di Redazione
La carne di selvaggina selvatica, una risorsa inestimabile
La carne di selvaggina selvatica può rappresentare una risorsa importante che viene spesso sottovalutata. Eppure sono diversi i contesti nei quali, nelle ultime settimane, il tema è stata messo al centro del dibattito
Il mondo venatorio, e non solo con il passare del tempo mostra una crescente sensibilità al tema delle filiere di carne selvatica. A riprova di questa sempre maggiore attenzione, i numerosi contesti nei quali viene messo al centro del dibattito. La recente edizione del Caccia Village con il suo contenitore "Cibo Selvaggio" - per esempio - è stata l'occasione per dare vita a un momento di scambio e di confronto sulla carne di selvaggina selvatica, analizzandone gli impatti dal punto di vista economico, sociale, nutrizionale e della sostenibilità.
Nella stessa settimana del Caccia Village, a Foligno, si è invece tenuto il III Congresso nazionale filiera delle carni di selvaggina selvatica. Dall'esperienza è emerso come una filiera organizzata che produce con regolarità carne selvatica e la commercializza consentirebbe ai territori di attingere a una risorsa rinnovabile importante, in grado di creare un nuovo indotto economico locale. Indotto che assume ancora maggior importanza se pensiamo al fatto che, non di rado, i territori ricchi di selvaggina coincidono con quelli economicamente svantaggiati.
Un indotto trasversale di cui andrebbe a beneficiare non solo il cacciatore, ma che potrebbe allargarsi perfino in un'ottica turistica ed enogastronomica come testimoniato dal professor David Ranucci del dipartimento di Medicina veterinaria dell' Università degli studi di Perugia, insieme a Roberto Viganò ed Eugenio Demartini, che hanno illustrato le risultanze del congresso proprio durante la rassegna "Cibo Selvaggio" di Bastia Umbra.
Ma la carne di selvaggina cacciata può assumere un valore ben al di là delle ricadute economiche. È il caso del progetto benefico e solidale "Hunter against hunger" (Cacciatori contro la fame), promosso dal Safari Club International fin dal 1989. Questo progetto, pioniere sul tema dello spreco di carne di selvaggina, ha reso la cacciagione "solidale" e utile per chi è economicamente fragile e bisognoso di un supporto alimentare. In Italia, questa iniziativa ha preso il via nel 2018, come raccontato da Elena Fileppo che era presente a Caccia Village in rappresentanza dell''Italian Chapter del SCI.
Il progetto ogni anno fornisce migliaia di pasti "buoni" alle mense dei poveri, grazie alle donazioni di carne di selvaggina proveniente dall'attività venatoria di selezione e alla collaborazione con Roberto Aleotti di Sant'Uberto Carni del bosco e Fabio Cancelloni di Cancelloni Food Service. Un'attività importante, quella del Safari Club, che si pone come valore sociale in quel circolo virtuoso che le filiere di selvaggina selvatica possono attivare sui territori.
Oggi, in un mondo dove il consumatore è molto più attento e consapevole e cerca una carne buona, sana, con ottime qualità nutrizionali e con un impatto ambientale ridotto, la carne di selvaggina selvatica pare in grado di soddisfare pienamente questi parametri. Per questo, Andrea Castellani, ideatore e patron della manifestazione di Bastia Umbra, ha affermato di credere fortemente nel valore delle filiere di selvaggina selvatica e si è detto intenzionato a voler proseguire il lavoro di divulgazione su "la buona cacciagione" anche dopo Caccia Village.
Sarà infatti possibile trovare, all'interno del sito web di Caccia Village, un'area dedicata dove reperire contenuti di esperti e ricette facilmente replicabili per dare un'idea più giovane e moderna della cacciagione incentivandone il consumo nel rispetto di una dieta alimentare equilibrata.
Se sei interessato alla caccia sostenibile e alla conservazione dell'ambiente e della fauna selvatica, segui la pagina Facebook e l'account Instagram di Hunting Log, la rivista del cacciatore responsabile.