di Redazione
Il Botswana vuole spedire 20mila elefanti in Europa per protesta
Se l'Europa ama gli elefanti a tal punto da interferire con la caccia africana, che si tenga i pachidermi. Questa in sintesi è la posizione che ha spinto lo Stato africano a formulare l'insolita minaccia
Lo abbiamo ribadito in più occasioni. La caccia regolamentata è una risorsa per la fauna e le popolazioni africane. L'assunto di base è semplice. I proventi della vendita delle licenze e l'indotto dei viaggi venatori sono in grado di supportare l'economia locale, finanziare la lotta al bracconaggio e far percepire alle comunità locali la fauna non come un fastidio bensì come una risorsa. Non è un caso se negli Stati dell'Africa dove la caccia è vietata le popolazioni animali godono di uno stato di conservazione decisamente peggiore che in quelli dove invece è regolamenta e sfruttata razionalmente.
Davanti a una simile situazione non c'è quindi da stupirsi che diversi Stati africani non vedano di buon occhio le possibili limitazioni all'importazione dei trofei di caccia. Il Botswana, che da solo ospita un terzo di tutti gli elefanti presenti in africa, ha addirittura minacciato, in caso di approvazione di divieti da parte del governo di Berlino, di spedire 20mila elefanti in Germania. Probabilmente si tratta di una provocazione, ma il paese africano si è detto intenzionato a "invadere" la Germania con i migliaia di elefanti in eccesso con i quali si troverebbe a fare i conti se l'interesse venatorio per questi animali fosse reso difficoltoso dai divieti.
«È molto facile sedersi a Berlino e avere un'opinione sui nostri affari in Botswana - ha dichiarato il presidente Mokgweetsi Masisi. Stiamo pagando il prezzo per preservare questi animali per il mondo. I tedeschi dovrebbero vivere insieme agli animali, nel stesso modo in cui volete che facciamo noi». Nel mese di marzo la stessa minaccia era stata fatta a Londra, ma in quell'occasione gli elefanti erano "solo" 10mila. Non è chiaro come intendano spedire i pachidermi in Europa, ma, nel dubbio, meglio non correre rischi. Consigliamo dunque alla Germania e agli altri Paesi europei di rivedere le proprie posizioni sul bando dei trofei.
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