di Redazione
Parlamento europeo: sulla caccia partiamo male
In vista della ricostituzione dell'Intergurppo "Caccia" del Parlamento europeo, i presidenti delle ultime cinque legislature hanno attaccato duramente la Face accusandola di aver abbandonato i cacciatori e essersi appiattita sulle posizioni della Commissione
Capita spesso, all'interno della cronaca parlamentare nazionale ed europea, di sentir parlare di "intergruppo". Un intergruppo è un'associazione informale tra parlamentari che decidono, in maniera trasversale e indipendentemente dagli schieramenti di appartenenza, di coordinarsi su specifiche tematiche d'interesse spesso personale. Ne è un esempio all'interno del Parlamento nazionale l'Intergruppo per i diritti degli animali e la tutela dell'ambiente presieduto dall'animalista Michela Vittoria Brambilla.
A livello europeo da diverse legislature è attivo l'Integruppo "Caccia" che raccoglie l'adesione di tutti gli europarlamentari che per interesse politico o passione personale hanno a cuore le sorti dell'attività venatoria. Nella giornata di ieri, Michl Ebner, Véronique Mathieu, Karl-Heinz Florenz, Simone Schmiedtbauer, ovvero gli europarlamentari che hanno presieduto tale intergruppo nelle ultime cinque legislature europee 1999 a oggi, hanno sottoscritto una lettera al vetriolo che attacca duramente la Face. Di fatto si tratta di un attacco trasversale e "istituzionale" senza precedenti.
Secondo i firmatari del documento, ma viene da pensare che la posizione sia condivisa da molti dei parlamentari che hanno formato l'intergurppo in questi anni, il malcontento delle comunità rurali che ha caratterizzato la legislatura europea appena conclusasi è ampiamente condiviso dai cacciatori europei contrariamente a quanto la federazione delle associazioni venatorie europee ha tentato di rappresentare. Il modo in cui sono stati trattati temi fortemente impattanti sull'attività venatoria quali il Green Deal, la Legge europea sul ripristino della natura, il divieto di importazione dei trofei di caccia, dimostra la totale incapacità da parte della Face di condurre una adeguata azione di lobby nell'interesse dei cacciatori.
La Face, questa l'accusa, nell'ultima legislatura si sarebbe incondizionatamente schierata dalla parte della Commissione europea senza difendere gli interessi della comunità dei cacciatori. L'atteggiamento adottato viene definito «atto di sottomissione inspiegabile» e dovuto alla mancanza di una chiara capacità di analizzare gli sviluppi politici, alla mancanza di visione e all'incapacità di essere incisivi. «Molti membri dell'Intergruppo - si legge nella lettera - definiscono la Face come assente, se non del tutto inefficace». A riprova delle critiche mosse e a dimostrazione dell'operato fallimentare della Face, nella lettera si fa presente come durante la risoluzione contro l'importazione di trofei di caccia adottata in seduta plenaria con 455 voti favorevoli, ben il 48% dei 133 membri dell'Intergruppo abbia votato a favore di una norma contro la caccia dimostrando la totale incapacità di informazione e lobbying da parte della Face.
Dopo serie di attacchi ben argomentati gli ex presidenti hanno invitato tutti i deputati recentemente eletti, in vista della ricostituzione dell'intergruppo, a fornire il loro sostegno per far riconoscere la caccia come metodo di gestione della fauna selvatica salvandola dall'insignificanza e garantendole un futuro sostenibile.
Non sappiamo se sia il caso di invocare l'adagio "Mal comune, mezzo gaudio", ma anche a livello europeo pare che il mondo venatorio, nelle sue numerose sfaccettature, non perda occasione di mostrarsi diviso e litigioso.
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