di Redazione
Peste suina, Lombardia zona infetta
Il riscontro del virus in diverse carcasse di cinghiale ritrovate a ridosso del confine lombardo ha imposto la riperimetrazione della zona infetta che ora coinvolge parte del territorio della Regione che produce più della metà dei suini nazionali
Purtroppo gli addetti ai lavori sapevano, anche alla luce di una gestione non propriamente virtuosa nel territorio ligure-piemontese, che presto o tardi la Lombardia avrebbe dovuto fare i conti con la presenza della peste suina sul territorio regionale.
Ora pare che quel momento sia arrivato. Il ritrovamento di diverse carcasse a ridosso del confine regionale, per quanto formalmente ancora in Piemonte, non lascia molto spazio alla possibilità per la Lombardia di rimanere indenne dalla malattia. Gli ultimi ritrovamenti hanno imposto l'adeguamento della zona infetta che di conseguenza è stata estesa all'interno della Regione. La Commissione europea ha pubblicato oggi il nuovo regolamento che aggiorna la mappa della diffusione della malattia. La logica geografica è quella già nota. Tutti i territori entro i 10 km dai punti dove è stata riscontrata la peste suina entreranno a far parte della zona infetta mentre quelli compresi tra i dieci e i venti saranno dichiarati zona di sorveglianza. Praticamente tutto l'Oltrepo pavese.
Cosa succederà ora? Con buona probabilità il pragmatismo lombardo imporrà un'accelerazione nelle strategie di contrasto alla malattia. Anche perché, a differenza delle Regioni finora coinvolte, la filiera suinicola lombarda cuba centinaia di milioni di euro e la presenza della malattia sul territorio regionale permetterà a Regione Lombardia di prendere direttamente in mano le redini seppur di concerto con le autorità nazionali. La Regione lavora da mesi a un piano "lombardo" in previsione dell'arrivo della Psa e c'è da sperare che tale piano funzioni. In caso contrario, se la malattia dilagasse nella bassa padana, tutto o quasi sarebbe perduto per la filiera suinicola.
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