di Redazione
La Conferenza Stato Regioni frena sul piano di gestione della fauna
Nella sua ultima seduta, la Conferenza Stato Regioni, chiamata a dare un parere su due importanti provvedimenti per il mondo venatorio, ha deciso di rinviare i punti all'ordine del giorno
Nella sua ultima seduta, giovedì scorso, la Conferenza Stato Regioni avrebbe dovuto, tra le altre cose, discutere due importanti provvedimenti per il mondo venatorio e non solo. Lo schema di decreto proposto dal Ministro Lollobrigida per la ricostituzione del Comitato Tecnico Faunistico-Venatorio Nazionale e, cosa ancora più importante, il Piano straordinario per la gestione e il contenimento della fauna selvatica introdotto con la recente modifica della 157. Tra l'altro, secondo la legge, il Piano, che «costituisce lo strumento programmatico, di coordinamento e di attuazione dell'attività di gestione e contenimento numerico della presenza della fauna selvatica nel territorio nazionale mediante abbattimento e cattura», deve essere approvato entro 120 giorni dall'entrata in vigore della modifica e ormai non manca molto.
«Non è certo con soddisfazione che apprendiamo che la Conferenza Stato Regioni ha rinviato la prevista discussione sullo schema di un decreto proposto dal Ministro Lollobrigida per la ricostituzione del Comitato Tecnico Faunistico-Venatorio Nazionale e sull'intesa per l'adozione del Piano straordinario per la gestione e il contenimento della fauna selvatica» ha commentato il presidente nazionale di Federcaccia Massimo Buconi definendo i due argomenti di grande importanza più per il Paese che per i cacciatori.
Buconi ha poi continuato augurandosi che il rinvio sia dovuto alla volontà di approfondire gli aspetti tecnici delle due questioni e non alla volontà di rinviare la decisione a causa delle pressioni di alcune frange estremiste. Il presidente della più grande associazione venatoria italiana ha poi sollecitato le Regioni ad avviare una rapida discussione e applicazione dello strumento introdotto dell'articolo 19ter anche alla luce di un'emergenza come la Peste Suina Africana, «una vera e propria bomba a orologeria per le potenziali conseguenze economiche e sanitarie».
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