di Redazione
La fauna va gestita, anche l'alluvione di questi giorni ce lo impone
Secondo uno studio universitario, le tane scavate da animali come tassi, volpi e istrici sono tra le cause del cedimento degli argini fluviali in caso di piena
L'argine artificiale di un fiume in condizioni ordinarie ha una durata di circa un secolo, ma se in quel tratto vivono animali come tassi, istrici o nutrie, la vita di quell'opera essenziale per la sicurezza idraulica cala drasticamente arrivando a una decina di anni al massimo. É quanto afferma uno studio dell'Università di Modena e Reggio pubblicato nel 2021.
Il caso di studio è l'alluvione del Secchia del 2014. Dopo l'evento, nel corso degli accertamenti effettuati, i tecnici hanno menzionato tra le cause che hanno causato il cedimento dell'argine anche «la presenza di tane di animali ad abitudini fossorie scavate sulle arginature pensili dei corsi d'acqua» ovvero le tane di animali quali istrici, tassi, volpi e nutrie. Negli anni successivi è stato attivato un monitoraggio degli argini del fiume Serchia, del Panaro, dello stesso Secchia e di altri corpi idrici. Delle circa 900 criticità riscontrate circa due terzi (600) erano dovute alle gallerie scavate dagli animali.
Certo, le imagini che sono sotto gli occhi di tutti in questi giorni non sono dovute esclusivamente all'attività di tali specie ma, come testimoniato dallo studio, il ruolo degli animali fossori è certamente un elemento da tenere in considerazione quando si parla di importanti infrastrutture idrauliche come gli argini. Che si parli di orsi, lupi, istrici o volpi, appare ormai sempre più evidente la necessità di una non rinviabile gestione maggiormente incisiva della fauna selvatica.
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