Gli animalisti ci hanno abituato alle proteste più disparate
Gli animalisti ci hanno abituato alle proteste più disparate - © Deutsches Tierschutzbüro
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di Redazione

Animal-follia, gli animalisti non si danno pace

Gli animalisti non si danno pace. Ormai abbiamo imparato a conoscerli, eppure ogni volta non possiamo non rimanere attoniti davanti alle loro sceneggiate. I daini della pineta di Classe e i cinghiali di Villa Pamphilj tornano a scaldare gli animi

Negli scorsi mesi abbiamo ampiamente trattato (qui e qui) delle due popolazioni di daini che infestano il Parco del Delta del Po e che dovrebbero essere oggetto di controllo a causa della loro pericolosità sia in termini di danni alle biocenosi che di viabilità. Ora gli animalisti, non paghi di aver già più volte mostrato il loro disappunto, annunciano con tanto di striscioni di aver raccolto 30mila firme a difesa dei daini. «Quasi dieci anni sono trascorsi - spiegano gli animalisti - dal tempo in cui centinaia di attivisti provenienti da tutta Italia fermarono i fucili pronti a uccidere i daini della pineta di Classe, ma l'amore dei cittadini e la mobilitazione per salvarli cresce ogni giorno». Parole per le quali è superfluo ogni commento.

A Roma invece, durante le operazioni di cattura del branco di cinghiali stabilitosi nel parco di Villa Pamphilj, non solo gli animalisti hanno cercato di intralciare e sabotare il lavoro di rimozione, ma una donna è addirittura riuscita ad afferrare un cucciolo di cinghiale e a caricarlo in macchina per sottrarlo alla cattura per poi provare a fuggire. Seguita e fermata, l'animalista avrebbe letteralmente lanciato il cinghiale all'interno dell'Ambasciata Russa. Il bilancio dell'operazione è di undici cinghiali rimossi e cinque animalisti identificati. Non è dato sapere che fine abbia fatto il cinghiale catapultato in Ambasciata, ma, visto lo spettacolo al quale hanno assistito, non c'e da meravigliarsi che ultimamente a Mosca siano leggermente perplessi nei confronti dell'occidente.

Speriamo non trovi applicazione l'antico adagio "Mala tempora currunt, sed peiora parantur" (corrono brutti tempi ma se ne preparano di peggiori), perché, se così non fosse, non osiamo immaginare cosa potrebbe riservarci in futuro questa "animai-follia".

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