di Redazione
A caccia a 16 anni? Questo e molto altro nella proposta di legge FdI
Licenza di caccia a 16 anni, abolizione delle giornate di silenzio venatorio e riduzione delle aree protette: sono questi alcuni dei punti contenuti nella proposta di legge che mira a modificare la legge quadro sull'attività venatoria
In queste ore sta facendo discutere, complice la notizia strumentalizzata in termini sensazionalistici dai principali quotidiani nazionali, la proposta di legge di "riforma" della 157/1992. Più che una vera e propria riforma, stiamo parlando di una serie di modifiche che, a detta dell'estensore della proposta, il senatore in quota FdI Bartolomeo Amidei, mirano ad "aggiornare la legislazione vigente per fornire a tutti coloro che intendono favorire una corretta gestione del patrimonio faunistico e degli habitat naturali, più adeguati strumenti nel rispetto delle direttive europee di riferimento".
Tra le modifiche che hanno fatto maggiormente scalpore, figura quella di concedere la licenza di caccia ai maggiori di anni 16 anziché 18. Va detto, a onor del vero, che tale facoltà sarebbe prevista solo con il consenso dei genitori e che il minore sarebbe tenuto a esercitare la caccia solo in presenza di un maggiorenne con almeno tre anni di esperienza. Cosa per nulla assurda se pensiamo che già oggi per l'esercizio del tiro sportivo sono previste apposite deroghe a partire dai 14 anni d'età e che in Europa, per esempio in Germania e Danimarca, paesi spesso presi ad esempio non solo in termini venatori, è possibile ottenere l'abilitazione già a 15 anni e praticare l'attività venatoria a 16.
Sono però altri gli aspetti che, se approvati, modificherebbero sostanzialmente il "modus venandi" nel nostro Paese. La proposta mira a eliminare l'obbligo della scelta di caccia in via esclusiva che impone al cacciatore di scegliere preventivamente quale forma di caccia esercitare in via esclusiva (vagante in zona Alpi, da appostamento fisso, nell'insieme delle altre forme previste nell'attività venatoria programmata). Si propone l'abolizione delle giornate di silenzio venatorio «dal momento che l'Italia - citiamo testualmente - è l'unico Paese in Europa ad adottare questa insensata restrizione». Si progetta in aggiunta che il limite delle tre giornate settimanali resti ma che possa essere integrato con altri due giorni dedicati esclusivamente alla caccia alla migratoria nei mesi di ottobre e novembre. Sarebbe inoltre possibile cacciare fino a un'ora dopo il tramonto in caso di prelievo da appostamento di acquatici e turdidi.
Ma le proposte non finiscono qui. Alcuni articoli si prefiggono di sanare una serie di vulnus che l'applicazione della 157 ha messo in evidenza negli ultimi tre decenni. In primis si intende ribadire che la percentuale massima di territorio preclusa all'attività venatoria non deve superare il 30% (20% in zona Alpi) e si obbligherebbero lo Stato e le Regioni a riperimetrare le aree protette e riportarle alla percentuale prevista dalla legge. Una modifica dirompente ed epocale se pensiamo che negli anni le aree protette si sono moltiplicate a dismisura e che la giurisprudenza ha sempre sancito la prevalenza dell'esigenza di protezione sul rispetto delle percentuali massime di territorio sottraibile alla caccia previste dalla legge quadro sulla attività venatoria. Si metterebbe mano alla normativa anche per autorizzare esplicitamente il trasporto delle armi, purché scariche ed in custodia, lungo le vie di comunicazione all'interno di parchi e aree protette. Fattispecie che ha creato non pochi grattacapi a molti cacciatori negli ultimi anni.
A nostro avviso degne di nota, sono anche la proposta di riportare l'Ispra sotto la vigilanza della Presidenza del Consiglio dei Ministri, mentre l'attuale normativa lo colloca sotto la vigilanza del Ministero dell'ambiente e della sicurezza energetica, l'inserimento del concetto di caccia per periodi e per specie, come avviene in tutta Europa, prevedendo un arco temporale massimo che va dalla prima decade di settembre alla terza decade di febbraio e la previsione dell'assegnazione delle risorse finanziarie derivanti dall'addizionale della tassa di concessione governativa non più alle singole associazioni venatorie riconosciute a livello nazionale ma a un organismo unitario che dimostri di rappresentare almeno l'80 per cento dei cacciatori italiani. Insomma, un bello stimolo all'unità del mondo venatorio.
Occorrerà ora vedere cosa ne sarà della proposta nel tritacarne dell'attività parlamentare. Non sarà di certo la riforma epocale di cui la caccia avrebbe bisogno, ma sicuramente il disegno di legge ha i suoi punti di forza.
AGGIORNAMENTO
h 13,00
Il Ministro Francesco Lollobrigida ha stroncato la proposta di legge presentata dal Senatore Amodei
«Ho chiesto al Senatore Bartolomeo Amidei di ritirare la sua proposta di legge, mai concordata con il Governo - ha dichiarato il ministro dell'Agricoltura, sovranità alimentare e foreste - Senza entrare nel merito dei temi trattati, ritengo evidente sia necessario evitare ogni polemica derivante da proposte individuali che non rientrino in un riordino complessivo e omogeneo in chiave europea dell'attività venatoria». Lollobrigida ha poi continuato affermando: «Le polemiche strumentali e artificiose prodotte da azioni di questa natura ritengo inquinino un dibattito finalizzato a garantire le attività legali esercitate da liberi cittadini, compresa quella in oggetto».
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