da reddito come integrazione al reddito mensile o a livello amatoriale, perché nessuno venga lasciato solo e i posti di lavoro all'interno del sistema agro-silvo-pastorale siano tutelati e salvaguardati».

Hanno successivamente preso la parola Iacopo Nappini e Gaetano Riviello, autori del saggio Lupi & pastori, una storia diversa; il loro lavoro porta testimonianze di resistenza pastorale in tutta Italia ed evidenzia come, con la chiusura di tante aziende, si stia perdendo il fondamentale presidio del territorio. Mauro Ugolini, presidente del Comitato Radici in Appennino, ha ricordato come il pascolo diffuso - ora impossibile per la presenza fuori controllo del predatore - garantiva la pulizia dei terreni e la biodiversità e rivendica il ruolo centrale dell'uomo come equilibratore dell'ambiente. Michele Corti, presidente dell'Associazione Tutela rurale (Ruralpini), ha invocato un approccio realistico, come quello della Svizzera, che preveda per la gestione del lupo tutte le opzioni necessarie a seconda dei comportamenti degli esemplari: informazione, monitoraggio, deterrenza, radiocollaraggio fino all'abbattimento degli esemplari problematici.

Tutte le densità ipotizzate in area appenninica vengono regolarmente superate dalla realtà. Secondo i dati portati alla tavola rotonda, si calcola che in Toscana vi siano almeno 10 lupi per 100 chilometri quadrati, una densità tra le più elevate al mondo
Tutte le densità ipotizzate in area appenninica vengono regolarmente superate dalla realtà. Secondo i dati portati alla tavola rotonda, si calcola che in Toscana vi siano almeno 10 lupi per 100 chilometri quadrati, una densità tra le più elevate al mondo - © Comitato resistenza pastorale

Quanto ai cani da guardiania, è stato sottolineato da più voci come, a causa della loro innata aggressività, la loro presenza limiti la libera fruizione del territorio da parte degli escursionisti e che il costo del loro impiego non è economicamente sostenibile da parte di aziende già impegnate su molti fronti e spesso indebitate.

Tre casi concreti

A concludere l'evento, si sono succedute le testimonianze di tre membri del Comitato Resistenza pastorale: Matteo Contena, vicepresidente, che ha ricordato come il pascolamento sia tutela del territorio, Gianni Pasquale Pala, che ha evidenziato i costi insostenibili della pastorizia di oggi, Gianluca Cocco, che vanta il triste record di 117 pecore morte in un'unica predazione. Cocco, in aperta polemica con le normative vigenti, ha definito i lupi "randagi di Stato" richiedendo l'attivazione delle deroghe previste dalla legge comunitaria perché, a suo modo di vedere, l'unica soluzione al problema è il contenimento. A questo proposito, Pietro Fiocchi - dopo aver messo al corrente dello stato dei lavori in Commissione - ha sottolineato come «L'abbattimento selettivo sia il metodo da adottare per riportare le densità su livelli sostenibili».

La difficoltà a gestire le predazioni sta portando alla chiusura di molte aziende e alla perdita di un fondamentale presidio del territorio. Nel maremmano, negli anni Sessanta erano presenti 124 allevatori, ora sono 12
La difficoltà a gestire le predazioni sta portando alla chiusura di molte aziende e alla perdita di un fondamentale presidio del territorio. Nel maremmano, negli anni Sessanta erano presenti 124 allevatori, ora sono 12 - © Comitato resistenza pastorale

Come abbiamo avuto modo di esprimere in più occasioni, anche il tema della gestione del lupo richiede una visione olistica, basata sulle interrelazioni e le interdipendenze funzionali di tutte le parti coinvolte dalla presenza del lupo sui nostri territori. Quindi anche - e soprattutto - del mondo agro-silvo-pastorale, che paga le conseguenze più concrete dell'assenza di una qualsiasi politica gestionale conseguente al timore del confronto con l'approccio ideologico dominante. Perché anche decidere di non decidere, come è stato detto in altre occasioni, è una forma di gestione; che, purtroppo, ha conseguenze pesantissime sulla biodiversità, sul territorio e le attività economiche delle comunità che vi insistono.

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