di Redazione
Il nuovo commissario punta (anche) sul contributo del mondo venatorio
Il nuovo commissario per la peste suina africana, in una intervista rilasciata a RaiNews, ha delineato una strategia che prevede maggiori abbattimenti e minori deroghe per le attività outdoor nella zona infetta. Nel farlo ha chiaramente parlato del ruolo che il mondo venatorio può avere nel contrasto della malattia
Tre anni. Questo l'orizzonte temporale che il nuovo commissario per la Psa Vincenzo Caputo ha delineato per debellare la malattia in una recente intervista rilasciata a RaiNews. Caputo ha poi parlato di come sarà necessario puntare sull'incremento degli abbattimenti, soprattuto al di fuori dell'area infetta, e di come in questo il mondo del volontariato della caccia può rappresentare uno straordinario strumento qualora ben coordinato.
«La caccia e i cacciatori - ha affermato Caputo - rappresentano degli stakeholder straordinari da utilizzare in un'ottica di riequilibrio numerico della specie. È intendimento del Commissario- ha proseguito - ricondurlo a un sistema di gestione pubblica che sicuramente utilizzerà i cacciatori ma sarà necessario intraprendere anche altre azioni utili al contenimento della specie. Chiaramente questi ragionamenti esulano dalla gestione in area infetta, la cosiddetta area rossa». Il nuovo commissario però difende alcune delle posizioni del predecessore che più hanno scontentato una parte del mondo venatorio. Resta esclusa la possibilità di ricorrere alla braccata come forma di prelievo e gli abbattimenti dovranno concentrarsi dove la malattia non è ancora arrivata, per creare una sorta di "vuoto sanitario".
Caputo poi ha anche voluto affrontare il tema delle deroghe ai divieti alle attività outdoor concessi dalle regioni Piemonte e Liguria per venire incontro alle proteste dei territori ricompresi nella zona infetta. Il commissario ha sottolineato che la commissione degli esperti ha più volte ribadito che le attività umane devono essere fortemente disciplinate e che di conseguenza sarà opportuna una nuova stretta se si vuole evitare che le attività antropiche non essenziali non vanifichino gli sforzi fatti nell'arginare la malattia.
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