di Redazione
La lepre variabile "trasloca" in quota
Uno studio condotto da Ispra e dall'Università di Torino ha evidenziato uno spostamento dell'areale della lepre variabile ad altitudini maggiori
La lepre variabile (Lepus timidus) cambia quota e sale sempre più in alto. Questo è il concetto evidenziato da uno studio condotto da Ispra e dall'Università di Torino e pubblicato sulla rivista scientifica Biodiversity and Conservation. Secondo lo studio, la specie, che tipicamente abita le medie e alte quote alpine, starebbe accusando l'aumento delle temperature medie degli ultimi anni. La lepre variabile avrebbe quindi messo in atto un meccanismo di compensazione aumentando l'altitudine media alla quale vivere. Questa dinamica potrebbe inoltre essere agevolata dall'espansione dell'areale della lepre comune che, sempre a causa dell'aumento delle temperature, starebbe occupando parte di quello della lepre variabile andando a innescare una competizione tra le due specie.
Lo studio, condotto in collaborazione con il Parco Nazionale del Gran Paradiso dal 2009 al 2021, ha esaminato i cambiamenti nella presenza e nella distribuzione di entrambe le specie in una valle alpina valdostana quantificando per la prima volta i possibili impatti della modifica delle temperature sulle due specie di lepri. I dati raccolti hanno evidenziato come la lepre variabile fosse più comune nei primi anni dello studio e che, con il passare degli anni, la lepre europea sia stata documentata ad altitudini sempre più elevate e in paesaggi atipici per questa specie di pianura.
I dati dello studio hanno documentato come i cambiamenti climatici possano influire sulla distribuzione delle specie in diversi modi. Con l'alzarsi della temperatura le specie tendono a spostarsi a latitudini o altitudini più elevate, alla ricerca di condizioni climatiche simili a quelle ottimali. In questa dinamica le specie alpine come la lepre variabile sono però più a rischio dal momento che la migrazione altitudinale è limitata dall'altezza stessa delle montagne.
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