di Redazione
Le zone umide salve anche grazie ai cacciatori
Si celebra domani la Giornata Mondiale delle Zone Umide e i cacciatori sono tra gli attori principali della loro conservazione
Il 2 febbraio 1971 veniva firmata la Convenzione di Ramsar sulla protezione delle zone umide. Sebbene negli ultimi mesi il dibattito generato dai recenti divieti all'uso del piombo abbia portato a percepire il quadro normativo derivante come una seccatura, non va dimenticata l'importanza che le aree umide rivestono nella tutela della biodiversità e di come il mondo venatorio, da sempre, sia tra gli attori principali della loro conservazione.
A fronte di un prelievo venatorio praticabile pochi mesi l'anno con numerose restrizioni, i cacciatori svolgono un lavoro insostituibile nel mantenimento delle aree umide. Un lavoro scientifico nato come tesi di laurea magistrale del dott. Marco Fasoli, segretario nazionale di Acma, e tuttora in corso con il supporto di Federcaccia, dimostra come, solo nel nostro Paese, i cacciatori gestiscano un minimo di 25.000 ettari di aree umide con importanti risultati in termini di presenze autunno-invernali e di nidificazione per molte specie, tra le quali diverse nemmeno oggetto di prelevo venatorio.
Commentando i dati forniti dallo studio in un comunicato, Federcaccia ha auspicato una presa d'atto del ruolo importante svolto dal mondo venatorio da parte delle autorità italiane e la conseguente attivazione di politiche che favoriscano i cacciatori nella creazione e nella gestione di aree umide la cui presenza va a vantaggio di tutta la collettività.
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